Aggiornato al 21/11/2024

Non sono d’accordo con quello che dici, ma difenderò fino alla morte il tuo diritto a dirlo

Voltaire

Cheryl Johnson (USA, 1947 -   ) - Beyond Words (2016)

 

Populismo, Fascismo, sfascismo, qualunquismo

 

Parole…parole…parole…

 

di Tito Giraudo

 

Non sono un fan della lega, tantomeno dei 5Stelle.

Le vicende che hanno portato al nuovo Governo non sono certo edificanti o il segno di quel cambiamento che tutti propugnano. Tuttavia…..

Tuttavia mi sembra sciocco definirli di estrema destra, tantomeno fascisti.

La sinistra, di fronte alla sconfitta si rifugia negli slogan e in una visione manichea della politica così come è andata delineandosi negli ultimi anni.

Era già successo per i Governi Berlusconi, cui è stato detto e fatto di tutto.

Oggi, di fronte al declino personale e di partito del Cavaliere, possiamo fare tutte le critiche che vogliamo ma non dire che siano stati Governi di estrema Destra. In quanto al fascismo, anche in quel caso, non credo che lo sdoganamento del Partito di Fini di per sé, abbia segnato un’involuzione totalitaria di stampo, appunto, Fascista.

Nemmeno, sempre secondo me, né la lega, tanto meno i 5Stelle possono essere definiti di estrema Destra.

La politica italiana ha sempre tagliato con l’accetta le normali divisioni tra maggioranza e opposizione ma, se nel secolo scorso, destra e sinistra erano espressioni storico culturali, nel terzo millennio sono saltati gli schemi. Non comprendere ciò è segno di grave ritardo nell’analisi delle società attuali.

Nel secolo scorso era tutto più facile.

Sinistra e destra erano eredi di ideologie ottocentesche. La sinistra, in tutte le sue declinazioni, pur dividendosi, se non sui fini, sui tempi e i mezzi, aveva un radicamento ben preciso. Così come le destre.

Meno indicativo era, se al termine sinistre e destre, sostituiamo quello di progressisti e conservatori. Classificazioni che diventano improprie se pensiamo che sovente le sinistre progressiste sono state meno progressiste delle destre conservatrici.

Due esempi per tutti: Cavour e Giolitti, nella pratica e pur rappresentando anche ceti conservatori, sono stati molto più progressisti delle sinistre, le quali nella rivoluzione industriale vedevano l’origine di tutti i mali e quindi non erano mai adeguati ai tempi. Cosa che si è prolungata anche per tutto il 900, e in certi paleo politici ancora oggi.

Il Fascismo (e su questo coloro che danno dei fascisti a leghisti e grillini, dovrebbero studiare meglio il ventennio), fu un ibrido opportunista ma anche efficace, tra la sinistra e la destra dell’epoca. Mussolini fu un abile equilibrista sul piano delle riforme economiche che in ogni caso non furono mai conservatrici.

Prevengo naturalmente l’obiezione sul regime autoritario o dittatoriale con una considerazione.

Socialisti e Comunisti, dalla fondazione dei loro partiti non furono mai propugnatori del sistema democratico. Socialisti massimalisti e Comunisti, almeno a parole, erano rivoluzionari marxisti e gli stessi riformisti divergevano solo sui tempi e sui mezzi, ma non sul fine.

Mussolini, instaurò una dittatura solo in parte personale che fu il frutto della svolta interventista e nazionalista di una parte della sinistra, non dissimile però dalle cosiddette dittature del proletariato, diverse nella forma e nel linguaggio e ricette economiche ma non nella sostanza antidemocratica e totalitaria.

Eppure, fino agli anni cinquanta del secolo scorso, comunisti e socialisti erano allineati nella visione di una società collettivistica e ancora negli anni sessanta, i socialisti nenniani identificavano nelle riforme di struttura: “la via italiana al Socialismo” e non alla socialdemocrazia.

Chi scrive, come dirigente della CGIL, all’epoca non esitava a sbarrare l’iscrizione al Partito Socialista di quegli imprenditori che si sentivano di sinistra, caso emblematico quello di Adriano Olivetti costretto a farsi un Partito personale. Ma giuro che non sono stato io.

So, cari amici, di fare un’analisi tagliata con l’accetta, perché finalizzata, non al saggio storico ma alla critica delle attuali contraddizioni nel voler usare il passato ai fini di comprendere il presente.

Ritorniamo ai presunti fascisti approdati al Governo.

Il termine che meglio si adatta sia a Salvini come a Di Maio, se mai è di sfascisti che è l’esatto contrario.

Cercherò di argomentare meglio che posso.

L’ingresso dei socialisti al governo spostò decisamente l’asse del paese a sinistra, nonostante i pessimi rapporti di forza, sia con gli alleati governativi che con l’opposizione comunista.

