Aggiornato al 27/04/2024

Non sono d’accordo con quello che dici, ma difenderò fino alla morte il tuo diritto a dirlo

Voltaire

Axel Scheffler (Amburgo, 1957 - ) -Idea for a EU heraldic animal (Drawing Europe Together 2018)

 

Considerazioni un po’ più serie

(seguito)

Stampa e regime (in onore a Bordin)

di Tito Giraudo

 

Non potendo dare notizie e fare commenti sulla campagna elettorale dei Partiti in quanto il livello è, da una parte di becero elettoralismo e dall’altra, di quasi totale impotenza (non mi pare il caso di indicarvi gli schieramenti), vorrei fare delle considerazione di come i media stanno trattando la materia.

Occorre fare una premessa: per stampa e televisioni, la politica è diventata un vero business, addirittura la7 campa di quello. Per i giornali in attesa di una vera rivoluzione digitale è pura sopravvivenza.

Tuttavia, dagli uni e dagli altri, se guardiamo bene, ci sono i segni di un riposizionamento in atto, soprattutto il tentativo di influenzare, non tanto i risultati elettorali quanto i futuri schieramenti che sicuramente andranno a formarsi, anche indipendentemente da quello che succederà dopo il 26 Maggio.

Se partiamo dalla televisione voglio prendere in esame i due format del preserale della 7 e di rete 4 Mediaset.

Lilly Gruber, rispetto alla Palombelli è sicuramente la più politicizzata e devo dire anche la più brava, nonostante sia distante anni luce dal mio pensiero politico. Iniziamo quindi da 8 1/2.

Evidentemente non si sono ancora ripresi dall’aver scoperto che i Grillini veramente di sinistra sono pochi e che la maggioranza rispecchia il livello politico del paese e cioè praticamente zero.

Hanno un contratto con il “Fatto quotidiano” ma al di la di questo, quel furbone di Cairo ha capito che fintanto che era in vita il suo ex mentore di Arcore, l’antiberlusconismo tirava ancora e quindi di fronte all’apertura Piddina di Letta e Renzi, tutto il pubblico di Santoro ed emuli, si sarebbe spostato su una rete che inizialmente era marginale. Trasformandola in una rete tematica, con pochi investimenti l’ha fatta diventare importante. Più o meno la stessa intuizione dei fondatori del “Fatto”, nato nonostante le profonde differenze anche ideologiche dei fondatori.

Travaglio e Padellaro, non sono le facce della stessa medaglia: il secondo è un simpatico vetero comunista, inchiodato, come ancora troppi, nei miti marxisti. Nonostante ciò, secondo me è sostanzialmente democratico e obbiettivo, quando non si tratta di ideologia.

Il primo è inclassificabile ideologicamente, si tiene lontano dal dottrinario e dai temi economici.

Fa parte di quel giornalismo nato con mani pulite, strenuamente impegnato ad abbattere il sistema democratico per instaurare una specie di Stato giacobino, l’unica vera ideologia: il giustizialismo spicciolo, lontano mille miglia dalla vera giustizia.

Travaglio, non è né di sinistra né di destra, è semplicemente una gran “faccia di tolla” che ha ottenuto, prima gloria e denaro con l’antiberlusconismo e dopo con l’antirenzismo.

Secondo me, è uno dei principali responsabili delle fortune grilline e indirettamente anche leghiste, poiché la delegittimazione morale e giudiziaria di Berlusconi ha sicuramente favorito la rinascita della Lega.

Travaglio, è un caso patologico, per me è una cattiva persona che se dovesse davvero avere una fortuna politica diventerebbe un tremendo caudillo, né di destra né di sinistra, né fascista né comunista, il peggio dei due.

Bene, a parte i condizionamenti dal contratto “Cairo-Fatto quotidiano”, appare chiara la nuova propensione della sinistra-caviar, di cui Lilly è l’espressione televisiva.

