E' sempre l'Italia di B.
La devastazione berlusconiana dell'Italia continua a palesarsi e far danni. Non mi riferisco a quella provocata da lui medesimo e dalla sua corte nell'esercizio di ruoli istituzionali ma al virus che si è depositato nella politica e nella società italiane come effetto collaterale del suo agire.
Il virus si manifesta così: non c'è provvedimento in campo politico economico o giuridico, che anche alla lontana lo possa riguardare, della cui proposta o bocciatura si discuta senza che il giudizio sia espresso in considerazione dei benefici o dei danni che potrebbe arrecare a lui stesso o alle sue aziende o alla sua famiglia o al suo partito.
Il mediocre e volgare mondo della politica (che comprende la stampa di settore) è sempre pronto a rispolverare più o meno strumentalmente le solite trite argomentazioni e frasi fatte (ad o contra personam, ad aziendam, inciucio, persecuzione, eccetera). Il tutto fondato sul pregiudizio, solo sul pregiudizio, non certo sull'esame dei fatti e dei contenuti, esercizio che appare al di sopra delle conoscenze specifiche e della dotazione intellettuale degli officianti la stucchevole liturgia.
Nel film "il caimano" Nanni Moretti pronunciò la frase, più o meno, "di che vi preoccupate? Berlusconi ha già vinto". Non si riferiva alla politica e alle elezioni 2006 che si sarebbero tenute poco dopo il lancio del film ma alla berlusconizzazione del Paese, alla penetrazione culturale che comunque la società italiana aveva subìto. O accolto.
Aveva ragione Moretti. Anche se ora Berlusconi va per gli ottanta e il suo peso elettorale e parlamentare non è preponderante come allora, le frasi, le ipotesi, le persone, il mondo, o almeno il nostro misero mondo di ipocriti, ruffiani e non-pensanti, sono sempre divisi in pro o contro Berlusconi. Anche l'affacciarsi in politica di qualcosa che potrebbe segnare un rinnovamento, dal PD renziano a M5S alla Lega ex Nord, subisce all'interno e dall'esterno il filtro delle interpretazioni berluscocentriche.
Questo penoso rivoltarsi negli schemi noti e ipersemplificativi, adottati come metro di giudizio, è la rappresentazione evidente della pochezza della classe politica, in larga maggioranza incapace di accompagnare l'evolversi delle situazioni con quella parallela del pensiero, che rimane statico e preconcetto. Comunque corto.
Certamente questo è anche segno dell'ignoranza in quanto a democrazia e politica della popolazione, ma c'è da domandarsi qualcosa sul rapporto causa/effetto: quanto è vero che la classe politica è la rappresentazione dei cittadini e quanto, invece, la capacità di giudizio di questi ultimi, elettori e astensionisti, è in varia misura compromessa da un personale politico e giornalistico in maggioranza dedito quasi esclusivamente alla propaganda, incapace tanto di una intelligenza del presente intellettualmente onesta quanto di prospettare il futuro auspicabile.