Delle riforme di struttura che si realizzarono tutte nei primi anni dell’esperienza di Governo, praticamente nessuna di loro resse o a retto ai cambiamenti della società, al progresso tecnologico e all’inevitabile globalizzazione. Tanto che le sinistre nel loro insieme sono diventate revisioniste in economia e interventiste solo sul piano dei diritti civili, perdendo il consenso popolare.

Pure l’ingresso in politica dell’imprenditore Berlusconi, suscitò più o meno gli stessi entusiasmi dei GrilloLeghisti di oggi.

Tuttavia, Berlusconi ebbe il merito di costruire quel bipolarismo di stampo europeo che, checché se ne dica, ha consentito non solo la governabilità, ma anche l’alternanza.

Governabilità e alternanza, che però non hanno dato i risultati sperati, in quanto nel Paese si è creata una malsana competizione provocata da un sistema elettorale, sì bipolarista ma per aggregazioni, sovente anche poco compatibili.

Ciò ha impedito che Sinistra e Destra (naturalmente se vogliamo chiamarle così), di svolgere le specifiche mission dei due schieramenti che avrebbero dovuto essere: lo sviluppo economico e l’accumulazione da una parte, e la redistribuzione dall’altra. Il tutto, possibilmente con quel reciproco riconoscimento dei ruoli che però non c’è mai stato. E che aimè non ci sarà neppure oggi.

Tra Berlusconi che evocava l’ormai defunto comunismo e le sinistre che anche allora evocavano fascismo ed estrema destra, si è creato quel corto circuito che non solo ha impedito di governare ma è alla base del qualunquismo politico.

Qualunquismo, non populismo.

Con il senno di poi, il fallimento di Berlusconi furono le mancate riforme liberali. Quello delle più o meno sinistre di aver rincorso il Centro Destra mancando d’identità precisa che non fossero i diritti civili che tra l’altro non hanno mai visto contrari Forza italia, se non per le forzature estremistiche tipo la maternità surrogata.

Naturalmente, questo bipolarismo sostanzialmente impotente, non poteva reggere ai cambiamenti e soprattutto alla crisi economica degli ultimi anni.

I 5Stelle, sono il prodotto nato appunto dall’antiberlusconismo e dalle contraddizioni delle sinistre divise e sempre in mezzo al guado, aiutato dal nuovo business della spettacolarizzazione televisiva della politica, puntando prima sul mostro Berlusconi e poi sul mezzo mostro Renzi, i quali naturalmente, nella distruzione dell’avversario hanno messo del loro vanificando un’alleanza che doveva essere non strategica ma finalizzata a far uscire il Paese dalla crisi.

Veniamo quindi all’altra alleanza, quella recente tra Grillini e leghisti i quali in campagna elettorale sbandieravano la loro diversità agli inciuci e ai Governi tecnici.

E qui vorrei rispondere ai nuovi fans fulminati sulla via di Damasco da tanta giovinezza e correttezza.

Se il buongiorno si vede dal mattino, il cosiddetto “contratto”, non mi pare poi molto diverso dagli inciuci che mi è toccato di vedere da quando faccio politica: il Centro sinistra fu un contratto o un inciucio? Fu un accordo, come lo sarebbe stato il compromesso storico se non fosse abortito prima di nascere, e se poi entriamo nel merito, mi sembra demenziale un contratto che nasce prendendo tutti i punti qualificanti dei due partiti, tra l’altro in palese contraddizione uno con l’altro.

Se poi passiamo al tema dei Governi tecnici e dei non eletti, nulla di male se si denuncia la propria incompetenza o la necessità di avere un Capo del Governo neutrale, male, anzi malissimo se si demonizza il passato per fare esattamente le stesse cose, se non peggio.

Tutte le campagne elettorali si sono distinte in fatto di promesse. Quella del nuovo che avanza se mai è stata ancora più mirabolante.

Detto ciò, ribadendo che considero questo Governo non fascista, non di estrema destra ma assolutamente legittimo, raccolgo l’invito della collega Marialuisa Bordoli Tittarelli a non essere prevenuti e giudicare i fatti. Sommessamente però vorrei anche dire che la solidarietà a chi demonizza il passato, insultando una classe politica che comunque abbiamo votato e giudicando il presente solo dai dati anagrafici ma non dai programmi e dai comportamenti, compie esattamente lo stesso peccato di tifoseria qualunquista di coloro che bollano di fascismo Grillini e Leghisti. Sperando solo che il loro non sia sfascismo. Comunque avremo modo di giudicare.

D’accordo quindi che è fondamentale abbassare i toni. Soprattutto giudicare i risultati. Iniziamo male però se ai media che tanto hanno contribuito a mettere in crisi la vecchia politica si cerchi di mettere il bavaglio sui difetti della nuova, naturalmente sul concreto e non sulle intenzioni.

 

Inserito il:04/06/2018 16:27:14
Ultimo aggiornamento:05/06/2018 01:01:13
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