Terrorismo.
I recenti fatti criminosi avvenuti sulla ferrovia alta velocità Milano – Roma riaprono il discorso sulla origine di questi attentati. E sono incominciati i distinguo, tra sabotaggio e attentato, per non parlare di terrorismo, dopo la sentenza di Torino.
La definizione di WIKIPEDIA di terrorismo è la seguente:
Il terrorismo è una forma di lotta politica che consiste in una successione di azioni criminali violente, premeditate ed atte a suscitare clamore come attentati, omicidi, prostituzioni, stragi, sequestri, sabotaggi, ai danni di enti quali istituzioni statali e/o pubbliche, governi, esponenti politici o pubblici, gruppi politici, etnici o religiosi.
Gli attributi che mi pare caratterizzino questa definizione sono l’azione criminale, la premeditazione, atti a suscitare clamore, ai danni di istituzioni pubbliche.
I quattro attentati/sabotaggi effettuati nell’ultimo mese ai danni della linea ferroviaria alta velocità hanno proprio quelle caratteristiche.
E sorge spontanea una domanda: se venisse fuori che a compiere questi attentati fosse stata la Jihad non si parlerebbe di terrorismo? O di attentato premeditato di stampo terroristico a beni e servizi dello stato (che non mi pare molto diverso)?
Forse che la qualifica di terrorismo, a parità di caratteristiche, è dipendente da chi compie l’atto criminoso?
Certo è bene non riandare agli atti criminosi degli anni ‘70, di natura diversa, ma non per questo si può cancellare natura e scopi di questi atti.
E la recente scoperta di una organizzazione di terrorismo nero che pianificava attentati praticamente contro tutti e tutto? Anche questa volta non si può classificare la natura di questi propositi palesi e oggettivi, oltre che altamente inquietanti?
E viene in mente anche un’altra cosa: sarebbe utile al paese, alla convivenza civile, al rispetto per lo Stato e per le sue funzioni non fiancheggiare e sostenere il movimento NO TAV, i movimenti anarchici, l’azione dei gruppi antagonisti, senza distinguo, come purtroppo fatto da molte organizzazioni politiche e non, prendendo definitivamente la dovuta distanza dagli atti violenti che le accompagnano, e non solo a parole. Gli stessi atti che contraddistinguono purtroppo le proteste verso alcune decisioni che possono non piacere, ma che non giustificano attentati di alcun tipo. Tanto poi, quando la polizia reagisce, magari in forma scomposta, è sempre colpa solo sua.
Si apre un discorso complesso e difficile, ma che prima o poi dovrà essere fatto senza infingimenti di democrazia diffusa e di iniziativa popolare, lecite se dentro i confini di una convivenza che deve essere garantita per legge e senza eccezioni.