Aggiornato al 27/04/2024

Non sono d’accordo con quello che dici, ma difenderò fino alla morte il tuo diritto a dirlo

Voltaire

Gladys MacCabe (Randalstown, Irlanda del Nord, 1918 – 2018) – Book Fair

 

Una Fiera Antifascista

 

Una novità assoluta nel panorama fieristico mondiale

di Tito Giraudo

 

Confesso che appresa l’esclusione della casa Editrice legata a Casa Pound che ha pubblicato l’intervista a Salvini al Salone del libro di Torino, ero tentato di scrivere un articolo di getto, poi dopo aver letto articoli e commenti più banalità varie su Fascismo e antifascismo, mi sono deciso a soprassedere per fare un pezzo più articolato.

Il fatto lo commenterò con tre visioni: l’etica commerciale,  l’etica politica attuale e la visione storica.

Per lavoro ho frequentato fiere in Italia e all’estero, sono stato espositore, ho realizzato stand scientifici illustrativi, eventi culturali in fiera con associazioni prestigiose e Università, cose che rivelo solo per far capire che di fiere me ne intendo.

Le Fiere sono strumenti di promozione di prodotti, sono divise per merceologia e vi possono esporre tutti coloro che pagano lo stand (che sempre pagano anticipato) e per questo, un Ente Fiere deve mantenere il contratto stipulato in ogni caso.

Non ho mai assistito alla cacciata di un espositore.

Le fiere librarie, non sono diverse da tutte le altre fiere e non venitemi a dire che all’interno di quella del libro si svolgono eventi culturali, perché ciò avviene per tutte le fiere di settore.

Chi scrive, un anno ha portato alla fiera alberghiera di Genova, il gotha del politecnico di Torino per fare lezione di progettazione alberghiera agli albergatori e ai loro architetti, senza che nessun professore abbia obiettato sulla qualità degli espositori. Cose analoghe sono poi state fatte alle omologhe fiere di Rimini e Milano.

Una Fiera che discrimina, non fa i propri interessi e a maggior ragione, se è finanziata anche da denaro pubblico, nemmeno gli interessi dei cittadini.

E veniamo all’etica politica attuale.

Prima considerazione

Vi chiedo cari futuristi:

Se non fossimo in campagna elettorale e se non si trattasse di Salvini, quei due figuri, Chiamparino e Appendino, si sarebbero mai sognati di fare quello che hanno fatto e di dire quello che hanno detto in televisione, soprattutto sulle moderatissime obiezioni di Sallusti?

Son andati a visitare tutti gli stand del salone? Sono sicuri della correttezza ideologica (la loro) dei libri esposti? E quando espose Freda? Non era fascista e per giunta sospettato terrorista?

Seconda considerazione:

Io, se fossi Salvini o l’editore neofascista, accenderei un cero alla buon’anima di Stalin (lui sì s’intendeva di censura libraria), perché miglior pubblicità al truce e all’aspirante gerarca non avrebbero potuto fare.

Mi auguro che la denuncia all’Ente Fiera non capiti nelle sgrinfie di un giudice schierato e poi voglio vedere chi vince la causa.

Ma come si fa a censurare una casa editrice che si rifà a un partito politico che partecipa regolarmente alle elezioni? L’editore ha detto di esser fascista? Ha solo detto quello che continua a dire il padre di Di Battista a cui nessuno in questi giorni ha chiesto un parere. Perché non chiediamo la decadenza della patria podestà del babbo dell’ideologo dei Maduro, dei Castro e dei gilet gialli, loro sì democratici e antifascisti.

A mio modestissimo parere, è dalla storia che dobbiamo trarre qualche insegnamento sulla strumentalità e l’ignoranza del cosiddetto antifascismo militante e dell’Anpi.

L’Anpi, è a tutti gli effetti l’ultima emanazione in vita delle tante associazioni strumentali messe in piedi dal Pci nell’immediato dopo guerra.

All’Anpi, hanno partecipato solo le sinistre da sempre e, finché erano in vita i partigiani delle brigate Garibaldi e Matteotti, poteva avere un senso, esattamente come i raduni degli alpini o dei bersaglieri: una rimpatriata tra reduci.

I diciottenni che nel 43 sono saliti in montagna, oggi hanno 93 anni e a parte il mio amico Segre che ne ha 101, non credo ne siano in vita molti, il resto è gente che la Resistenza la conosce dalla propaganda del PCI, la stessa cosa dicasi della storia del Fascismo.

E qui veniamo alla mistificazione storica del Fascismo.

Nasce forse dai conservatori, dai capitalisti, dalla Corona come vanno raccontando? No!

Nasce dalla prima scissione del partito Socialista fatta dal Direttore dell’Avanti (per la verità fu cacciato) che tra l’altro era un fiero massimalista.

La causa: l’interventismo.

Sento già gli storici improvvisati dirmi che Mussolini fu pagato dai francesi. Anche Nenni, anche Gramsci, anche Togliatti che nel 14 furono convintamente interventisti?

E nel 19, dopo che Mussolini prese una batosta elettorale, chi lo resuscitò se non i furori ordinovisti del biennio rosso?

Possiamo buttarla sul proverbio: chi è causa del suo mal, pianga se stesso, ma almeno non rompete gli zebedei alle Fiere.

Dopo di che, a parte lo sbandamento per il delitto Matteotti, quei bamba di italiani furono fascisti al 95% e antifascisti solo quando iniziarono a cadere le bombe alleate e antifascisti in massa tre giorni prima della Liberazione.

Anime belle, i nostri padri e i nostri nonni li dobbiamo disconoscere in massa?

Nel dopo guerra, fu il ministro della Giustizia dell’epoca: Togliatti, a proclamare l’indulto e tutti i Partiti chiusero, non uno, ma tutti e due gli occhi sugli apparati dello Stato del cui antifascismo non vi era mai stata traccia.

Il MSI, si richiamava molto di più al fascismo di quegli imbecilli di Casa Pound, anche solo perché imbottito inizialmente di ex gerarchi; eppure i cosiddetti padri della patria si guardarono bene di dichiararlo fuorilegge.

Non lo dicevano, ma sapevano benissimo che in Italia dal 43 al 45 ci fu, non solo una guerra di liberazione dai tedeschi, ma una guerra civile tra italiani.

E ora, gente che ha studiato la storia prima sull’Unità e poi su Repubblica, persevera nel fare le vestali elettorali ad orologeria di un antifascismo di maniera.

Un’ultima considerazione; il PCI del 45, se per caso non fossimo stati sotto l’influenza americana ma russa, sarebbe stato diverso da quello ungherese, polacco, albanese, rumeno, bulgaro e via cantando (magari, bella ciao)?

Se no, perché difendere i carri armati in Ungheria?

Non se ne può più.

Parliamo di cose serie.

 

Inserito il:11/05/2019 23:27:53
Ultimo aggiornamento:11/05/2019 23:39:11
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