Aggiornato al 27/04/2024

Non sono d’accordo con quello che dici, ma difenderò fino alla morte il tuo diritto a dirlo

Voltaire

E. Budu (Asamankese, Eastern, Ghana) – Police Brutality

 

Giornalista assassinato dallo Stato di Polizia palestinese

di Vincenzo Rampolla

 

Nizar Banat, candidato nella lista Freedom and Dignity, prevista per lo scorso maggio ma cancellata dal presidente Abbas (Abu Mazen), ex attivista di Fatah ben noto ai leader ANP (Autorità Nazionale Palestinese), alle 3.30 del mattino si è visto invadere la casa di Dura a Hebron da 23 poliziotti. Sfondata la porta con un ordigno, dicono i familiari, lo hanno coperto di bastonate, spogliato e portato via. Poco dopo è stato dichiarato morto dall’ospedale Alia, ma il suo corpo là non c’era: ammazzato di botte in una caserma dei servizi segreti, accusa la famiglia. Banat era da tempo nel mirino dall'ANP. Arrestato più volte, aveva denunciato le minacce ricevute negli ultimi tempi. A giugno 60 proiettili avevano tempestato l’esterno della sua casa. Per molti palestinesi è l’ultimo esempio della deriva autoritaria dell’ANP, incapace di una strategia nazionale di liberazione dall’occupazione israeliana e concentrata sul mantenimento del proprio potere.

I leader palestinesi hanno trasformato le aree controllate dall'ANP della Cisgiordania in uno Stato di Polizia in cui gli oppositori politici vengono minacciati, arrestati, torturati e picchiati a morte. Le proteste sono dirette soprattutto all'Amministrazione Biden, i cui rappresentanti hanno recentemente blandito e cercato di accattivarsi il capo Abbas e le sue coorti di Fatah. Il messaggio che i palestinesi stanno inviando all'Amministrazione Biden è molto chiaro: è ora di finirla di dare potere ai nostri leader falsi e corrotti. Per quanto ancora l'Amministrazione Biden e il mondo occidentale continueranno a legittimare e coprire di milioni di dollari i leader politici che violentano e uccidono i propri giornalisti e i cittadini? Che ne ricava l'America a difendere un simile regime?

All'inizio di quest'anno, Abbas ha promulgato un decreto legge sul rafforzamento delle libertà pubbliche in prossimità delle elezioni parlamentari e presidenziali palestinesi, che avrebbero dovuto svolgersi il 22 maggio e il 31 luglio, ma poi ha infranto la sua promessa di tenere le prime elezioni per il parlamento palestinese dal 2006 e le prime elezioni presidenziali dal 2005. L'articolo I della legge prevede: l'instaurazione di un'atmosfera di libertà pubbliche in tutti i territori della Palestina, comprea  la libertà di esercitare l'azione politica e nazionale. L'articolo II prevede il divieto di arresto, detenzione, perseguimento o detenzione di persone per motivi relativi alla libertà di opinione e di appartenenza politica. Da quando la nuova legge è stata emanata il 20 febbraio, Abbas, da poco entrato nel 16⁰ anno del suo quadriennio in carica, ha cancellato le elezioni con il pretesto che Israele non ha risposto alla sua richiesta di consentire che il voto avvenga a Gerusalemme. Israele comunque non ha mai detto che avrebbe vietato lo svolgimento delle elezioni palestinesi nelle aree sotto la sua sovranità in Gerusalemme. Con questa mossa Abbas ha cercato di incolpare Israele per avere vietato ai palestinesi di Gerusalemme est di partecipare al voto. La Commissione elettorale centrale palestinese di Abbas evidentemente non è stata d'accordo. In una dichiarazione, ha affermato che 150.000 elettori a Gerusalemme est potevano votare nei seggi elettorali nelle aree sotto il controllo dall'ANP, alla periferia di Gerusalemme, processo che non richiede il via libera di Israele. Inoltre, 6.300 elettori sarebbero stati autorizzati a votare negli uffici postali israeliani a Gerusalemme est, in conformità con i precedenti accordi firmati tra Israele e i palestinesi. Cifra simbolica, con l’assurda proposta di Abbas di votare di sabato, giorno sacro per gli ebrei e di chiusura delle poste nel Paese. La vera ragione per cui Abbas ha annullato le elezioni è stata la sua paura che la fazione di Fatah, ormai ridotta in briciole, perdesse contro Hamas e altri rivali politici. Abbas ha paura che Hamas vinca di nuovo le elezioni, come ha fatto nel 2006 e ha anche paura perché alti funzionari della sua stessa fazione, tra cui Marwan Barghouti, Nasser al-Qidwa e Mohammed Dahlan, lo sfidano apertamente formando le loro liste elettorali. Nelle ultime settimane, si è anche rimangiata la promessa di rafforzare le libertà pubbliche e vietare la detenzione dei palestinesi per aver espresso le loro opinioni o per la loro appartenenza politica. Con la sua fazione Fatah, Abbas ha infine dimostrato di non essere poi così diverso dagli altri leader totalitari, specialmente quelli del mondo arabo e ha trasformato le aree controllate dall'ANP della Cisgiordania in uno Stato di  Polizia in cui il Governo palestinese mobilita teppisti per aggredire pacifici manifestanti e giornalisti.

