Jonathan Chapman (Winchester, Hampshire, United Kingdom) - Rio de Janeiro
Nostalgia canaglia
di Graziano Saibene
Quando sono arrivato in Brasile (1979) c'era ancora la dittatura, anche se si capiva che i militari stavano studiando il modo di togliersi di torno, ritenendo di aver ormai svolto la loro missione, che era quella di non lasciar cadere il loro Paese nelle mani dei “comunisti”.
Il Generale-Presidente (Dittatore ad interim) era João Batista Figuereido, di cui si diceva che amasse assai più il suo cavallo, che i suoi “sudditi”.
Ora, Figuereido apparirebbe come uno statista educato, se paragonato a Bolsonaro. Per non parlare di Castello Branco, che pur avendo qualche difficoltà espressiva, sembrerebbe un erudito di fronte a lui, o di Ernesto Geisel, che, ai tempi dell'accademia, lo ha definito “cattivo soldato”.
L'esercito rispettava la meritocrazia, la preparazione individuale, la carriera, anche se ciò non garantiva necessariamente un “buon governo”.
Per lo meno, nella dittatura, i figli dei generali-presidenti non si mettevano in politica, e non avevano alcun potere.
A quei tempi si torturava e uccideva, oggi si ammazzano reputazioni e si disseminano false notizie con eserciti di robot.
La paranoia comunista è come ai tempi della guerra fredda.
Nessun ministro dell'educazione è stato peggiore e più ignorante di questo Abraham Weintraub.
Nessun generale-presidente ha condecorato gente della “milizia” o ha tentato di nominare ambasciatore a Washington un figlio privo di una pur minima qualificazione.
Il taglio dei finanziamenti pubblici per spettacoli o film, allegando come motivo la difesa della famiglia, è assai più radicale che allora.
Forse il “tipo” è impazzito. Al punto di rispondere seccato al giornalista che gli stava facendo notare il numero sempre più impressionante dei Brasiliani morti per la pandemia: “E allora? Non è colpa mia! Caso mai dei Cinesi. Mi chiamo Messia, ma non faccio miracoli!”
Oppure la tattica bolsonarista sembra quella di rendere la vita in Brasile così insopportabile da innescare un po' di nostalgia dei tempi della dittatura, (magari senza di lui, come forse hanno in mente i generali dentro e fuori al suo governo, che, per ora, lo lasciano fare, anche se lo tengono a bada con persino troppa discrezione)
No, non è possibile avere nostalgia della dittatura!
Eppure, anche i suoi peggiori governi sono apparsi migliori di quello di Bolsonaro in efficienza e compostura. L'esercito lo ha capito. L'uomo è fuori controllo. Fa dichiarazioni senza alcun senso, e non spiega perchè vuole assolutamente mettere un amico di famiglia come capo della polizia federale a Rio de Janeiro, anche se la Corte Suprema è subito intervenuta e lo ha costretto, almeno per il momento, a soprassedere.
La sua insistenza aveva determinato la rinuncia di Sergio Moro, l'eroe del “Mani Pulite” di quaggiù, il cui incarico al ministero della giustizia e della sicurezza pubblica aveva portato grande lustro al suo governo.
Le pesantissime accuse profferite dal ministro, al momento di giustificare le sue dimissioni, stanno sconvolgendo ancora oggi, a una settimana di distanza, l'equilibrio dei tre poteri della Repubblica.
Sta diventando sempre più evidente che Jair Bolsonaro ritiene gli scheletri, che ci sono nell'armadio del figlio Flavio, assai più gravi dei suoi, e che qualunque sacrificio valga la pena pur di salvarlo.
E se non dovesse riuscirci?
Non è facile immaginare cosa potrebbe succedere se, dopo un giusto processo legale, la Corte Suprema decidesse all'unanimità di condannarlo, e quindi di arrestarlo: gli indizi raccolti finora dalla polizia federale di Rio pare siano molto consistenti, e i capi d'accusa gravissimi.
Gli scenari che si potrebbero allora aprire sono pessimi, anche se, per ora, quasi inimmaginabili.
Meno, comunque, di quanto non fosse stata a suo tempo, quando era stata annunciata, la candidatura del “capitano”.
Il povero Brasile, in cui la pandemia sta aggravandosi ogni giorno di più, a furia di soffrire, sta impazzendo.
Anzi, sembra ormai completamente folle.