Wassily Kandinsky (Mosca, 1866 - Neully s. Seine, 1944) - Composizione 10 (1939)
Il popolo non sta a sinistra
di Franco Morganti
Veltroni nell’intervista al Corriere ha sostenuto che “la sinistra ha perso il rapporto con il popolo. Senza il popolo non esiste la sinistra”. Ma più o meno negli stessi giorni Emmanuel Todd, storico e sociologo della sinistra francese, sosteneva in un’intervista a Libération che “le società hanno adottato una struttura educativa stratificata. In alto una élite di massa (grosso modo un terzo della popolazione, secondo i paesi) si è ripiegata su se stessa: i diplomati delle superiori sono abbastanza numerosi per vivere fra loro. Simmetricamente anche la gente che si ferma al livello delle scuole primarie si è ripiegata su se stessa. Questo processo di frammentazione sociale si è generalizzato al punto da far emergere un conflitto fra élites e popolo… Gli elettori della Brexit, del Fronte Nazionale, o di Trump sono gente dei ceti bassi, che hanno una loro razionalità: anche se gli economisti ripetono che il libero scambio è formidabile, gli elettori pensano il contrario e votano per il protezionismo.”
Emmanuel Todd è uno storico dalla vista lunga. Nel 1976 con “La caduta finale” aveva previsto la caduta dell’impero sovietico 13 anni prima del crollo del muro di Berlino: semplicemente guardando l’ascolto delle TV occidentali da parte dei cittadini dell’Est europeo. Nel 1995 scrisse il pamphlet con cui Chirac vinse le elezioni presidenziali. Che poi deluse il suo mentore.
In Gran Bretagna, continua Todd, c’è stato un piccolo miracolo: la Brexit è stata accettata dalle élites e il Partito Conservatore, con Theresa May, applica il voto popolare. Tolto di mezzo Cameron, è sempre un’élite che prende in carico le decisioni del popolo. Del resto, il populismo è un popolo che non ha più élites. E la May sta dimostrando di saper gestire la Brexit senza inutili strappi con la UE.
In Francia si è al massimo di una rappresentanza zero dei ceti popolari: il dibattito del secondo turno fra Marine Le Pen e Emmanuel Macron ne è stata la perfetta messa in scena. La dissociazione fra le classi sociali è al suo apice. Nella logica della Francia “non sottomessa” di Mélenchon c’è la rivolta. Ma di rivoluzioni in un paese in cui l’età mediana della popolazione è sui 40 anni non ne ho mai viste, dice Todd. I popoli che fanno rivoluzioni hanno 25 anni di età mediana.
Torniamo in Italia, dove l’età mediana supera i 45 anni: non dobbiamo attenderci una rivolta. Però i diplomati delle superiori sono il 37% degli elettori, ma solo il 27,5% della popolazione. L’èlite, nel senso di Todd, è un po’ scarsa. La prima misura che si dovrebbe prendere, se si guarda a un futuro non prossimo, è aumentare la scolarità facendo scuole a tempo pieno, come vorrebbe Severgnini: questo scoraggerebbe gli abbandoni, favorirebbe il lavoro femminile, favorirebbe la natalità, favorirebbe l’occupazione richiedendo più insegnanti, ma soprattutto arricchirebbe le élites e diminuirebbe il numero di quelli che sono attratti dal reddito di cittadinanza e in genere dai sussidi. Quindi non la ricetta di Veltroni. Forse quel popolo inseguito dalla sinistra, in Francia è terreno di caccia di Marine Le Pen, in Italia della Lega. La sinistra dovrebbe quindi inseguire quel 37% e farlo crescere. Una ricetta per un nuovo partito? Forse, anche se pochi lo ammetteranno esplicitamente.