Guglielmo Spotorno (1938 – Milano) – I signori di Bruxelles - 2015
Intorno alla Politica.
In tutto il mondo e nel nostro paese particolarmente, gli ultimi anni sono stati caratterizzati da una grande mediocrità che ha investito la società tutta e con essa la classe politica e da un contemporaneo travolgente sviluppo della tecnologia che ha cambiato i parametri che hanno retto la società nel passato. Per esempio che senso ha parlare oggi di una società basata sul lavoro quando questo viene sempre più fatto da robot o da altri sistemi automatici, quando questo diminuisce in assoluto. Avrebbe ed ha più senso parlare di una redistribuzione del reddito prodotto nella società. Avrebbe più senso pensare ad un progetto sociale diverso. Ed ancora a precisare, alla luce di questa tecnologia, i confini di ogni libertà individuale.
Si sono sviluppate nel contempo altre scienze come la matematica, la fisica, l’astronomia e la medicina, ad esempio. Ma non la economia, che non è una scienza comunque, e che non ha saputo dare alcuna risposta alla nuova situazione creata dall’irrompere della tecnologia, continuando a suggerire che il progetto sociale del futuro doveva essere basato sul mercato. In altri termini sulla contesa, sul merito, sulla vittoria di qualcuno a danno di altri spingendo verso le diseguaglianze che si sono create e allargate, distruggendo qualunque forma di patto sociale in una comunità e aizzando verso forme di egoismo e di cinismo e di brutalità.
La politica negli ultimi anni ha deposto le armi, ha scelto le strampalate e fuori da ogni tendenza idee degli economisti, non ha saputo coinvolgere pensatori, non ha avuto una visione del futuro, ha pensato solo alla gestione del potere quotidiano e non alla società e alla sua felicità come direbbe la Costituzione americana.
I partiti e i movimenti che costituiscono la classe politica e che si contende il potere oggi progettano il futuro in base ai sondaggi, cioè non a quello che si pensa debba o possa avvenire ma in relazione a quello che pensa la gente per ritornare al passato, per non rischiare nel futuro. E questo non può funzionare, perché la tecnologia va avanti. Perché la rete, internet, visto che si celebra il suo trentennale questo anno, non ha ancora dispiegato tutti i suoi effetti.
La rete di colpo mette in comunicazione tutti nel mondo, cambia il nostro rapporto con le cose, rende obsoleti i sistemi di gestione della vita sociale, spinge verso altri metodi di apprendimento e di conoscenza, favorisce il confronto delle idee, crea opportunità, limita tutti i sistemi precedenti di raccolta del consenso, modifica forme di governo considerate il massimo della conquista umana come la democrazia. La democrazia che comunque regge da duemila anni, malgrado diversi e personali adattamenti e costrizioni. Fa l’uomo diverso in un tempo molto più ridotto rispetto al passato.
La politica sinora si è difesa facendo leggi su leggi, imponendo regole, considerando eccezioni, cercando di venire incontro ora ad una ora ad un’altra categoria sociale senza mai considerare il valore complessivo, senza tenere conto di un equilibrio sociale generale. In questo modo ha favorito se non creato ingiustizia sociale, corruzione, disinteresse e violenza. E, naturalmente, criminalità declinata in ogni forma e con ogni specializzazione.
Il futuro passa attraverso prima di tutto un processo di sviluppo culturale forte e diffuso e poi attraverso il disegno di un progetto sociale diverso che può pure prendere spunto dal passato ma non può limitarsi a manutenere il passato. La politica ha questo compito, quello di immaginare e realizzare un progetto sociale che consente a tutti nella comunità di vivere al meglio di quello che può permettere la stessa comunità e il mondo circostante e poi di gestire questo progetto. E che tenga conto della scienza, della tecnologia, delle conquiste che l’uomo continua a fare.
La politica che ripara le buche nelle strade e che trasporta la gente da un punto all’altro è importante ma non va da nessuna parte. E men che meno quella che caccia gli invasori o che privilegia una casta od ancora che parla senza conoscenza. La politica o capisce che ha una missione o è pura burocrazia, come dire il sindacato virtuale di tutti che però non ha interlocutori perché è lei l’interlocutore, una specie di mostro mitologico.
La politica, in altri termini, deve essere colta, avere tanta conoscenza e la capacità, l’autonomia di progettare il futuro senza essere condizionata dal consenso giorno per giorno e inseguire un progetto, la bellezza e l’armonia. Ed avere, inoltre, il desiderio di operare per il bene di una comunità di cui si deve sentire parte e non solo leader privilegiata.