Nizar Banat, non è stato l'unico palestinese vittima di una repressione senza precedenti di Abbas sulla libertà di espressione. Dalla decisione di revocare le elezioni, decine di palestinesi sono stati rastrellati dalle forze di sicurezza dall'ANP. La repressione è stata quasi totalmente ignorata dai media in occidente, fino alla morte di Banat. È stato ignorata perché gli autori non erano poliziotti o soldati israeliani. È stata ignorata perché i media non sono riusciti a incastrare Israele perché il Governo palestinese stesse minacciando e torturando i palestinesi.

Se i media stranieri e le Organizzazioni Internazionali per i diritti umani avessero prestato attenzione alle pratiche del Governo palestinese contro il suo popolo, Nizar Banat potrebbe essere ancora vivo. Se avessero tenuto conto degli arresti quotidiani di attivisti politici, i giornalisti palestinesi e i manifestanti che protestavano per la morte di Banat nelle strade di Ramallah non sarebbero stati malmenati.

Il silenzio della Comunità Internazionale e dei media nei confronti delle violazioni dei diritti umani da parte dall'ANP ha spinto i giornalisti palestinesi a rivolgere un appello diretto all’UE affinché dia loro protezione. Diversi giornalisti palestinesi duramente picchiati o minacciati dalle forze di sicurezza palestinesi, negli ultimi giorni hanno rilasciato la seguente dichiarazione di cui si riporta l’inizio: Siamo un gruppo di giornalisti palestinesi. Invitiamo l'Unione Europea e le Istituzioni Internazionali per i diritti umani a fornire le azioni necessarie per proteggerci nel nostro lavoro giornalistico. Per nostra sfortuna, per giorni tutti noi siamo stati sottoposti da parte delle forze di sicurezza palestinesi ad attacchi, restrizioni e divieti a svolgere il nostro lavoro giornalistico quotidiano.

L'attivista palestinese Jihan Awad ha commentato su Twitter: La stampa palestinese è in pericolo: il pericolo di repressione, prevenzione degli attacchi, occultamento e distorsione della verità. Un'altra donna palestinese, Hala Marshood, ha scritto in risposta ai violenti interventi degli agenti e dei teppisti di Fatah contro i manifestanti: La situazione oggi era terrificante. Percosse e aggressioni, alcune delle quali erano vere molestie sessuali e furti di telefoni. Attacchi alle persone che stavano filmando; bastoni, pietre e lattine lanciate contro i manifestanti. Ecco i risultati di un'autorità corrotta che impiega bande di teppisti.

Samer Nazzal è stato uno dei tanti giornalisti palestinesi che hanno strappato le loro tessere per protesta contro la violenza e la brutalità dall'ANP contro di lui e i suoi colleghi. Non ce n'è più bisogno, ha scritto Nazzal in calce alla sua tessera rilasciata dall'ANP.

Nadia Harhash scrittrice palestinese, riferendosi alle mosse dell'Amministrazione Biden per rafforzare l'ANP e riprendere gli aiuti finanziari incondizionati, ha dichiarato: Dall'ultima decisione americana di rafforzare l'ANP in Cisgiordania, la realtà sul campo riflette invece la crescente soppressione delle libertà; sopra di esse c'è la libertà di espressione e accanto ad essa viaggia la corruzione che raggiunge le soglie della nostra stessa libertà. Anche la Comunità Internazionale, con i suoi governi, istituzioni e persone è responsabile di questo omicidio, perché sa molto bene di aver sostenuto negli ultimi anni una corruzione sistematica in continuo aumento e la situazione dei palestinesi si sta deteriorando. Eppure, continuano a sostenere un sistema criminale profondamente corrotto.

(consultazione:  comune-infonet; wikipedia; il manifesto;  khaled abu toameh - jerusalem post e gatestone institute new york) 

 

Inserito il:05/07/2021 22:00:56
Ultimo aggiornamento:05/07/2021 22:06:32
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