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Tecnologia e controllo sociale: la nuova governance della Cina (2/2)
di Vincenzo Rampolla
Negli ultimi decenni, in particolare dopo il XX Congresso PCC dell’ottobre 2022, il modello di governance della Cina ha subito una reale metamorfosi. Rispetto ai Piani cinesi del passato si tratta di un’evoluzione meditata e silenziosa anche se travolgente, se non antitetica per l’abissale distanza dalle forme occidentali di guida sociale e politica. Il parallelo s’impone. Nucleo di profonde trasformazioni è stata l’amalgama della tecnologia rimestata alla sorveglianza digitale e ai Principi tradizionali cinesi, inseriti e rigorosamente adattati alla gestione dello Stato e della società.
Il Controllo Sociale. Uno degli aspetti più eclatanti di tale fusione è l’uso di tecnologie avanzate per il monitoraggio e la sorveglianza dei cittadini. Il riconoscimento facciale e il cosiddetto sistema di credito sociale divengono strumenti di tortura quotidiani, indispensabili per il Governo. Lo Stato ora può osservare e seguire capillarmente la vita quotidiana dei cittadini, misurandoli uno per uno, in base al loro comportamento. Il sistema genera una reale classifica sociale in cui, chi agisce secondo le norme, viene premiato e chi non le segue o è contrario, viene sanzionato.
In Occidente, tale sistema solleverebbe reazioni per la privacy, l’autonomia personale e il rischio di derive autoritarie. In Cina, ribadisco, l’interpretazione è antitetica. Governa il Principio, lo strumento per promuovere una società ordinata e armoniosa, ispirato a concetti che risalgono ad antiche concezioni filosofiche e religiose, come il Taoismo, ben lontano da bramanesimo, veda e confucianesimo. Il Tao esprime l’inesauribile divenire, in costante moto, forza eterna, essenziale e Principio che scorre perennemente attraverso tutta l'energia che muove la materia dell'Universo. Inteso come Via divina, è la nozione cardine che trasferita nella Gestione pubblica è garanzia dell’ordine e della sicurezza come obiettivo principale dello Stato e favorisce una vita sociale e economica in cui i meriti individuali vengano riconosciuti e premiati. Nella visuale occidentale, lo Stato è peraltro visto come un supervisore garante delle libertà individuali, limitando il suo intervento nella vita dei cittadini.
Pubblico e privato in Cina e in Occidente. Un aspetto centrale della governance cinese è l’efficienza con cui lo Stato è in grado di gestire la società attraverso un controllo esteso, minuzioso e molto articolato. La macchina statale cinese ha raggiunto una perfezione organizzativa che con estrema precisione può sorvegliare l’applicazione delle leggi, sanzionare chi viola le regole e ricompensare i comportamenti virtuosi. Non si tratta di intrusione, ma di prevenzione di disordini e di anarchia, di garante della stabilità sociale.
Nel pensiero cinese tradizionale, l’entità statale è legittimata a perseguire una finalità superiore, coinvolgendo attivamente ogni cittadino nella costruzione di una società ordinata. Chi si oppone al bene comune e alla collaborazione rappresenta un problema. E va risolto. Mirati entrambi a un comune progetto, il divario tra pubblico e privato si liquefa.
La nuova via della seta. Oltre a queste dinamiche interne, la Cina ha rafforzato notevolmente l’influenza geopolitica lanciando iniziative economiche strategiche. Gran parte delle energie del Paese sono concentrate sull’economia, attraverso investimenti esteri e manovre politiche che puntano a consolidare la sua posizione a livello globale. Esempio emblematico è la Nuova Via della Seta (Belt and Road Initiative, BRI), progetto infrastrutturale volto a creare nuovi collegamenti economici tra Asia, Europa e Africa, rafforzando il ruolo di fulcro del commercio internazionale. La BRI è inoltre lo specchio di un’ampia strategia di espansione geopolitica. Attraverso la costruzione di strade, porti, ferrovie, dighe e altre infrastrutture, sta creando una rete di integrazioni economiche tra molti Paesi facendo leva sul costo dell’indebitamento a lungo termine, a fronte di un prestito agevolato per l’infrastruttura: rafforza la sua capacità di influenzare le politiche commerciali e estere dei Paesi attirati nella rete, vincolandoli e covando gli embrioni di una leadership globale.
L’Intelligence Economica. La Politica cinese si avvale di raffinati strumenti di intelligence economica, interpretata come sorveglianza capillare delle dinamiche di mercato e degli investimenti internazionali. Non si limita al classico ambito della sicurezza, ma si estende all’economia e alla diplomazia, con il fine di promuovere l’espansione cinese sui mercati globali. Fa parte del martellante ritmo di applicazione del Principio alla Via della governance. Gli investimenti esteri e le operazioni di spionaggio economico sono strettamente coordinati per ottenere vantaggi strategici in settori chiave, utilizzando ogni metodo e opportunità. Elemento centrale della strategia cinese è l’abilità di allineare la leadership politica con quella economica. Le indicazioni provenienti dai vertici del PCC, in particolare dal Presidente Xi, si traducono in piani quinquennali che delineano obiettivi specifici per il Paese. La loro gestione è supervisionata da organi di intelligence e da istituzioni accademiche che agiscono in sinergia con il Governo. In pratica, ogni decisione politica o economica è parte di un ampio disegno, in cui assolutamente nulla è trascurato o lasciato al caso.
