Aggiornato al 05/02/2025

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Voltaire

Mengmeng Yue (Shandong Province, China, 1987 -   ) - Xinjiang Colorful Beach (2018)

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Inarrestabile la repressione dei musulmani uiguri nello Xinjiang cinese

di Vincenzo Rampolla

 

Quarto articolo sugli uiguri. Due articoli il 13 e 18 luglio 2018 e uno il 19 luglio 2022.  Nessun effetto, nessun risultato, nessuna reazione degli organi preposti a intervenire. Solo parole. Disperata e tenace continua la storia delle ultime azioni cinesi contro i musulmani dello Xinjiang. A che pro parlarne e denunciare lo sterminio?

***

Gli uiguri. Etnia islamica turcofona, 11.5 milioni che vivono insieme ai cinesi Han nella regione autonoma Xinjiang (nord ovest Cina). Nella prima metà ‘900, intolleranti dell'egemonia dei signori della guerra dello Xinjiang, cresce la loro aspirazione di indipendenza. Per contrastarla il Governo rafforza l'inserimento di gruppi cinesi d'etnia Han, pratica già intrapresa nel 1960-70.

Milioni di uomini e donne internati. Gruppi etnici musulmani costretti ad abbandonare le loro tradizioni religiose, le pratiche culturali, le lingue locali. Oltre 50 ex carcerati dei campi di internamento e tortura recentemente hanno fornito nuove tragiche testimonianze con dettagli su detenzione e trattamento. L’intervento di Amnesty International esige la chiusura, con oltre 60 fascicoli dettagliati sugli attuali detenuti uiguri e altre minoranze etniche in gran parte musulmane. Nel rapporto di 160 pagine, Come se fossimo nemici in guerra, un gruppo di lavoro di Amnesty ha rilasciato decine di deposizioni di ex detenuti che descrivono in dettaglio le misure estreme adottate dalle autorità cinesi fin dal 2017, con l’obiettivo di estirparli dalla regione uigura. Sotto mentite spoglie di lotta al terrorismo, i reati hanno preso di mira uiguri, kazaki, hui, kirghisi, uzbeki e tagiki. In tutto lo Xinjiang le autorità cinesi hanno costruito su scala impressionante un sistema di sorveglianza tra i più sofisticati al mondo e una vasta rete di centinaia di centri di trasformazione attraverso l'istruzione, in realtà, campi di internamento. Tortura e altri maltrattamenti sono sistematici nei campi e ogni aspetto della vita quotidiana è regolato al fine di instillare con la forza la formula: aderire alla nazione cinese laica e omogenea e agli ideali del partito comunista. Agnès Callamard, segretaria generale di Amnesty International ha affermato: Le autorità cinesi hanno creato un inferno nello Xinjiang. Le minoranze musulmane subiscono crimini contro l'umanità e altre violazioni dei diritti umani che minacciano di cancellare le loro identità religiose e culturali.

Imprigionamento di massa. Un nuovo rapporto documenta la detenzione arbitraria, da inizio 2017, di centinaia di migliaia di uomini e donne appartenenti a minoranze etniche in maggioranza musulmane di cui un milione o più mandati nei campi di internamento. Gli ex detenuti intervistati da Amnesty sono stati rinchiusi per avere comunicato con qualcuno all'esterno o per il possesso di immagini religiose. Un membro del Governo che ha partecipato ad arresti di massa a fine 2017 ha confermato che senza preavviso la polizia ha prelevato le persone dalle loro case e le ha trattenute senza ragione né processo. Percosse, privazione del sonno e sovraffollamento sono stati dilaganti nelle stazioni di polizia e i detenuti sono stati incappucciati e ammanettati durante gli interrogatori e nei trasferimenti. Prima di spedirli in un campo hanno registrato i loro dati medici e biometrici e li hanno spesso interrogati su sedie tigre di acciaio, con catene e manette per bloccare il corpo in posizioni assurde e dolorose.

Senza privacy o autonomia, i detenuti affrontano severe punizioni per banali disobbedienze a volte tra compagni di cella. È proibito parlare liberamente tra loro e sono duramente puniti se alle guardie carcerarie o ad altri funzionari anziché in lingua madre non rispondono in cinese mandarino. Ogni attività quotidiana è preordinata, controllata e valutata senza interruzione. Una donna arrestata per aver avuto WhatsApp sul telefono ha confessato: Ogni giorno ti alzi alle 5 del mattino e devi rifare il letto. Deve essere perfetto. Poi c'è la cerimonia dell’alzabandiera e un giuramento. Poi vai in mensa per la colazione. Poi in classe. Poi a pranzo. Poi in classe. Poi a cena. Poi a un'altra lezione. Poi a letto. Ogni notte 2 persone devono essere in servizio per sorvegliare gli altri compagni di cella per 2 ore. Non c'è un minuto di pace per te. Esausta, crolli.