Se dobbiamo fare due paragoni di politici, il suo mondo è rinchiuso tra due figure emblematiche: l’ex Sindaco di Milano Pisapia e l’ineffabile Cuperlo, l’uno un ex rifondarolo sostanzialmente della scuola milanese dei Moratti e dei Crespi di sinistra, l’altro un gentiluomo comunista, colto tollerante, distinto, persino belloccio.

Due che se gli dessero in mano un Partito lo dissolverebbero, non come neve al sole ma come neve in fonderia (che non hanno mai visto e che non vedranno mai, naturalmente).

Costoro e Lilly, sono chiaramente impegnati nel recuperare i Grillini alla sinistra ma non necessariamente al PD, se non si emenda completamente dal renzismo, insomma un partito bertinottiano in salsa vendoliana che si tenga lontano dal potere e dai Governi ma che consenta la continuazione di quello sport che era il preferito di Gianni Agnelli (dopo la Juve) il sinistrismo intellettuale totalmente disgiunto dagli interessi personali, sempre ben tutelati.

Durante mani pulite, l’Avvocato si fece scudo di Romiti che ha rischiato pure la galera, perché Agnelli, al contrario di Berlusconi, poteva non sapere.

Dopo la sua morte si è scoperto che aveva, non un tesoretto ma un tesorone all’estero, senza che alcuno abbia proposto di farlo decadere, post mortem, da Senatore a vita, come Berlusconi da Cavaliere del lavoro.

Badate bene, ho conosciuto Agnelli quando facevo il sindacalista; era persona squisita, simpatica e le cose che ho detto sopra non mi scandalizzano per nulla come non mi sono scandalizzato per l’imprenditore Berlusconi. Ma tant’è: due pesi e due misure.

Berlusconi non piace a costoro perché viene dal Popolo?

Chi mi sta deludendo è la moglie di Rutelli. Nella sua trasmissione mi sembra la casalinga di Voghera, anche se ogni tanto ricorda di essere stata giornalista parlamentare di Repubblica (terribile peccato originale).

Nonostante che gli ospiti rispettino molto più il pluralismo politico di quelli della Gruber, tenta di non essere una semplice conduttrice facendo sfoggio di idee sue, proprio da casalinga perché quando parla di reddito di cittadinanza e di quota cento non sa di che parla e vede le cose esattamente come i politici: a un centimetro dal naso. Per il resto, domina il casino tra gli ospiti: ragionamenti zero quasi su tutti i temi.

Per Mediaset la politicizzazione di rete 4, secondo me sta diventando un flop e mi convince sempre più che Berlusconi come editore è un pessimo politico e mi chiedo perché non si è tenuto il Mentana regalandolo a Cairo? Faceva fine e non impegnava, un po’ come l’altro sinistro di Mediaset: Costanzo ma forse lui è ancora lì grazie alla signora che, se facesse politica……

C’è un progetto politico dietro la comunicazione Berlusconiana?

Secondo me: il vuoto assoluto.

Più che dalla televisione, la confusione si evidenzia con il “Giornale”.

Personalmente non ho mai visto una cosa simile: il Direttore Sallusti ha una linea politica in completa contraddizione da quella della redazione. Sallusti, parla ai moderati dai suoi editoriali e anche quando è in televisione, il giornale per ragioni di bacino d’utenza è appiattito sul becerismo leghista.

La lega conta in questo momento su tre giornali: appunto il Giornale, Libero e La verità, non in grado di influenzare molto l’opinione ma se aggiungiamo la Rai……

Caro Cav, un giornale per i tuoi elettori liberal moderati?

Questa, cari amici futuristi è solo una pillola dietro la quale però se sappiamo guardare con attenzione, forse si nasconde un pezzo di futuro politico.

 

(Continua)

 

Inserito il:08/05/2019 12:45:54
Ultimo aggiornamento:08/05/2019 18:04:44
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