Democrazia ultimo atto?
di Bruno Lamborghini
E’ uscito da Einaudi il libro “Democrazia ultimo atto” di Carlo Galli in cui si cerca di analizzare il possibile futuro dei sistemi politici a base democratica, tenuto conto della tendenza in atto nei paesi dell’area occidentale alla crescita di governi a base conservatrice con declino dei progressisti ed anche ad un regresso dei fattori di base della democrazia, l’indipendenza dei tre poteri, governo, parlamento, giustizia e la tutela dei diritti civili e di libertà.
Contemporaneamente è uscito da Mondadori il libro “L’erosione” della giornalista Tonia Mastrobuoni che parla dell’erosione della democrazia in due paesi europei, la Polonia e l’Ungheria, guidati da partiti conservatori che di fatto tendono a governare influendo su parlamento e giudici sino ad attuare, come fa Orban, una “democrazia illiberale”. Il processo in atto rischia di estendersi ad altri paesi europei in conseguenza del crescere dei fattori di paura ed incertezza determinati dal Covid e dalla guerra, oltre che dalle continue crisi economiche.
L’Enciclopedia Treccani definisce la Democrazia “Una forma di governo che si basa sulla sovranità popolare e garantisce per ogni cittadino la partecipazione in piena uguaglianza all’esercizio del potere pubblico”. Con questo riferimento si può cercare di valutare quanto sta avvenendo, partendo anche da una breve analisi storica.
Il termine democrazia nasce in Grecia e unisce le due parole Demos (popolo) e Cratia (potere) con il significato di Potere del popolo. Nell’Atene di Pericle si discuteva di democrazia, assieme a monarchia, aristocrazia, oligarchia, cercando di trovare la giusta forma di governo e ci si rendeva anche conto che il Potere del popolo poteva portare a ingovernabilità, per cui doveva essere eletto un decisore (il tiranno), mentre Platone in Politeia sembrava preferire un governo di filosofi. I Romani introducono il concetto di Repubblica (Res publica, la cosa pubblica cioè di tutti) che Cicerone traduce in Res populi, ma in realtà la guida di Roma è in mano alle famiglie importanti, alle élite, in gran parte a base militare.
Successivamente, da Costantino all’anno Mille e Medioevo il potere passa a monarchi, imperatori, ricchi feudatari, militari, e soprattutto alla Chiesa, a fronte del popolo che è solo plebe senza poteri, e quindi non si parla di democrazia. Bisogna attendere a fine ‘700 e primi ‘800 la rivoluzione americana e quella francese per risentire parlare di popolo (in America anche di democrazia), ma in Francia la rivoluzione del popolo si trasforma rapidamente nell’impero di Napoleone. In Inghilterra nell’800 si attuano forme avanzate di democrazia parlamentare, pur in presenza di monarchia e di elezioni riservate alla nobiltà con esclusione delle donne.
Forme di parlamentarismo si diffondono in Europa ed in Italia nell’800 e attorno al cambio di secolo sino allo scoppio della prima guerra mondiale. La grave crisi postbellica apre a cambiamenti drammatici in Russia con i Soviet in cui il potere del popolo nato dalla rivoluzione si traduce in un pesante regime autocratico, mentre in Germania nasce il Nazismo ed in Italia il Fascismo.
Solo dopo la seconda guerra mondale si promuovono in Europa Costituzioni democratiche e governi a base parlamentare, mentre in USA è sempre in atto la Carta Costituzionale che recita “per il popolo e con il popolo”. Dagli anni ‘60 sino agli anni ‘90 in Europa operano governi democratici a base parlamentare con il voto universale di tutti i cittadini, incluse le donne in passato escluse. In quegli anni si realizza contemporaneamente una straordinaria crescita economica che porta anche a migliori uguaglianze sociali. Sembra potersi ricavare da quei quattro secoli che vi sia correlazione tra crescita economica con minori diseguaglianze sociali e forme di governo democratico parlamentare. Al contrario profonde crisi economico sociali tendono a favorire politiche populistiche e conservatrici con democrazia formale e minore partecipazione alle elezioni con tendenza anche a eleggere l’uomo solo al comando”.
