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La Siria in bilico: caos politico e ombre di incertezza
di Achille De Tommaso
Le recenti guerre in Siria hanno segnato una svolta drammatica nella regione, culminando con la caduta del presidente Bashar al-Assad dopo quasi 14 anni di conflitto. L'intervento degli Stati Uniti è stato una componente cruciale di questo scenario complesso, con azioni militari e sanzioni economiche che hanno influenzato il corso della guerra.
Vediamo questi fatti a livello internazionale.
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L'interventismo USA in Siria è iniziato nel 2014, con l'operazione Inherent Resolve volta a combattere l'ISIS. Tuttavia, l'approccio degli Stati Uniti è stato spesso criticato per la sua ambiguità e la mancanza di una strategia chiara. Nonostante le numerose operazioni aeree e di terra, l'ISIS è riuscito a mantenere una presenza significativa in alcune aree della Siria.
La crisi siriana è un complesso intreccio di interessi geopolitici, dove il conflitto interno si è trasformato in un teatro di scontro tra potenze regionali e globali. La Russia, principale sostenitrice del regime di Bashar al-Assad, ha sfruttato il conflitto per rafforzare la propria influenza in Medio Oriente, consolidando la presenza militare e posizionandosi come attore centrale nelle negoziazioni internazionali. Dall'altra parte, la Turchia ha appoggiato diverse fazioni ribelli, giustificando il suo intervento con la necessità di proteggere i propri confini e contrastare l'espansione delle forze curde, che considera una minaccia diretta. Questa dinamica ha trasformato la guerra civile siriana in una vera e propria "guerra per procura". Potenze come gli Stati Uniti, l'Iran e Israele, oltre a gruppi armati come Hezbollah, tutti hanno giocato un ruolo determinante, intrecciando le loro agende politiche, militari ed economiche con il destino della Siria. Gli interessi divergenti di questi attori hanno ulteriormente complicato qualsiasi tentativo di mediazione internazionale, rendendo il conflitto un labirinto di alleanze instabili e rivali.
Le conseguenze per la popolazione civile sono state drammatiche. Milioni di siriani sono stati costretti a lasciare le proprie case, diventando rifugiati o sfollati interni. Intere città sono state ridotte in macerie, con infrastrutture fondamentali distrutte, lasciando la popolazione senza accesso ad acqua potabile, elettricità o cure mediche. La crisi umanitaria ha raggiunto soluzioni senza precedenti, con organizzazioni internazionali spesso ostacolate dal contesto di violenza e caos.
La caduta improvvisa di Assad, culminata con la presa di Damasco da parte delle forze ribelli, ha lasciato il Paese in una fase di transizione caotica, dove le incongruenze si sommano. Il regime di Assad, sostenuto per anni da potenze regionali come Russia e Iran, si è sgretolato in pochi giorni sotto l'offensiva coordinata dalle forze ribelli guidate da Hayat Tahrir al-Sham (HTS). Questo crollo repentino solleva interrogativi: come ha potuto un regime così ben radicato cedere il controllo così rapidamente? E quale ruolo hanno giocato i suoi stessi alleati, come Hezbollah e l'Iran, che sembrano aver ritirato il loro supporto in un momento cruciale? La narrativa ufficiale fatica a spiegare l'apparente rapidità e semplicità con cui i ribelli hanno preso il sopravvento.
La Russia, per anni il pilastro della sopravvivenza di Assad, ha dichiarato di voler facilitare una "transizione pacifica del potere". Tuttavia, questo cambio di atteggiamento sembra più strategico che altruista. Con le sue basi militari ancora operative sul suolo siriano, è evidente che Mosca sta cercando di proteggere i propri interessi, anche se ciò comporta il sacrificio di un alleato. Allo stesso tempo, Israele ha intensificato i suoi attacchi a siti militari siriani, aumentando ulteriormente la tensione nella regione.
Con la caduta di Assad, il leader dei ribelli Hayat Tahrir al-Sham (HTS), Abu Mohammed al-Jolani, ha assunto un ruolo di primo piano. Promettendo libertà e tolleranza per le minoranze etniche e religiose del Paese, al-Jolani ha cercato di presentarsi come un moderato. Tuttavia, il suo passato di jihadista qaedista e le ambiguità dei suoi miliziani sollevano molti dubbi sulla sua effettiva capacità di mantenere le promesse fatte. La fretta con cui i regimi occidentali hanno plaudito al nuovo regime, istigato, ricordo, da ribelli e terroristi, contro quello ufficiale di Assad, solleva ulteriori dubbi. È evidente che l'Occidente vede in questo cambiamento un'opportunità per ridisegnare gli equilibri geopolitici nella regione, ma a quale costo? La legittimità del nuovo governo e la sua capacità di stabilizzare il Paese rimangono questioni aperte.
La Siria è stata teatro di scontri tra numerosi gruppi terroristici, non solo contro l'Occidente, ma anche all'interno del Medio Oriente stesso. Hayat Tahrir al-Sham (HTS), considerato un gruppo terroristico dagli Stati Uniti e dall'ONU, ha giocato un ruolo chiave nella caduta di Assad. Altri gruppi come l'ISIS, le milizie filo-turche, i curdi del PKK e le forze democratiche siriane (SDF) hanno tutti contribuito al caos. Questi gruppi, spesso in conflitto tra loro, hanno reso la situazione ancora più complessa e difficile da gestire.
La Siria si trova ora in una fase di transizione caotica, con molte incognite e possibili scenari. La nuova leadership dovrà affrontare sfide enormi, tra cui la ricostruzione del Paese, la gestione delle diverse fazioni in competizione e la ripresa economica. Inoltre, il destino dei rifugiati siriani e il ruolo delle potenze regionali e internazionali continueranno a influenzare il futuro del Paese.
Il destino della Siria rimane incerto. Mentre alcuni sperano in una transizione ordinata del potere, altri temono che la caduta di Assad possa portare a una nuova guerra civile. Le rivalità personali e politiche, insieme al dogmatismo dei gruppi radicali, potrebbero innescare una spirale di violenza e repressione. Solo il tempo dirà quale sarà il futuro della Siria e come le potenze internazionali interverranno in questa delicata fase di transizione.
Questa guerra si aggiunge al conflitto di Tel Aviv contro Palestina e Libano, complicando ulteriormente il quadro geopolitico del Medio Oriente. Inoltre, potrebbe influenzare la guerra tra Russia e Ucraina, con Mosca che potrebbe rivedere le sue priorità strategiche. Infine, l'instabilità in Siria potrebbe avere ripercussioni anche sugli Stati Uniti, con Donald Trump che potrebbe voler sganciarsi dall'Europa per concentrarsi su Cina e Taiwan. La situazione in Siria è un nodo cruciale che potrebbe avere implicazioni globali, rendendo ancora più urgente una soluzione diplomatica e stabile.