George Schill (Contemporaneo - Pittsburgh, PA - USA) – Crossroads
Resto convintamente per il SI
di Tito Giraudo
Siamo agli sgoccioli della campagna referendaria e gli esiti sono quanto mai incerti, Indipendentemente però da come andranno le cose, vorrei tentare alcune considerazioni.
Non sono un addetto ai lavori, non ho alcuna tessera, non ho mai votato per il PD. Alle primarie votai Renzi in alternativa a Bersani e fui tra i perdenti insieme al toscano.
Non mi sentirei quindi in imbarazzo, se quelli nel NO mi avessero convinto a cambiare idea.
Riconosco comunque di avere due prevenzioni: la sinistra democratica e il grillismo che mi portano a volte non nel merito, a schierarmi dall’altra parte. Perché?
La cosiddetta sinistra democratica (uso il termine cosiddetta poiché la sinistra non dovrebbe essere conservatrice), è un animale strano, bicefalo, perché è composta da due settori: quella movimentista, fatta da intellettuali con l’erre moscia, magistrati politicizzati, giornalisti d’assalto, oggi, orfani di quelli di Repubblica e di tutto il conformismo dei giornaloni che, finalmente, dopo aver sostenuto e in parte creato il “mostro Grillo”, adesso lo temono e…ne hanno ben d’onde. Accogliamo con piacere il ritorno al buon senso e la fine della generazione giornalistica dei sessantottini.
Gli altri, i moralisti a tempo pieno, talmente a tempo pieno da rasentare il conflitto d’interesse, sono capitanati dal Fatto Quotidiano e dal suo Direttore Travaglio (con damigella Scanzi), i quali, un po’ come Grillo, fanno le stars come se fossero davvero degli intellettuali democratici e non il copia e incolla delle Procure. Le quali Procure (non tutte naturalmente), non sono più quelle che il mio amico Mattia Feltri (di fb naturalmente) descrive così bene in “93”. Quelli, erano ideologicizzati: sessantottini iscritti d’ufficio a giurisprudenza dal PCI e, sempre d’ufficio, per concorso entrati nei ranghi.
Possiamo pensare ciò che vogliamo di costoro ma, tra questi e certa magistratura emersa nell’ultimo ventennio e passata in politica, esiste la stessa differenza che storicamente c’è tra Robespierre e Masaniello. Oggi, tra i paladini del NO registriamo: gli Ingroia, i De Magistris, gli Emiliano. Questi, sono la punta di un iceberg (quello che affondò il Titanic), il cui obbiettivo, spero non la conquista del potere, è la difesa a riccio delle prerogative e degli interessi corporativi.
Poche parole sulla sinistra Dem.
Forse Renzi poteva evitare la diaspora, Bersani è stato un buon ministro e D’Alema, all’estero, una certa figura la fa fare, gli altri sono nulla e nel nulla torneranno. E’ evidente che costoro ce l’hanno con Renzi e non con le riforme, soprattutto, hanno capito che Renzi è fermamente intenzionato a cambiare il DNA della sinistra e quindi la collocazione nel gerontocomio, è simbolica, ma necessaria.
Venendo a Renzi, l’ho più volte criticato per i suoi provvedimenti di tipo elettoralistico, ma sul Referendum si sta dimostrando uno statista. Vero che all’inizio la faceva facile e quindi vedeva nel Referendum un modo per legittimare (ma non ne aveva bisogno perché c’erano state le Europee) la sua investitura a Premier. Tuttavia, man mano che sono aumentate le difficoltà del SI, invece di defilarsi, ha tirato fuori le unghie rischiando in prima persona e quindi sta cercando un’utile via d’uscita nel caso vincesse il No ma, forse, anche se vincesse il SI. Cercherò di spiegarmi.
E’ ovvio che gli Italiani che voteranno per il NO, a stragrande maggioranza lo faranno per seguire le simpatie politiche, il qualunquismo protestatario italico e, soprattutto, la recessione che non recede. Questa non credo sia da imputarsi al Governo ma, se Renzi non facesse il bullo trionfalista su qualche zero virgola, mi sarebbe più simpatico. Chiunque assuma di questi tempi incarichi di governo, dovrebbe parlare agli italioti solo di lacrime e sangue. Se Renzi lo farà potrà diventare uno statista a tempo pieno.
Perché Renzi sulla riforma costituzionale è uno statista? Semplicemente perché se questa passa permette, non a Renzi, ma alla Democrazia italiana regole più moderne che vadano nella direzione della governabilità. Tutto qui, con tutti il limiti e i difetti….
L’ammucchiata del NO, fino ad ora, non ha espresso tesi che mi abbiano fatto cambiare idea. Quella poi dell’attentato alla Democrazia, sarebbe bene che tutti i Partiti del NO tranne Grillo, facessero un esame di coscienza.
Il primo è Berlusconi, lo stesso che nel 95, più o meno, sosteneva le attuali tesi del Sì. Poi ha fatto una riforma (bocciata sempre dagli italioti) che non si discostava poi molto dall’attuale, poi è stato il principale ispiratore di questa quando credeva che Napolitano e Renzi (che qualche cosa avevano certamente promesso), potessero fermare la sua liquidazione per via giudiziaria.
Al mio amico (l’ho votato anche convinto) Cavaliere, faccio l’invito di ripensarci, perché la compagnia in cui si è cacciato è quella dei suoi peggiori nemici. Sarebbe bello che finisse da statista.
In fondo lo è stato: il bipolarismo, gli accordi con Gheddafi e Putin, oltre a non temere gli sberleffi del marito di Carlà lo consegneranno alla storia, nonostante le delusioni liberali che ci ha dato.
Parliamo della partita del dopo referendum. Ormai è chiaro: il fronte del NO sta tirando la volata a Beppe Grillo facendo dimenticare non tanto la Raggi o le firme false, quanto l’insipienza dei suoi “non programmi”, delle sue “non riforme” e anche dei “non Statuti a cinque Stelle”.
Che vinca il Si o il NO, ormai è chiaro che l’unico avversario credibile a Grillo è Renzi.
Il quale Renzi ha tutto da guadagnare a giocare la partita con lui, a breve.
C’è il rischio che vinca Grillo? Certo che c’è, ma è meglio che gli italiani si sveglino e lo provino quando ancora i problemi da risolvere sono tanti e non dopo l’ulteriore logoramento della Democrazia rappresentativa. A quel punto il disastro sarebbe totale.
Auguri a tutti e buon 4 Dicembre!