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Parallelismi divergenti
di Graziano Saibene
Scrollate di dosso le fatiche del viaggio, e dell'adattamento (alle temperature tropicali e al nuovo fuso orario), mi sono guardato attorno, in questa mia seconda patria senza distrarmi dalle preoccupazioni lasciate nella prima.
E subito mi è venuto in mente un titolo per questa cronaca, ispirato dalle ineguagliabili convergenze parallele di democristiana intramontabile memoria!
Ambedue i governi attuali stanno attraversando un periodo di discreta turbolenza, con alcune analogie e parallelismi contrapposti.
L'economia “reale” (per me, che ho studiato altre cose), è quella che si evidenzia nella vita reale della gente che si incontra per strada.
Qui in Brasile sta ora dando significativi segnali positivi, mentre, di contro, le discussioni e i commenti che partono dalle zone alte (amministratori della cosa pubblica e gruppi di potere con le loro pressioni), segnalano peggioramenti e pericoli per la futura stabilità economica del Paese. Il governo qui è di sinistra, non controlla la maggioranza al Congresso; nel Paese esiste un significativo appoggio a gruppi di destra (più o meno estrema).
Ho lasciato l'Italia in novembre con sensazioni esattamente opposte: segnali negativi, nell'economia che chiamo “reale”, con gli amministratori della cosa pubblica (questa volta orientati decisamente a destra) che giornalmente si impegnano a negarli. E quindi non provano neppure a migliorarli con interventi legislativi efficaci. E la popolazione che comincia a “mugugnare”.
Il tutto complicato ulteriormente dalle sempre più accentuate scosse sismiche che si verificano all'interno della attuale maggioranza.
Intanto, per ciò che riguarda i rapporti tra Europa e Sudamerica, c'è stato il “colpo di mano” di Frau Ursula, che ha proposto la chiusura – dopo 15 anni di discussioni - del soffertissimo accordo tra Mercosul e UE, ignorando che la Francia non ci sta, e nemmeno la nostra Coldiretti. Ma anche quaggiù Millei non la pensa proprio come Lula, che è l'unico che ne trarrebbe innegabili vantaggi per il suo Brasile.
Il mio parere sull'argomento non conta nulla, ma lo esprimo lo stesso, visto che sono qui: il Brasile coltiva, alleva e produce tantissimo, senza rispettare le “nostre” regole, e quindi riesce a farlo a prezzi assai competitivi. Fino ad ora ha potuto contare su ottimi acquirenti (soprattutto la Cina, che infatti ricambia invadendolo con le sue merci). Ma il futuro non appare così roseo, soprattutto dipenderà dai capricci (tariffe) di Trump.
Qui si conta molto sulla chiusura di quell'accordo. Che a mio parere è tuttora in alto mare.
Quanto al resto, vedo che la situazione, per ciò che riguarda l'effettivo controllo del territorio, continua a peggiorare, almeno per i comuni cittadini, e migliorare, invece, per coloro che sono invischiati nel grande business della produzione e distribuzione degli stupefacenti: continuo a pensare che la colpa (o il merito, a seconda del punto di vista), è soprattutto dei compratori (consumatori) che non smettono di aumentare, almeno nei paesi “ricchi” (e anche negli altri).
PS.: mentre scrivo, stanno succedendo cose importanti nel mondo. Forse dovremo rivedere i nostri piani che riguardano il nostro futuro in Brasile, vista l'età. Eravamo decisi a incominciare a “sbaraccare” - come avevo accennato nel corso del nostro ultimo incontro Zoom.
Non siamo però più così sicuri di liberarci definitivamente di questo “rifugio” significativamente lontano dai capricci demenziali di chi vuole vincere a tutti i costi le guerre personali scatenate dentro o vicino alla nostra povera Europa. I cui cittadini pare si stiano dimenticando gli orrori che ci hanno perseguitato fino a 80 anni fa, quando eravamo ancora quasi tutti convinti sovranisti.
Mah...........