Aggiornato al 27/04/2024

Non sono d’accordo con quello che dici, ma difenderò fino alla morte il tuo diritto a dirlo

Voltaire

David Beglaryan (Yerevan, Armenia) - Clown

 

Clown

di Davide Torrielli

 

Pappaparappa, pappaparappa.

Dal nostro inviato negli Usa Su Le Braghe.

Proseguiamo nel seguire l’evolversi della campagna elettorale, che, passo dopo passo, si sta trasformando in qualcosa di più simile ai carrozzoni evocati da Renatone nostro quando, nella sua mitica canzone, il Carrozzone, descriveva questo insieme di buffoni di corte e saltimbanchi così bene dal sembrare di vederli, imbellettati e ricoperti di maquillage per andare, …, in scena.

Zio Donald esordisce quindi in Iowa, non a caso, stato che porta il nome di una famosa tribù di nativi americani presi a calci e trasferiti in massa in Oklahoma, che in lingua nativa significa Gente Rossa. Iowa, va bene per partire, sono sufficientemente rozzi, nella loro classifica di primo posto come produttori di grano e contadini e nei primissimi posti come allevamento di bovini. Sufficientemente ricchi e conservatori per condividere atteggiamenti istrionici di un gasato da periferia stile Achille Lauro; nella sua capitale che porta il nome Dei Monaci, è tutto dire. A mani basse sale come una star sul palco, da far invidia a tamarri spaziali, si sente a casa in mezzo com’è a un’orgia di completa e profonda ignoranza dove il machismo di Silvietto nostro sembra roba da adolescenti. Ci mancava solo che se lo misurasse in diretta attorniato da due veline nude a fargli aria.

Pronti via, aria da star, atteggiamento da John Travolta nella Febbre del Sabato Sera, si lascia andare ad una serie di minchiate senza fine, in perfetto stile trumpiano, sino all’acme, all’eiaculazione con lancio della cravatta come ad un matrimonio a Caserta o Cosenza. Mamma mia, da brivido, Kennedy dove sei, Reagan, Obama dove siete finiti?

Mancava solo il Moon Walk e quello Stallone di Rocky Balboa e c’eravamo dentro in pieno.

Una cosa inguardabile che sdogana il peggio della rappresentanza di un popolo la cui speranza di ravvedimento sta solo in un colpo di reni deciso ed un calcio nelle chiappe ad un tamarro della Falchera che ancora pare incredibile vedere strisciare i piedi alla Casa Bianca.

Vero è che Sleepy Joe non sarà un fulmine di guerra ma almeno potrebbe consentire agli yankee di respirare un po’, di farsi una siga e leccarsi le ferite dopo le risse di questi anni, magari tentando di ricucire i rapporti deteriorati con mezzo mondo considerato che Trump ce l’ha con tutti ed ha litigato praticamente con la terra intera.

Come ebbi a dire con altri simili di casa nostra, solo l’oblio potrebbe recuperare il tappo del vaso che è stato scoperchiato sotto l’ombra della bandiera a stelle e strisce.

Se è vero come è vero che la storia italiana è già scritta in anticipo di vent’anni nelle praterie americane, siamo ben messi e mi sto già chiedendo chi sarà il futuro Zio.

Sono aperte le candidature ma tamarri così è dura trovarli qui, sufficientemente giovani che ci siano ancora tra due decenni.

Forse, una speranza potrebbe essere compare Renzi, adeguatamente formato negli Usa o l’eletto di Pomigliano sottoposto a lobotomia, nato e cresciuto respirando Alfasud.

Difficile questione.

Al confronto, ragazzi, Silvio e Putin sembrano educande.

Go Home Uncle Donald

 

Inserito il:16/10/2020 18:16:47
Ultimo aggiornamento:16/10/2020 18:22:52
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