George Schill (Contemporaneo - Pittsburgh, PA - USA) – Crossroads
Non voglio essere complice
di Tito Giraudo
Nel mio ultimo articolo avevo annunciato la mia probabile astensione di recarmi alle urne, dal momento che in Piemonte non si vota per le regionali e sul referendum sono tali e tante le incoerenze da parte del fronte del SI e del NO per cui non volevo rendermi complice.
Non avrei più scritto, perché in fondo che io vada o non vada a votare, non deve importare ad alcuno. Sennonché sul magazine “Nel Futuro”, di cui mi onoro di essere una delle firme ho letto un lungo articolo dell’amico Alberto Tedoldi che definisce come: “note esplicative”.
Ho iniziato la lettura rallegrandomi che finalmente qualcuno, allontanandosi dal tifo becero, mi spiegasse perché tecnicamente avrei dovuto: per primo, andare a votare e poi, senza suggerimenti, darmi gli strumenti per farlo bene.
Confesso, sono una vecchia mignotta della politica per averlo fatto professionalmente in un decennio (ahimè lontanissimo) della mia vita, tra tante cose un tantino riprovevoli, ho imparato a capire, oltre il linguaggio criptico, anche quello sottinteso e cioè quando si maschera una tesi.
Ho avuto modo di intervenire su un articolo di Alberto in occasione nel referendum renziano, di cui era un accanito contestatore. Tutto mi sarei aspettato fuorché questa volta si pronunciasse per il SI. Tra l’altro facendolo sempre appellandosi alla Costituzione e alla sua personale visione dei padri costituenti. Le due riforme, anzi le tre, perché ci fu anche quella berlusconiana, sul piano della Costituzione sono ampiamente legittime e non c’è bisogno di sciorinare dettami e regolamenti se si vuole sostenere il SI. Speravo che Alberto rispondesse alle mie osservazioni storiche sui Partiti, gli uomini e il clima in cui si svolsero i lavori dell’Assemblea Costituente, forse non mi ha ritenuto all’altezza di un prof. di diritto civile (e in questo a ragione). Se avessimo dibattuto, avrei cercato di spiegargli come le Religioni, le grandi teorie politiche nonché le Carte Costituzionali, sono sacre fintanto che il contesto socio politico lo permette e quindi, mi sento legittimato a sostenere che la nostra Costituzione va emendata per renderla attuale soprattutto alla luce di quel sistema democratico formale in cui siamo immersi.
Io non so se Alberto ha una preferenza politica, da difensore di un passato immaginario, sicuramente non può seguire una destra appiattita sul leghismo, o sul nazionalismo d’antan della simpatica Giorgia Meloni, tantomeno da chi come i Grillini sono nati per fare scempio del Parlamento sostituito dalla democrazia informatica dell’uno vale uno. Immagino quindi che come me, non abbia una casa politica e quindi assistendo al festival delle incoerenze di questi giorni mi rimane difficile come possa essere convinto del SI che si appresta a dare.
E’ chiaro che Alberto è la scusa per un’ultima dichiarazione di non voto da parte mia, poiché dopo tanto sfoggio leguleio, gratta, gratta siamo al solito tifo.
Per la verità in questi giorni, ne ho lette di balle dal fronte del NO. Anche qui i difensori della Costituzione si sprecano. Come Alberto dimostra (dati alla mano) che il numero dei parlamentari rispetto agli altri Paesi è decisamente superiore, i negazionisti, anche con tabelle ed elucubrazioni varie sostengono che non è così. Ora mi chiedo, dal momento che è difficile orientarsi, come può andare a votare la gente comune. I casi sono due: è politicizzata e allora segue il Partito di riferimento ma anche qui non è facile, dal momento che tutti si stanno riposizionando per paura di perdere, facendo fare dichiarazioni opposte alle seconde file. Se non lo è, teoricamente il SI dovrebbe prevalere perché il messaggio dell’antipolitica fa sempre presa.
Bene, io che in vita mia sono sempre andato a votare, dichiaro solennemente di non andarci questa volta; francamente vinca il SI o il NO, mi sembra assolutamente indifferente. Ridurre i parlamentari, e qui ha ragione Alberto, non significa ridurre la democrazia come straparlano alcuni. D’altra parte una semplice riduzione può essere il classico pannicello caldo per “cambiare affinché non cambi nulla” di gattopardesca memoria. Comunque vinca il SI o vinca il NO, di razionalizzare il parlamento, ridurre le spese effettive (che non sono gli stipendi) e soprattutto regolare il casino tra Regioni e Stato centrale, con queste teste e questi Partiti ce lo sogniamo.
Vedrete che all’indomani del risultato, tutti avranno vinto come il solito e anche quelli che si aspettano un terremoto governativo andranno delusi.
Sciolgo la riserva: non vado a votare perché non voglio essere complice di questo stupidario.