Aggiornato al 04/01/2025

Non sono d’accordo con quello che dici, ma difenderò fino alla morte il tuo diritto a dirlo

Voltaire

Immagine realizzata con strumenti di Intelligenza Artificiale

Clicca qui per ascoltare

 

Brasile: bilancio 2024 difficile, tra buone sorprese e crisi

di Graziano Saibene

 

Riporto quanto trovato su tutti i giornali “seri” che leggo in questi giorni: il Paese è cresciuto di più e senza la concentrazione dell'anno precedente; con aumenti sensibili di consumo, rendita, impieghi, e investimenti. L'agricoltura, che aveva spinto il 2023, ha ripiegato, ma i settori industriale e dei servizi sono migliorati generando una crescita imprevista che ha raggiunto il 3,5%, con la disoccupazione al livello minimo record di 6,1%.

Eppure questo anno così buono sta terminando con l'intoppo di una inflazione (al 4,7%) fuori dalla meta prevista in sede di bilancio a inizio anno, con una sensibile aria di crisi nel mercato finanziario, tensioni politiche, moneta in picchiata sul dollaro americano, malgrado i massicci interventi della Banca Centrale. Da queste parti il capitolo inflazione genera molta apprensione, visti i precedenti storici. E non genera conforto il sapere che, dopo la pandemia, è stata alta quasi dappertutto nel mondo.

È pur vero che dopo due anni di crescita forte, e con le politiche sociali dirette dal governo di Lula verso la porzione più carente della popolazione, la percentuale di quest'ultima si è sensibilmente ridotta: e questa è senza dubbio la miglior notizia dell'anno. Anche i dati diffusi dalla Banca Mondiale conferma che 8,7 milioni di individui hanno abbandonato la zona della povertà, e 3,1 quella della indigenza estrema. L'obbiettivo di migliorare sensibilmente la vita dei più poveri deve continuare ad essere ossessivamente perseguito da chi governa un paese con disuguaglianze come in Brasile. Un grande passo avanti in questo cammino si è concretizzato quest'anno: approfittando della presidenza del G-20, il governo ha costruito la cosiddetta “Alleanza Globale contro la Fame e la Povertà”, e quella che era una idea all'inizio dell'anno, è diventata poi un fatto concreto, con l'adesione di più di 80 paesi e decine di organizzazioni internazionali.

Sul piatto dei fatti negativi, pesano molto i disastri climatici, che hanno particolarmente fustigato quest'anno il Brasile: le inondazioni che hanno lasciato sott'acqua in maggio gran parte dello stato del Rio Grande do Sul, principale produttore agricolo del Paese, e il secondo anno consecutivo di siccità nella regione amazzonica, sono tragedie immani, che dovrebbero convincere anche i più scettici sull'argomento - che comunque persistono!

I gauchos hanno trascorso giorni e giorni con le loro case ed i campi sommersi, mentre all'estremo opposto geografico e climatico in Amazzonia, che è il maggior bacino idrografico del Paese, si sono prosciugati i fiumi e quindi interrotte molte vie di comunicazioni tra le popolazioni rivierasche, che si sono ritrovate isolate. E per di più si sono accentuati gli incendi in foreste e aree limitrofe, con evidenti indizi di propagazione dolosa degli stessi, senza che fossero però identificati i responsabili.

Le ultime sei settimane dell'anno sono state, in ambito politico, assai problematiche: a parte la Riunione del G-20 a Rio, si sono succeduti, nell'ordine:

  • indizio giudiziario di Jair Bolsonaro, con Generali e Tenenti colonnelli;
  • inarrestabile discesa dei mercati;
  • approvazione della Regolamentazione della Riforma Tributaria, dopo due anni di trattative serrate;
  • approvazione del pacchetto fiscale per l'anno prossimo;
  • alternanza serrata di liberazione e sospensione delle modifiche proposte dai parlamentari;
  • cattura e carcere del Generale 4 stelle Braga Netto, già ministro della difesa nel governo precedente e vice di Bolsonaro nella lista sconfitta nelle ultime elezioni;
  • comportamento criminosamente letale delle polizie, che hanno prodotto tragedie in serie, in vari Stati;
  • il presidente Lula ricoverato con urgenza in una clinica di S. Paolo e sottoposto a una serie di delicati interventi chirurgici per interrompere una emorragia cerebrale causata da una lesione alla testa per caduta accidentale in bagno;
  • e la tuttora persistente crisi dovuta alle cosiddette emendas, qualcosa di simile a quello che succede dalle nostre parti ad ogni legge finanziaria, con le “eccezioni” per finanziare progetti che avvantaggiano parlamentari “influenti” in sede elettorale o nelle votazioni parlamentari.

Su quest'ultimo punto si è aperto un duello, tuttora in corso, tra il ministro della Giustizia Flavio Dino da una parte e il Parlamento dall'altra, con il Governo che per ora sta a guardare. Il ministro è anche membro influente della Corte Suprema, e sta portando avanti una battaglia sacrosanta a favore della trasparenza e della costituzionalità di queste modifiche, che sono diventate consuetudinarie da quando è cessato il cosiddetto orçamento  (preventivo di spesa) secreto introdotto dai governi precedenti per compensare i parlamentari e indurli ad appoggiare le misure più critiche proposte dall'Esecutivo; di fatto aveva sostituito le famose tangenti (abolite fin dai tempi del processo noto come Mensalão), continuando con la tradizione che indebolisce di fatto il Capo di questa repubblica presidenziale rendendolo ostaggio dei parlamentari, che acquisiscono così una grossa fetta di potere e di entrate finanziarie, non previste nella Costituzione approvata nel 1988, (di fatto la motivazione principale alla base di quasi tutte le candidature politiche, tranne le poche ispirate da ideologie oramai fuori moda).

Chiudo queste brevi considerazioni sulla situazione politica del Brasile, con la constatazione che alla ripresa delle attività (qui si parla sempre di dopo il Carnevale!) arriveranno anche le conclusioni dell'inchiesta che finirà per trascinare nelle aule della Corte Suprema i responsabili del tentato Colpo di Stato dell'8 gennaio 2023, inchiesta condotta dalla polizia federale e presieduta da un altro membro assai determinato della stessa Corte Suprema, quell'Alessandro de Morāes che avrebbe dovuto essere eliminato, insieme a Lula e al suo vice Alkmin, nel fallito attentato dinamitardo del dicembre del 2022 a Brasilia. 

Le prove acquisite, e già apparse su vari giornali e riviste, in circolazione in questi giorni, sono talmente consistenti e incontestabili che mi risulta difficile giustificare il consenso di cui tuttora godono Bolsonaro e i partiti che l'appoggiano.

Buon anno!.......(depois do Carnaval!)

 

Inserito il:02/01/2025 10:46:30
Ultimo aggiornamento:02/01/2025 14:44:44
Condividi su
ARCHIVIO ARTICOLI
nel futuro, archivio
Torna alla home
nel futuro, web magazine di informazione e cultura
Ho letto e accetto le condizioni sulla privacy *
(*obbligatorio)


Questo sito non ti chiede di esprimere il consenso dei cookie perché usiamo solo cookie tecnici e servizi di Google a scopo statistico

Cookie policy | Privacy policy

Associazione Culturale Nel Futuro – Corso Brianza 10/B – 22066 Mariano Comense CO – C.F. 90037120137

yost.technology | 04451716445