Aggiornato al 21/11/2024

Non sono d’accordo con quello che dici, ma difenderò fino alla morte il tuo diritto a dirlo

Voltaire

Jennifer Owens (Irlanda, 1982 - ) - Discussion Developed (2008)

 

Laissez faire democratico

di Ruggero Cerizza

 

La politica, a mio avviso, dovrebbe essere “comunicazione” in campagna elettorale, ed “execution”, cioè realizzazione, nel corso della legislatura.

L’attuale stadio di evoluzione del nostro sistema democratico non è più in grado di indirizzare il popolo, la comunità, la gente o come vogliamo chiamare l’elettorato, verso un “sentire comune” sulle dinamiche sociali ed economiche, e quindi restiamo in “campagna elettorale permanente”, senza poterci mai dedicare con la dovuta concentrazione e determinazione alla realizzazione operativa.

In Italia, la fine “naturale” della legislatura è quasi un’utopia perché già dal giorno dopo le elezioni, parte subito la campagna per far cadere il nuovo governo da parte della fazione soccombente che considera i vincitori un vulnus democratico, nel migliore dei casi, una pericolosa deriva dittatoriale nel peggiore.

Da questo punto di vista a mio avviso i sondaggi periodici sono molto più dannosi che non le chiacchiere sui social media. Mi domando, perché chiedere quotidianamente alle persone quale partito sceglierebbero se si votasse oggi piuttosto che fare un sondaggio per sapere se sono d’accordo o meno con una specifica manovra o azione?

A che o a chi serve sapere oggi cosa voterebbero gli Italiani, se tanto le elezioni si terranno tra cinque anni? A meno che lo scopo primario dell’opposizione sia quello di far cadere il governo, magari con un poco leale sgambetto, e di indire nuove elezioni, perché spera che con la “ SUA” comunicazione sarà in grado di far cambiare idea all’elettore ancora prima di aver avuto modo di apprezzarne o meno i risultati.

Lo spirito essenziale della democrazia dovrebbe essere che il vincitore delle elezioni abbia l’onere e l’onore di governare nel superiore interesse di tutti, al termine del suo mandato gli elettori faranno il consuntivo della sua azione e decideranno se rinnovargli o meno la fiducia.

Questo approccio, tra l’altro, sposterebbe l’azione di governo dal breve, almeno al medio termine; la prospettiva di breve periodo è il principale limite dei governi caduchi, che quindi non sono in grado di dare alla propria azione, la necessaria dinamica temporale tipica dei processi economico-sociali.

Tutta questa digressione, per giungere alla seguente mia personale conclusione: gli italiani che hanno voluto esprimere il loro voto (gli altri non hanno voce in capitolo) hanno dato la loro preferenza a due nuovi movimenti, diversi dai partiti storici, e, sull’onda di questa manifesta reazione alla gestione precedente, i due movimenti, che si sono affrontati anche aspramente in campagna elettorale, hanno formato una maggioranza parlamentare. Maggioranza che, per sua natura, deve necessariamente muoversi sulla base di un accordo, sintesi possibile delle due diverse posizioni.

Contrastare questo governo, anche screditando duramente Salvini, Di Maio ed i loro elettori, può anche essere azione meritoria, ma un po’ di sano pragmatismo non farebbe male, e quindi : qual è lo scopo, quale il risultato atteso:

  • fare cadere il governo e tentare una coalizione 5Stelle+PD+LEU+partitini sinistri? Non è forse una strada già tentata e senza uscita?
  • fare cadere il governo e tentare una soluzione FI+Lega+FdI+partitini destri+qualche fuoriuscito raccogliticcio dei 5Stelle? Non è forse una strada già risultata senza uscita?
  • far cadere il governo ed andare a nuove elezioni?

Non sono un esperto dei numeri e dei regolamenti parlamentari ma non mi pare che esistano altre alternative, e quindi qual è il male minore?

A mio avviso, l’alternativa più razionale, e a mio avviso unica possibile, è lasciarli lavorare, magari non attaccando le persone bensì commentando e criticando, ove necessario, la loro azione, attendere i risultati nel più naturale spirito democratico e poi premiarli o penalizzarli nella prossima tornata elettorale.

E se la loro azione dovesse generare effetti negativi, gli elettori, toccati sul vivo, svilupperanno maggiore consapevolezza dell’enorme importanza di scegliere con attenzione a chi delegano la direzione del loro Stato, magari non fermandosi agli slogan elettorali (nei comizi elettorali in piazza o sui social media).

*****

 

Per restare in tema ripropongo le risposte ai “fatti” esposti da Peppino Perrotta nel suo commento del 20 dicembre al mio articolo “Argomentum ad hominem” qui linkato.