La cultura. La Cina da tempo proietta la sua influenza anche nel settore culturale. Gli accordi internazionali in materia di cultura e istruzione, le collaborazioni tra università cinesi e straniere e i programmi di scambio accademico sono strumenti fondamentali per diffondere l’immagine del Paese all’estero e per costruire relazioni di lungo termine che favoriscano i suoi interessi strategici. In parallelo l’intelligence cinese nel settore culturale promuove iniziative in grado di rafforzare l’immagine della Cina come potenza globale, ampliando a 360° le sue ramificazioni.
La Governance. Si è visto che il modello cinese di governance è caratterizzato da un controllo sociale capillare e da una visione completa del rapporto tra pubblico e privato, inglobati entrambi in una strategia di espansione economica e geopolitica basata su tecnologie avanzate, investimenti internazionali e strumenti di intelligence. Attraverso questa fusione, la Cina mira a consolidare il suo percorso di ascesa nel ruolo di potenza globale, non limitandosi alla ricerca di nuovi mercati o al consolidamento di quelli esistenti. L’intento ideale è una trasformazione completa: ribaltare la centralità del dollaro, valuta di riserva mondiale e il sistema finanziario che gravita attorno a Usa e alleati, il noto Washington Consensus. In breve: ridisegnare il panorama geopolitico attuale e futuro.
La politica estera. La strategia della Cina nelle crisi regionali, come quelle recenti in Ucraina e Gaza, va letta in questa chiave. Pechino sfrutta abilmente ogni evento per consolidare la propria posizione internazionale. Si muove in uno scenario di intelligence game e gioca di riflesso in un contesto di antagonismo rispetto agli Usa, pilotato e riversato sulle crescenti adesioni al BRICS da parte dei Paesi del Sud Globale. Questi Paesi, non possono dunque vedere nella Cina un’opportunità per svincolarsi dall’influenza Usa, alla ricerca di nuovi equilibri e accordi internazionali?
Gli Usa a loro volta adottano un ruolo conservatore, difendendo lo status quo degli equilibri mondiali esistenti. E si insinua la Cina. Si propone diversa, come potenza innovatrice, pronta a ridisegnare l’ordine internazionale in difesa dei suoi interessi. Mascherato da buon osservatore, Xi si presenta in veste di pacifico attore, esperto, convincente, abile a promuovere una nuova forma di equilibrio senza violenza né soluzione militare.
Estesi fino al 2049, anno del centenario RPC, i piani quinquennali manifestano la chiarissima ambizione di Pechino di operare sul lungo termine. Uno dei più agognati piani è l’uguaglianza del reddito pro capite del popolo cinese con quello dei Paesi europei.
Altro punto vitale è l’uso dell’intelligence economica come strumento per sostenere la propria scalata. Questa non si limita a sorvegliare le minacce alla sicurezza nazionale, ma svolge un ruolo più sottile, volto a consolidare il ruolo chiave di potenza mondiale. Nel profondo, il mal celato target di Xi è la creazione di un equilibrio esteso che permetta di raggiungere gli obiettivi a tutti i costi, fondato su una visione strategica che vede ogni crisi regionale o mutamento economico come la Via maestra taoista per rendere granitica la propria influenza. La competizione intelligente del Dragone non poggia forse su un sapiente uso della diplomazia economica e del soft power? Mentre gli Usa mercanteggiano solo alleanze militari, Xi si concentra sulla costruzione di nuove relazioni economiche, per un nuovo ordine globale che voli oltre la logica bipolare della Guerra Fredda.
L’alleanza Cina-Russia, molto pragmatica e poco ideologica, non risponde forse a necessità economiche, geopolitiche, contingenti, senza reciproci scambi conditi da smancerie?
Il parallelo Cina-Usa. Xi manovra poco meno di 1,5 Mld di cinesi in una posizione di forza, di strapotere, in grado di influenzare le dinamiche globali. Da condizione di sottosviluppo, il Paese ha ripercorso la scala del potere internazionale. Ce l’ha fatta. Una strategia ben dosata, talvolta perfida e crudele, che salda tra loro relazioni internazionali, crescita economica e innovazione tecnologica, settori tutti in cui è obbligato a investire massicciamente. Deve assicurarsi il massimo vantaggio competitivo. Obiettivo finale di Xi è consolidare la propria posizione di partner globale, con ogni mezzo a disposizione. Alla fine, il futuro della politica globale sarà sempre più determinato dal confronto Usa-Cina, non limitato al campo economico o militare. I prossimi decenni vedranno una crescente rivalità tra le due superpotenze, in un panorama mondiale geopolitico e tecnologico completamente ridefinito.
(consultazione: redazione di contropiano - novembre 2022 g.battaglia; g.gagliano. ottobre 2024 – il sussidiario.net; osservatorio globalizzazione; goldman sachs )