Nelle prime settimane o mesi di internamento, per la maggior parte delle ore di veglia i detenuti sono costretti a stare a lungo seduti o inginocchiati nella loro cella sempre nella stessa posizione, in silenzio assoluto. Alla fine vengono sottoposti a un’istruzione forzata, indottrinati a rinnegare l'Islam, a rinunciare all’uso della loro lingua, a nuove pratiche culturali e a studiare la lingua cinese insieme alla propaganda del Partito Comunista Cinese. Oltre a essere guidati sotto scorta armata da e verso mense, aule o interrogatori, i detenuti praticamente non lasciano mai le loro celle e raramente vedono la luce del sole o hanno accesso all'esterno e fanno esercizi fisici.

Tortura sistematica. Ogni ex detenuto interrogato da Amnesty ha subito torture o altri maltrattamenti. Ciò ha incluso l'effetto psicologico cumulativo della loro disumanizzazione quotidiana, così come la tortura fisica sotto forma di percosse, scosse elettriche, isolamento, privazione di cibo, acqua e sonno, esposizione al freddo estremo e abuso di mezzi di reclusione. Alcuni hanno detto di essere stati trattenuti su una sedia tigre per 24 ore o più. Una donna anziana è stata punita per aver difeso la sua compagna di cella. È stata portata in una stanza piccola, buia, fredda e senza finestre dove le hanno ammanettato mani e piedi ed è stata costretta a sedersi su una sedia di ferro per tre giorni di fila. Due giovani sono stati obbligati a indossare pesanti catene, uno di loro per un intero anno. Altri sono stati colpiti da scosse con manganelli elettrici o spruzzati con spray al peperoncino oppure sono stati torturati più volte e costretti a assistere alle sevizie inflitte ai loro compagni di cella. Amnesty ha testimoniato il caso di un condannato morto di fronte ai suoi compagni di cella incatenato alla sedia tigre per 72 ore, urinando e defecandosi addosso.

Stato di sorveglianza. Nel mondo, all'interno e all'esterno dei campi, i musulmani dello Xinjiang sono tra le popolazioni piantonate con maggiore violenza. Per diversi mesi, dopo essere stati rilasciati da un campo, tutti gli ex internati sono sottoposti a costante sorveglianza elettronica della persona e degli ospiti in famiglia malvisti dai quadri governativi che li monitorano e ne segnalano comportamenti sospetti. Vengono accusati di pratiche religiose, di usare software di comunicazione non autorizzati (WhatsApp) o di consumare insolite quantità di carburante o elettricità. Anche la libertà di movimento per gli internati rilasciati è fortemente limitata, con un incalcolabile numero di forze di sicurezza che pattugliano le strade e gestiscono migliaia di posti di blocco, metaforicamente chiamati centri di polizia di soccorso. In un posto di blocco all’esterno di una stazione ferroviaria a Urumqi (Xinjiang) i cinesi di etnia Han e i membri di gruppi etnici musulmani devono attraversare barriere separate, sottoposti a controlli di sicurezza molto più severi degli altri.

Persecuzione religiosa. Nello Xinjiang i musulmani non sono liberi di praticare la loro religione. Uomini e donne musulmani hanno riferito ad Amnesty che le autorità cinesi regionali hanno mostrato una incomprensibile ostilità nei confronti della loro fede islamica. Le normali pratiche sono state considerate estremiste e usate come motivo di detenzione. La maggior parte delle persone ha quindi smesso di pregare o di presentare segni esteriori di osservanza dell'Islam. Ciò si estende all'abbigliamento, alla cura della persona e al linguaggio. Ha detto un uomo: Non potevamo più dire: assalamu-alaykum, tipico saluto in molte culture islamiche che significa “la pace sia con te”. Corani, tappetini da preghiera e altri lavori a mano religiosi sono stati rigorosamente vietati insieme a foto di moschee, obbligati a sostituirli con bandiere cinesi. In tutto lo Xinjiang, moschee, santuari, tombe e altri siti religiosi e culturali sono stati sistematicamente demoliti o adattati  ad altri usi.

Massiccia copertura. Il Governo fa di tutto per nascondere le sue violazioni dei diritti umani nello Xinjiang. Le autorità minacciano, trattengono e maltrattano chiunque ne parli e affermano che la rieducazione è necessaria per prevenire la radicalizzazione e il terrorismo, mentre l’Occidente pensa che il presidente Xi Jinping respinga l’improvvisa ripresa religiosa nella regione avendo colto di sorpresa le autorità. Nel 2020 il Governo ha costretto gli uiguri a lasciare le loro case per lavorare rinchiusi e sottopagati in fabbriche di moda di multinazionali Usa (Nike, Tommy Hilfiger).

Amnesty International. Agnès Callamard ha detto: Uiguri, kazaki e altre minoranze musulmane subiscono crimini contro l'umanità e altre gravi violazioni dei diritti umani che minacciano di cancellare le loro identità religiose e culturali. La comunità internazionale deve parlare e agire all'unisono per porre fine a questa vergogna, una volta per tutte. L'ONU deve istituire e inviare urgentemente uno staff investigativo indipendente per assicurare alla giustizia i responsabili di crimini secondo il diritto internazionale.

L’ONU? Ma cos’è l’ONU? È forse l’Organizzazione Negazionista Uiguri?

 

(consultazione:  come se fossimo nemici in guerra, rapporto amnesty international, 2024; gatestone inst.)

 

Inserito il:02/02/2025 15:53:59
Ultimo aggiornamento:02/02/2025 17:16:46
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