In Gran Bretagna il governo conservatore della Thachter nasce in reazione alla grave crisi mineraria e l’Amministrazione Reagan in USA viene eletta negli anni ’80 nella grande crisi creata dall’inflazione petrolifera, così come avviene per l’elezione di Trump. In questi casi si cerca di eleggere l’“uomo o la donna forte” al comando, andando oltre il dibattito parlamentare, la forma più vitale della democrazia rappresentativa.
Negli anni 2000 cambia il mondo, dall’attacco alle due torri a New York, alla crisi della finanza globale del 2008-11, agli shock imprevisti della pandemia, della guerra russa in Ucraina, del conflitto USA-Cina, assieme al contenimento dei processi di globalizzazione dei mercati che aveva arricchito gli anni ‘90. Crescono i nazionalismi e sovranismi e si diffonde l’“ognuno per sé” e “America great again” di Trump con posizioni isolazionistiche e freno agli scambi ed ai flussi migratori. Vengono meno, o assumono carattere solo apparente, le forme istituzionali di democrazia partecipata e aperta ad un allargamento delle relazioni tra paesi e comunità, così come possono entrare in crisi i processi di integrazione federativa nell’Unione Europea. Si rischia di assumere comportamenti di “stato di guerra”, che si erano dimenticati in Europa dopo le due guerre e durante la lunga “pace” degli anni 60-90.
Quindi la domanda che pone Carlo Galli, se la democrazia è all’ultimo atto e non ci sia speranza di rinascita, apre un dibattito in cui non appare facile dare una chiara risposta sia in Europa che in USA. Se, come si è detto, vi è un legame reciproco tra democrazia e crescita economica, le prospettive in atto di possibile recessione o stagnazione, sembrano confermare condizioni meno favorevoli per forme di governo pienamente democratiche.
Nella maggior parte dei paesi europei si deve affrontare un pesante declino demografico in peggioramento strutturale con invecchiamento della popolazione e carenza di forze giovani con effetti negativi sulla crescita, sui bilanci pubblici e sulla capacità di innovazione. In Italia molti commentatori parlano di “paese a somma zero” per cui si spera qualche beneficio se si potranno realizzare riforme e investimenti finanziati dal PNRR. In America permane il rischio di un secondo mandato di Trump con conseguenze imprevedibili.
Dal punto di vista geopolitico mondiale, l’Occidente, cuore della democrazia, appare destinato a svolgere un ruolo non più primario di fronte non solo alla Cina, ma a tutto un nuovo mondo in crescita, dall’India al futuro di un’Africa di tre o più miliardi di abitanti e ai paesi del Global South; paesi e continenti che attuano oggi e in futuro forme di governo diverse, spesso solo formalmente democratiche e definibili con difficoltà. Quindi, se da un lato la frontiera della democrazia occidentale appare indebolirsi, i nuovi attori (l’85% della popolazione mondiale) andranno alla ricerca di nuove forme istituzionali e di governo e forse auspicabilmente anche alla scoperta di nuove forme e nuovi valori della democrazia. Occorre considerare che i giovani di tutti i paesi del mondo hanno una visione “globale” e aperta che li unisce e consente loro di superare visioni “vecchie” ed inventare il nuovo.
Qualcuno si è posto la domanda se l’Intelligenza Artificiale (A.I.) potrà influire sulle decisioni politiche. La risposta appare complessa anche perché conosciamo dell’A.I. solo quanto si sta sperimentando ora. Ma sulla base attuale dell’A.I. generativa sappiamo che i suoi sofisticati algoritmi matematici e statistici si basano su trilioni di dati raccolti e quindi i risultati che essa produce sono basati finora sulla grande elaborazione e sulla straordinaria sintesi di informazioni di ieri, anche se importanti, ma con scarsa capacità innovativa. Potrebbe teoricamente conseguirne che l’A.I. generativa appare favorire forse più politiche conservatrici che progressiste-innovative o purtroppo anche divenire utile strumento di controllo dei cittadini da parte di governi autocratici, come di fatto sta già avvenendo. Ma le possibilità Imprevedibili delle future evoluzioni di A.I. lasciano aperte tutte le strade e quindi anche nuove modalità di scambio libero di idee e azioni tra tutte le persone senza confini, creando nuovi spazi per una auspicabile democrazia universale.