Aggiornato al 27/04/2024

Non sono d’accordo con quello che dici, ma difenderò fino alla morte il tuo diritto a dirlo

Voltaire

Janet Kruskamp (Los Gatos, CA - United States) - Monkey and Pear Tree

 

L’uomo che cadde dal pero - Controstoria grillina (3)

(seguito)

di Tito Giraudo

 

Per non parlare degli altri due

E ora, cari amici, è venuto il momento di capire chi il pero l’ha piantato, potato e concimato, cerchiamo gli indizi.

Il primo indizio ce lo forniscono gli iscritti pentastellati con le preferenze che nel 2015 diedero per l’elezione del Presidente della Repubblica. Vediamole:

  1. Milena Gabanelli: 5 796 (20,3%)
  2. Gino Strada: 4 938 (17,3%)
  3. Stefano Rodotà: 4 677 (16,4%)
  4. Gustavo Zagrebelsky: 4 335 (15,2%)
  5. Ferdinando Imposimato: 2 476 (8,7%)
  6. Emma Bonino: 2 200 (7,7%)
  7. Gian Carlo Caselli: 1 761 (6,2%)
  8. Romano Prodi: 1 394 (4,9%)
  9. Dario Fo: 941 (3,3%)

Salta immediatamente agli occhi che in quell’anno il Movimento è decisamente di sinistra, certo la sinistra scalfariana che ben poco aveva a che fare con gli orfani del comunismo. Tra tutti questi, la meno connotata è la Gabanelli, un’onesta giornalista d’inchiesta certo non di destra ma certamente sulle cose e sui fatti, quindi penso incarnasse la protesta per i mali del Paese, legittima per altro. Su Gino Strada non mi pronuncio perché è blasfemo giudicare la Madonna. Sulla Bonino l’amore non era certo ricambiato. Romano Prodi piaceva perché considerato una vittima del PD e non il boiardo di Stato liquidatore, a prezzo di saldo e agli amici del patrimonio delle partecipazioni Statali.

Il resto appartiene al mondo dei giuristi, a parte Dario Fo che dal soccorso rosso è passato a quello giallo, ma ai comici si perdona tutto. Quindi l’indizio principale sono i giuristi anch’essi tutti di sinistra, alcuni ex militanti del PC, poi Caselli di Magistratura Democratica, comunque tutti fanno parte di quel mondo di giustizialisti e di indignati che il PCI e i derivati hanno prima coccolato e poi in qualche modo abbandonato.

Una volta, quando ancora c’era il PCI erano gli indipendenti di sinistra, poi come tutti gli orfani invece di rivolgersi allo psicanalista, sono diventati i campioni dei proclami e in qualche modo i garanti della tradizione. Emblematica la creazione del Movimento: Libertà e giustizia, cui aderirono magistrati, giuristi, intellettuali d’area e giornalisti, tra i quali Enzo Biagi che, emulo di Montanelli dichiarò guerra al Caimano dalle reti Rai. Grande scandalo quando Berlusconi con l’editto definito “bulgaro” (ma non erano comunisti i bulgari?) se ne liberò. Cosa certo non commendevole ma, cari amici, fate uno sforzo di fantasia, pensate se nel periodo in cui era al Governo, oltre ad essersi liberato dei comici di sinistra avesse imbottito la Rai di comici di destra: vi figurate i proclami dei nostri? Forse il Berlusca non l’ha fatto per mancanza di materia prima, poiché quelli che fanno ridere sono tutti di sinistra…o quasi…. ma è una cattiveria.

Parlo di questo clima perché da questo pero cadde Grillo. Aveva fatto una lunga gavetta tra i comici Rai e, occorre dire, all’inizio era stravagante ma non troppo pubblicizzato, ondeggiando tra le culture verdi, arcobaleno con qualche divagazione nel cristiano sociale. Grillo non fu cacciato dalla Rai dal Berlusca, bensì dalla Rai spaventata dalle reazioni anche legali dei gruppi economici che Grillo prendeva di mira, anche con delle vere e proprie fake, fu la sua fortuna perché gli si aprì una strada prima, e poi l’autostrada della rete. Rete, che prima aveva vilipeso con tutta l’informatica e che, come ci abituerà, è pronto a rimangiarsi.

Dal pero non cadde da solo.

I due frutti maturi non si parlarono immediatamente. Si dice che fu quell’altro campione democratico che è Di Pietro a presentarli e subito fu amore a prima vista. Naturalmente parlo di Casaleggio padre, uno che arrivava dall’Olivetti post Adriano; ciò non tolse che cercò di sfruttare ideologicamente il movimento Comunità, il quale con i cinque stelle sta come il sottoscritto a Benedetto Croce. 

