Aggiornato al 21/11/2024

Non sono d’accordo con quello che dici, ma difenderò fino alla morte il tuo diritto a dirlo

Voltaire

Giuseppe Vasi (Corleone, 1710 - Roma, 1782) - Giardini Colonna sul colle del Quirinale

 

I Giochi per il Colle

Guardiamo al passato: Antonio Giolitti e Sandro Pertini

di Tito Giraudo

 

In questi mesi si parlerà molto del futuro inquilino del Colle, al punto che si interviene pure sulle vicende passate legate alle passate Presidenze. Un mio vecchio amico, con cui ho dibattuto su Fb, ha pubblicato un post elogiando la lungimiranza di Berlinguer quando si oppose alla candidatura craxiana di Antonio Giolitti, in alternativa proponendo Sandro Pertini che poi sarà eletto. Non avrei interloquito se non avessi scorto il solito tono moralistico di sinistra, per di più indicando quale eroe il segretario comunista per aver fatto saltare una candidatura riprovevole a vantaggio di una ritenuta etica e naturalmente…. di sinistra.

Dal momento che sul social è difficile sviluppare un discorso serio, ho promesso al mio amico che ne avrei scritto.

La prima obiezione che ho svolto a caldo su Fb è stata quella che ogni partito ha il diritto di esprimere il proprio candidato e nel caso, Berlinguer, poteva opporre un suo candidato di Partito quindi, non mi sembrava corretto interferire, almeno pubblicamente come fece. Anche se parliamo di fatti risalenti agli anni settanta del secolo scorso, mi sembra significativo parlarne, in quanto mi pare doveroso spezzare una lancia a favore di Antonio Giolitti contrapposto al per me sopravvalutato Sandro Pertini.

Li ho conosciuti entrambi, Giolitti piuttosto bene per aver militato nella sua corrente, Pertini per aver cenato a tu per tu, una sera che andai a prenderlo al treno per portarlo ad un festival dell’Avanti che avevo organizzato. Vediamo di inquadrare i due personaggi per capire se l’elezione di Giolitti sarebbe stata scandalosa.

Non mi dilungo sul Sandrino nazionale, è stato sicuramente un Presidente onesto, certamente però anche un Presidente che si costruì un’immagine al di là dei propri meriti, indugiando spesso in quella demagogia che piace tanto agli italiani, oltre, a mio avviso, forse nel ripagare il debito di riconoscenza col PCI, spesso a danno del suo Partito e di Craxi che certamente non amava. Politicamente Pertini, quando fu eletto Presidente, nel Partito era marginale al punto che noi giovani lo consideravamo a torto ma anche con un po’ di ragione, una cariatide. Con me, quella sera a tavola fu amichevole, saputo che provenivo dalla Olivetti mi raccontò di quando, complice Adriano Olivetti, fecero fuggire dall’Italia Filippo Turati. Delle doti politiche del primo Pertini non vi è molto da dire, salvo che eroicamente nel ventennio sopportò stoicamente, carcere e confino.

In seguito fu uno dei capi del CLN, si distinse per decisione e non certo per misericordia, nel dopoguerra fu amico-nemico di Pietro Nenni, Autonomista quando Nenni sciaguratamente era Frontista per poi cavalcare posizioni unitarie, prima e durante l’esperienza di Centro Sinistra per arrivare all’innamoramento con Berlinguer, ma su ciò dovette dividere quel sentimento con molti altri. Certo non fece da Presidente sfigurare il PSI ma spesso mise in difficoltà il suo Partito.

Ho conosciuto più approfonditamente Giolitti per essere stato il nostro capo corrente quando decise di rompere il sodalizio con Riccardo Lombardi. Nipote di Giovanni Giolitti (dopo Cavour il più grande statista italiano), fu negli ultimi anni del Regime da subito antifascista invece di indossare la camicia nera come fecero tanti futuri comunisti.

I suoi dell’epoca amici furono: Ludovico Geymonat e, attraverso di lui, Cesare Pavese, Norberto Bobbio, Augusto Del Noce e Giulio Einaudi. Tornato a Roma frequentò il gruppo di Giustizia e Libertà che faceva capo a Guido Calogero. Nell’estate del 1941, tramite Paolo Bufalini che teneva per il Partito comunista d'Italia (PCd'I) i rapporti con i liberalsocialisti, entrò in contatto col gruppo romano dei giovani comunisti, tra cui Antonello Trombadori, Antonio Amendola, Mario Alicata, Pietro Ingrao. Dunque, nulla poteva obbiettare Berlinguer di quel passato, tantomeno del suo valore intellettuale, dal momento che Togliatti lo nominò responsabile di quel mondo intellettuale cui il PCI tenne molto.

I veri motivi dell’avversione comunista verso Giolitti, sono da ricercarsi soprattutto nella sua dissidenza sui fatti di Ungheria che lo porterà fuori dal partito e anche, va detto, che ben prima Giolitti criticò le “omissioni” che Togliatti ordinò nei confronti della pubblicazione dei “Diari dal carcere” di Antonio Gramsci da parte della casa editrice Einaudi, dove Giolitti fu uno dei principali collaboratori.

In seguito entrò nel PSI partecipando in prima persona a quell’unica esperienza d’impostazione socialista che fu il primo Centro Sinistra.

Ministro del Bilancio nel primo Governo Moro sarà sodale con Lombardi su posizione intransigenti rispetto alle riforme di struttura, in seguito si staccherà dalle posizioni troppo “giacobine” dei Lombardiani per creare una sua corrente cui a livello nazionale lo affiancò Eugenio Scalfari e a Torino, tra tanti altri: Sergio Borgogno, Giusi La Ganga, Giorgio Cardetti e il sottoscritto.

L’ascesa di Bettino Craxi alla segreteria, cambiò la strategia governativa spostandola dalle grandi riforme socialiste alla conquista del potere ispirandosi a François Mitterand, politica che non trovò l’adesione di Giolitti, tuttavia conquisterà praticamente tutti i giovani rampanti di ogni corrente, compresi i Lombardiani.

Non posso dire se la proposta craxiana di mandarlo al colle fu dettata solo dalla stima che tutti nel Partito avevamo per lui, non escludo Craxi potesse considerarlo un concorrente, tanto che poi lo manderà a Bruxelles.

Giolitti sarà sempre più critico rispetto alla politica del PSI tanto che lascerà il Partito per essere poi eletto Senatore da indipendente nelle file del suo Partito di origine: il PCI.

Non ho certo la pretesa di aver fatto la biografia dei due personaggi, ho solo voluto sottolineare l’errore del mio amico che considera una grande operazione di Berlinguer l’aver stoppato la candidatura di Giolitti. Se dobbiamo dirla tutta, in quell’occasione il ruolo di Berlinguer fu marginale perché a stoppare la candidatura fu Ugo La Malfa che considerava Giolitti troppo di sinistra. In ogni caso Berlinguer, come tutti i Comunisti che si rispettano, non aveva perdonato l’abiura, con il risultato che a un intellettuale della sinistra democratica e progressista antepose un vecchio politico, magari carico di gloria ma politicamente e culturalmente non paragonabile ad Antonio Giolitti. Questo naturalmente è il mio pensiero.

 

Inserito il:03/11/2021 18:17:58
Ultimo aggiornamento:03/11/2021 18:37:03
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