“Punto primo, non considero la televisione, Internet ed i social media una rivoluzione bensì un mero strumento tecnologico più veloce, a più ampia diffusione immediata e forse, all’apparenza, un po’ esoterico. Fino a pochi anni fa scrivevamo pamphlet e comunicati, ciclostilavamo volantini, megafonavamo nei comizi, discutevamo in riunioni ed assemblee, tappezzavamo i muri di manifesti, strillavamo beceri slogan per le strade, discorrevamo di politica al bar o nei salotti, peroravamo tesi improponibili su giornali di partito e non mi pare che il contenuto di false notizie e di false verità fosse inferiore a quello “che circola oggi nella rete”. Vero è che oggi questi stessi contenuti arrivano più rapidamente ed ad una platea più vasta, tuttavia, poiché l’accesso ai nuovi strumenti informatici è libero ed aperto, tutti possono servirsene, quindi…..vinca il migliore.

Punto secondo, il fatto che l'elettorato in Italia sia diviso fra una minoranza che si documenta con i giornali e guardando i talk show, e una maggioranza che in televisione guarda quelli che cucinano e riceve informazioni politiche solo dai social media non è affatto una conseguenza della rivoluzione informatica, bensì riflette la composizione naturale delle società. Tra l’altro non credo che chi legge il giornale o guarda i talk show in maniera acritica o per sentire quello che gli fa piacere sia realmente più informato di chi si affida solo ai social media.

Punto terzo, Salvini si sta dimostrando una persona capace, non so ancora se eccezionale (quel che conta sono i risultati), lascio il giudizio sulla sua moralità ai puritani e sul suo buon gusto a Donna Letizia. Se dimostrerà, anche nella sua attività di governo, la stessa capacità dimostrata nella trasformazione della Lega, allora ben venga sulla scena pubblica un soggetto eccezionale dopo decenni di figure mediocri.

Punto quarto, io non frequento i social, ma credo che tutti i principali uomini politici abbiano una propria pagina, se tre milioni e mezzo di followers seguono quella di Salvini e non quella di, giusto per fare degli esempi, Renzi o Boldrini, il problema è di quest’ultimi, a meno che non crediamo che essere un follower sia un obbligo forzoso come si dice avvenisse per le adunate oceaniche. Se poi i suoi followers sono profili falsificati, vorrà dire che al prossimo voto si svelerà il suo bluff e ci resterà scornato.

Punto quinto, su questo punto, sinceramente, ho poco da dire. Che l’obbiettivo dichiarato di qualsiasi uomo impegnato in politica sia quello di assumere il comando, è una verità credo inconfutabile. Che poi Salvini lo voglia fare con la forza è tutto da dimostrare, per ora lo strumento adottato è quello di porre in essere azioni, mediate in Parlamento, che gli portano consenso, in piena applicazione del sistema democratico.

Punto sesto, che ci sia poca opposizione a Salvini, davvero, mi pare un’affermazione apodittica. Quello che osservo è che, allo stato attuale, contro di lui sono schierati tutti coloro che si rifanno alla sinistra, parte di quelli che si rifanno alla destra, il Papa e tutto l’armamentario clericale, giornali e riviste inclusi, tutta la sovrastruttura UE, la quasi totalità degli “autorevoli” media tradizionali, televisione e carta stampata, italiana ed estera, tutto il mondo del cosiddetto “terzo settore” nonché i rappresentanti delle grandi aziende.

Punto settimo, credo che portare avanti argomenti critici sull’attuale aggregazione europea sia un’opera assolutamente meritoria da qualsiasi parte provenga, infatti, il “pensiero unico politicante corretto” (sic!) ha permesso, ad alcuni stati, membri convinti della Unione Europea, di attaccare militarmente, senza alcun confronto e senza una decisione collegiale “europea”, due nazioni membri dell’ONU, Libia e Siria, che non rappresentavano la benché minima minaccia, né verbale né materiale, per le popolazioni europee e men che meno statunitensi, per poi ritirarsi lasciando le due nazioni in macerie. Cos’è più pericoloso il sovranismo di Salvini o il mondialismo strabico dei vari Obama, Clinton, Sarkozy, Merkel, Cameron e dei loro sodali italiani?

 

In conclusione, non trovo, nei sette punti da te indicati, concreti segnali di pericolose e preoccupanti derive del nostro sistema democratico, anzi, vedo, finalmente una reale “alternanza” dopo decenni di “uniformità” di approccio.

Sei stato molto abile ad indirizzare il nostro cavalleresco duello ancora sul “giocatore” e non sulla “palla” e credo, con queste mie note, di aver onorato la contesa dialettica, tuttavia trovo poco produttivo discorrere di Salvini e Di Maio, senza aver prima indirizzato la nostra attenzione ai fatti e comportamenti precedenti che hanno indotto così larga parte dell’elettorato italiano a votarli. Salvini e Di Maio sono l’effetto e non la causa delle cose che ti preoccupano e che ti fanno temere per il futuro della nostra Nazione.”

 

Inserito il:28/12/2018 14:17:04
Ultimo aggiornamento:28/12/2018 14:24:23
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