Gian Domenico convinse Grillo che i suoi spettacoli sarebbero alla lunga stati fine a loro stessi e che per tanta gente che poteva trascinare, sarebbero stati nulla in confronto ai messaggi che poteva veicolare in rete, tra l’altro senza censure, e quindi lo convinse ad affiancare agli spettacoli l’apertura di un blog dedicato al nuovo popolo di internet. Dubito i due inizialmente avessero le idee chiare, forse per Casaleggio Grillo era semplicemente un cliente come Di Pietro; il successo del Blog convinse entrambi che valeva la pena fare un passo successivo.

Parlando di contenuti, se volete giudicare politicamente e ideologicamente una persona, occorre leggere ciò che scrive, io ad esempio leggendo l’Ordine Nuovo ho ridimensionato i politici che lo crearono, (soprattutto uno), ma ne parleremo.

Tornando agli orfani del marxismo, sempre pronti a dare dei bottegai ai moderati, furono di bocca buona nei loro confronti, o forse erano troppo impegnati a stigmatizzare le corna fotografiche, oppure i festini scollacciati. Sta di fatto che tanti furono coloro che si abbeverarono sotto quel pero.  Chi pensò di fondare un Movimento, non so se fu Grillo o Casaleggio, o forse entrambi, di sicuro il successo anche economico del blog (le palanche a Grillo sono sempre piaciute), fece intravvedere una prateria dove pascolare.

Grillo e Casaleggio erano ottimi affaristi, ma ideologicamente e politicamente alquanto confusi, il primo un Savonarola urlante e all’occorrenza contraddittorio, il secondo con il mito della rete, accompagnato da altri miti pescati forse da Asimov, volava alto ipotizzando un futuro neanche troppo prossimo. I due comunque si divisero il compitino: Grillo ideò il vaffaday, unendo l’utile al dilettevole: palanche e sempre nuovi adepti pronti ad abbeverarsi a un qualunquismo anti casta che peraltro altri avevano inventato.

Casaleggio costruì la piattaforma Rousseau, veicolando quei concetti che saranno l’emblema dei grillini: democrazia diretta e uno vale uno. Ce n’era da entusiasmare il popolo di facebook, le schiere dei no a qualsiasi cosa fosse progressista, i no vax, i no tav e magari i terrapiattisti. Da un raduno all’altro iniziò la “marcia su Roma” (speriamo che i nostalgici non si offendano per il paragone), il resto lo sapete e potete giudicarlo come volete.

Non resta altro da dire, se non che l’uno vale uno, valse soprattutto nelle scelte dei candidati, sia al parlamento come nelle amministrazioni, bastava qualche centinaio di voti in rete per diventare onorevoli, sindaci, assessori. Si realizzava così una strana dicotomia da governo delle plebi, accompagnata però da una gestione centralizzata dove il guru era sicuramente Casaleggio, lasciando il ruolo dell’illuminato a Grillo. Cose da matti. La morte di Casaleggio ha sicuramente cambiato le cose: a Grillo deve essergli venuto un po’ a noia il giocattolo, di ville ne aveva a sufficienza e quindi poteva lasciare in mano ai meno peggio degli adepti la gestione del Movimento, non prevedendo però il successo elettorale a valanga che ne fece il primo partito con il conseguente incarico di formare un Governo, mal gliene incolse.

Non voglio fare la cronaca dei due Governi, uno con la destra di Salvini, l’altro con il PD, né parlarvi dell’ineffabile Conte, anche lui caduto dal pero: un giorno sapremo quali braccia scrollarono. Sta di fatto che ora l’Italia è felicemente commissariata.

Oggi che i grillini più nessuno se li fila, tranne l’immarcescibile forcaiolo Marco Travaglio e il suo “misfatto quotidiano”, come finiranno non è dato a sapersi, un fatto è certo non esistono più politicamente.

Come invece è finita la strategia dei loro creatori è evidente. Con Berlusconi c’era un quadro politico bipolare, con una destra sicuramente moderata e europeista che aveva garantito l’alternanza. Il tentativo di asfaltarlo (peraltro nemmeno riuscito), ha provocato la nascita di una destra che non voglio chiamare populista ma certo, elettoralista e che probabilmente sostituirà il grillismo, ma difficilmente darà le risposte, non dico che gli italiani si meritano, perché dopo queste scelte elettorali meglio stendere un velo pietoso, tuttavia è il Paese produttivo da sempre inserito nel mondo democratico occidentale a meritare di più, a patto che i cattivi maestri che oggi guardano con sufficienza al Governo Draghi, entrino in analisi perché delle autocritiche pelose ne abbiamo già sentite troppe.

Felice pensionamento…. si spera.

 

Inserito il:30/05/2021 20:15:18
Ultimo aggiornamento:30/05/2021 20:52:54
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