Jiselda Salbu (São Paulo, 1955 - Norway) - Luiz Inacio da Silva
Lula: Una storia vera, senza lieto fine
di Graziano Saibene
Il 24 gennaio si è concluso, con un aggravamento consistente della pena inflittagli al primo grado, il processo di appello dell'ex presidente del Brasile, Luis Ignazio da Silva, che qui e in tutto il mondo è noto col nome di LULA.
La storia di Lula sembra una fiaba, con protagonista un ragazzo povero, nato nella zona più sfortunata di questo grande Paese, ed emigrato per fuggire alla fame e agli stenti a São Paulo, in cerca di fortuna.
Quasi analfabeta, riesce a iscriversi e frequentare un corso per tornitori meccanici in un centro SENAI (formazione professionale gestita dalle associazioni industriali).
Fa l'operaio, e si impegna da subito nelle organizzazioni sindacali di categoria, con tutte le difficoltà di quel periodo (piena dittatura militare) per uno che ovviamente si schiera a sinistra: e arriva lottando fino al vertice della CUT, (Central Unica dos Trabalhadores), il sindacato più grande e rappresentativo, e quindi anche il più poderoso.
Dopo la Costituzione dell'88, e con l'elezione diretta del Presidente della Repubblica, decide di mettersi in lizza anche lui, come leader del Partido dos Trabalhadores, che, insieme ad altri aveva poco prima fondato, e comincia la sua grande lotta contro tutti.
I suoi nemici più forti sono le organizzazioni degli industriali, dei possidenti terrieri, dei banchieri e di gran parte delle chiese evangeliche, ma soprattutto le reti televisive e dei giornali, prima fra tutte la potentissima Rede Globo di Roberto Marinho. Che infatti riesce a fargli perdere ben 3 tentativi, in cui arriva al 2° turno, contro Collor, e 2 volte contro Fernando Henrique Cardoso, prima di lasciarlo finalmente trionfare per ben 2 volte (2002 e 2006) e passare il comando alla sua indicata Dilma Roussef (2010).
Con la prima elezione vinta nel 2002, si corona la grande scalata al potere di un plebeo povero, ma dotato di grande carisma, e di altre doti in dose massiccia: intuizione politica, e capacità di preparare strategie per raggiungere gli obbiettivi, oltre che perseveranza e certamente la convinzione di essere stato chiamato a una grande missione, quella di riscattare dalla eterna povertà gran parte del popolo brasiliano.
Il primo mandato è stato per Lula un grande successo.
Anche perché la situazione del Paese era molto migliorata, per lo meno dal punto di vista dell'equilibrio fiscale, sistemato a dovere dalle riforme promosse dal predecessore F.H.Cardoso. Il quale aveva anche provveduto a incamminare alcuni programmi di aiuto alle classi più povere, che però, abilmente ribattezzati e ritoccati, sono stati a lui sottratti e riappropriati a Lula stesso (Minha casa, minha vida – case popolari e Bolsa Familha, una specie di salario di cittadinanza destinato alle famiglie incapienti, con l'impegno a mandare i figli alla scuola dell'obbligo).
Ma un grande aiuto è arrivato anche dalla congiuntura economica mondiale, con la crescita dei prezzi delle materie prime di cui il Brasile è assai ricco (ferro, alluminio, e altri minerali) oltre che dei prodotti agricoli e dell'allevamento, tutti assai disputati soprattutto dalla Cina.
Anche la scoperta di nuovi immensi giacimenti petroliferi offshore e pré-sal aiuta a migliorare parecchio il rating del Paese. Che riceve sempre maggiori flussi di capitali esteri.
Lula però non si accontenta, guarda lontano. Capisce che per rendere duraturi i suoi programmi di distribuzione di rendita, deve perpetuare il suo potere, e cerca di farlo coinvolgendo sempre più le vere fonti di finanziamento che contano, cioè le grandi aziende parastatali (Petrobras in primis, ma anche le banche statali, dove fa inserire nei posti che contano manager di sua indicazione, o dei partiti che lo appoggiano) e le grandi imprese destinatarie degli appalti per la costruzione delle infrastrutture.
Come ogni grande statista, è macchiavellicamente convinto che “il fine giustifica i mezzi” (anche se non ha certamente mai letto “Il Principe”). Però è abbastanza furbo da non sporcarsi mai direttamente le mani: lo fa fare ai suoi fedeli, da cui poi, al momento dell'apertura delle prime indagini (il famoso “Mensalão”, il primo grande processo al PT reo di aver comprato i voti delle opposizioni per fare approvare i propri decreti legge) dichiara piangendo di essere stato tradito a sua insaputa. E riesce a convincere i suoi elettori e farsi facilmente rieleggere per un secondo mandato.
Durante il quale raccoglie il merito di altri successi del Brasile (assegnazione di campionato del mondo FIFA e Olimpiadi), fonte di miriadi di appalti pubblici, e quindi di finanziamenti più o meno occulti per politici e partiti, con l'ormai collaudatissimo schema della creazione dei cartelli delle imprese, con super-fatturamento mega tangenti di cui noi italiani siamo stati pionieri nel mondo (Mani Pulite).
E’ facile capire che un meccanismo del genere è destinato a crescere a dismisura, soprattutto in un Paese che vuol fare sempre tutto più in grande che nel resto del mondo, anche nell'item “corruzione”. Ma prima o poi si inceppa, finendo per travolgere tutti come in una valanga. E’ difficile farla franca, in un'era in cui è pressocchè impossibile occultare completamente flussi finanziari, spostamenti e comportamenti.
Ma in questa storia ci ha messo lo zampino un errore umano, che è diventato la vera buccia di banana, su cui è scivolato il nostro eroe.
Marisa Leticia, la sua donna, fedele compagna di tante battaglie, gli ha fatto capire che le sarebbe piaciuto, per la loro vecchiaia, un attico in un bel palazzo sulla riva dell'Oceano, nella spiaggia più in di São Paulo, quella di Guarujà. E lui, l'eroe, invece di comprarglielo, se lo è fatto regalare dall'impresa che lo stava costruendo, e che gli doveva grande riconoscenza per tutti gli affari passati, presenti e futuri derivanti dallo schema da lui ideato e implementato. Peggio: ha voluto farlo da furbo, cioè non figurando mai in prima persona, ma usando teste di ferro, confermando così che era cosciente dell'illecito che stava combinando.
E così, un regalo d'amore, è diventato lo stoppino, che ha fatto innescare l'esplosione fatale per il crollo definitivo della sua immagine storica!
Che rimarrà comunque importante, essendo di sicuro Lula l'unico personaggio che sia riuscito, sia pure per un breve periodo e usando metodi molto discutibili, ad attuare una ridistribuzione di rendita, volta a diminuire le grandi disuguaglianze che in Brasile, dal 1500 in poi, non hanno mai cessato di crescere.
Penso che ne morrà per la vergogna e il dispiacere di non esserci riuscito, così come ne è morta Marisa Leticia, conscia delle sue responsabilità.