Aggiornato al 27/04/2024

Non sono d’accordo con quello che dici, ma difenderò fino alla morte il tuo diritto a dirlo

Voltaire

Isidora Ficovic (Belgrado, Serbia, 1977 - ) - Inside of the public bus

 

Gli aspetti formali delle istituzioni

di Gianni Di Quattro

 

Le istituzioni di uno Stato, a tutti i livelli e soprattutto nei suoi vertici, esercitano la loro funzione dentro le regole fissate dalla Costituzione e dal diritto positivo, ma anche seguendo le regole della prassi. La prassi comprende gli aspetti formali delle manifestazioni di queste istituzioni, il modo di comunicare, di presenziare, di interagire, di partecipare, di intervenire. Naturalmente non esistono regole scritte per i comportamenti privati dei titolari delle istituzioni, ma tuttavia anche questi si rifanno ad una prassi consolidata negli anni e che serve per dare significato, prestigio, ruolo al comportamento istituzionale dello Stato e dei suoi principali protagonisti, eletti dal popolo in un regime democratico come nel nostro paese o nominati secondo le regole giuridiche o costituzionali in vigore.

Tutto questo significa che i protagonisti che vengono eletti o nominati alle cariche dello Stato, a cominciare da quelle di più alto livello, per il periodo in cui sono chiamati ad esercitare queste alte funzioni devono attenersi alle regole e alla prassi. Questo si aspetta la gente, il popolo come alcuni amano dire, e questo ci si aspetta da questi protagonisti in modo da non disperdere il prestigio delle istituzioni, anche formale, cosa che non sarebbe utile alle relazioni della comunità tutta con lo Stato ed alle interpretazioni delle funzioni più rappresentative dello stesso Stato.

Può capitare, e negli ultimi tempi ciò succede con una certa frequenza, che alcuni di questi alti rappresentanti dello Stato assumano atteggiamenti e comportamenti sfacciatamente contrari alle regole e alla prassi per sottolineare la loro diversità e per fare capire che fanno parte del popolo e che non sono al di là di irraggiungibili barricate, che sono uno di tutti e che tutti stiano dunque tranquilli.

Protagonisti che si spostano in bicicletta invece che con le auto di servizio compromettendo non solo la loro sicurezza ma anche quella di cittadini ignari, altri che si spostano in autobus pubblici come un qualsiasi cittadino mentre non sono un qualsiasi cittadino, interviste rilasciate a giornali e giornalisti di parte senza tener conto della necessità del mantenimento di un equilibrio istituzionale propria della funzione che stanno interpretando, dichiarazioni più tipiche di un leader politico che di un alto funzionario dello Stato come giudizi su risultati elettorali o del lavoro di Commissioni parlamentari passate o presenti.

Tutto ciò è populismo allo stato puro, il massimo della sua espressione, rappresenta, in altri termini, un modo volgare e primitivo di interpretare lo Stato e il suo modo di essere e di relazionarsi con tutti i cittadini, un modo in definitiva per minare la sua sacralità, cosa che può avere nel tempo ripercussioni morali e civili inimmaginabili soprattutto quando un paese non gode di un elevato livello di cultura e di equilibrio civile per un percorso tormentato e che non sembra ancora del tutto finito.

La valutazione dunque di questi personaggi chiamati spesso per motivi di appartenenza politica che per meriti dimostrati nei loro curriculum professionali e morali, non può non tenere conto del loro comportamento anche formale oltre a quello sostanziale che peraltro è supportato da staff di collaboratori e consulenti che dovrebbero garantire in linea di massima la legittimità dei loro atti e l’esercizio legale delle loro funzioni. Insomma è da questi comportamenti formali che può pervenire il giudizio più appropriato sulla persona e sulla sua capacità di esercitare una funzione pubblica, specie se di alto livello.

Una considerazione finale a margine di questa nota sembra necessaria. Quando in un determinato paese che si definisce democratico, si moltiplicano comportamenti che possiamo definire anomali, rispetto alle regole e alla prassi, vuol dire che si è in una fase molto pericolosa per le istituzioni, vuol dire che la stessa democrazia è in sofferenza anche grave, vuol dire che la intermediazione che la costituzione affida ai partiti politici, che sono quindi soggetti istituzionali sottoposti a regole e comportamenti anche essi, è venuta meno. In definitiva vuol dire che si cancellano i principi del passato per un avventuroso presente e futuro annunciato prepotentemente dalla cancellazione delle regole della educazione istituzionale.

 

Inserito il:12/04/2018 16:13:26
Ultimo aggiornamento:12/04/2018 16:19:06
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