Aggiornato al 16/04/2025

Non sono d’accordo con quello che dici, ma difenderò fino alla morte il tuo diritto a dirlo

Voltaire

Immagine realizzata con strumenti di Intelligenza Artificiale

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Adolf Putin & Joseph Trump

di Vincenzo Rampolla

 

A vivere e lavorare in Russia o nei Paesi dell’ex blocco sovietico, tipo Bulgaria, Romania, Polonia o Ungheria, anche Albania e Croazia, Serbia e Slovenia, anche oggi si impara in fretta che il potere e il denaro irrompono feroci in ogni angolo, da qualsiasi parte. Corrodono fino al midollo, con l’arrampicatore sociale e l’arrivista che sfoggiano le peggiori voglie senza ritegno, spudoratamente, con le vigliaccate che germinano a partire da ironie, battute di avvertimento, quasi segnali di sfida, a prima vista senza peso.

Dove ho lavorato e vissuto per anni, queste verità sono assiomi: Slovenia a Lubiana, in Serbia a Belgrado e Niš, in Bulgaria a Sofia e Varna sul Mar Nero, a Durazzo e Tirana in Albania. Gli esempi non si contano, da scriverci più di un libro. Dal pizzo chiesto durante una trattativa: Mister, firmi per il contratto e il 20% in liquidi, a giorni per semplificare. A freddo, senza pudore. Con un industriale le cose filano lisce, con un Ministro o Segretario di partito, si complicano, si incupiscono e ammorbano. Rischiosissime. Quella volta, a Sofia, davanti al Presidente dell’Ospedale Militare, un generale, firmo il protocollo d’intesa e rimando all’indomani la discussione sulla tangente chiesta. Il giorno dopo, in 3° pagina sul quotidiano nazionale, io accusato in pubblico per estorsione e altre frodi. Avrei dovuto garantire subito l’importo della tangente. E la cosa non finisce lì. Annullo la trattativa, lavoro costato 6 mesi di incontri, progetti per i reparti, istruzione del personale, eccetera eccetera. Situazione delicata per l’alto livello dei contatti. Faccio i bagagli e chiudo la storia con diplomazia. All’aeroporto, fin dall’arrivo in Bulgaria mi ha scortato un fidato funzionario, raccomandato dalla Camera di Commercio locale, apri-porte e traduttore, sanguisuga incollata alle calcagna. Al controllo passaporti il mio valletto mi blocca, mi tira in disparte, estrae un taccuino in pelle nera, si qualifica agente dei Servizi di Sicurezza del Governo, mi fissa e sputa: La vicenda dell’Ospedale e di tutte le precedenti trattative non andate in porto fa parte di un piano strategico governativo: non firmare alcun contratto o accordo con Italia e Francia che tu rappresenti. Solo con gli americani. Gelide parole. Il congedo e prendo il volo.

Storia vera e surreale. Crudele, viscida, impossibile da dimenticare. Storia da raccontare a chi non crede all’efficacia e all’influenza del potere e del denaro. Manovrato e silurato. E questo è stato solo un antipasto.

Ho passato parte della mia vita a guardare i ruderi lasciati da Gorbaciov e seppur da lontano la Russia di Putin che prendeva forma, scorgo identici stili in voga nella politica americana di oggi. Nel clan di Trump gira una teoria, in parte scherzosa, secondo cui il Presidente Usa sarebbe una pedina del Cremlino, visto che non fa che smantellare le alleanze tradizionali e seminare il caos in casa e nel mondo.

E Trump ripete alla nausea i discorsi di Putin e i media di Stato russi celebrano Trump con insolito calore. Perché i Presidenti americani, di destra o di sinistra, sono raramente nominati in Russia? Sotto, sotto c’è forse il solito gioco di carezze al buio del duo Adolf-Joseph?

Il confronto. Ma no! Sbagli. Non capisci. Trump e Putin sono uomini perfettamente simili, gemelli che si capiscono al volo, flirtano sciolti, strizzata d’occhio e gomitata. Parlare di complotto è andare fuori strada: Trump a Mosca si sentirebbe a casa sua, abboffandosi assediato da Tatiuska e Olga e Natascia e pure Ivana.

Non è amor di patria o precetto morale. Trump, non ha alle spalle o in corso una guerra genocida con centinaia di migliaia di vittime. Sogna e smania la dittatura. Senza realizzarla. Gli manca poco. Non ha avvelenato i suoi avversari politici o nazionalizzato grandi aziende per arricchire i suoi amici. Con solide istituzioni americane, non ce la può fare, è probabile che non nutra tali obiettivi: pare più alla buona di Putin, meno austero, più gaudente. Gioca a carte scoperte.

Entrambi sono germogliati nell'ambiguità morale che ha seguito il breve periodo di pulizia dopo la Seconda Guerra Mondiale. Nella sua biografia Trump ha detto allo scrittore Bob Woodward che la paura è il vero potere: Real power is – I don’t even want to use the word – fear.

Sia negli affari interni che in quelli esteri, nessuno dei due sembra credere che le promesse contino o che l'empatia debba guidare le decisioni. È lo stile di molti politici, pochi Presidenti denigrano e screditano così apertamente i Paesi vicini e i loro leader come fanno Trump e Putin. Entrambi considerano la fedeltà - anche se biascicata - l'unica vera virtù. La grazia concessa da Trump agli insurrezionisti del 6 gennaio dimostra la sua adesione a questo principio. A differenza del suo primo mandato, quando i collaboratori spesso disertavano o esprimevano insoddisfazione, Trump ora predilige nei collaboratori la lealtà rispetto alla competenza, proprio come fa Putin con il Pope della chiesa ortodossa, suo braccio destro ai tempi in cui dirigeva la Stasi a Berlino Est, emissario del KGB.

Basta osservare la trasformazione di J.D.Vance. Durante il primo mandato di Trump, era un gagà intellettuale che paragonava Trump a Hitler. Ora assomiglia a un erede al trono del Kasakistan e scimmiotta la postura sullo stile del capo. Questa capacità di mutare forma non dovrebbe stupire il lettore del libro di memorie di Vance, Hillbilly elegy, in cui descrive il suo talento infantile nell'adattarsi a diverse figure paterne. Con Steve, un uomo che soffriva di crisi di mezza età e che aveva un orecchino per dimostrarlo, scrive Vance, facevo finta che gli orecchini fossero fighi... Con Chip, un poliziotto alcolizzato che vedeva il mio orecchino come un segno di femminilità, avevo la pelle dura e amavo le auto della polizia. Per uomini come Trump e Putin, la lealtà non è facoltativa: è esistenziale, e Vance ha appreso l'arte di diventare quello che il suo patrono chiede: aitante, arrogante, cinico. Fedeltà e devozione al mentore.

La democrazia. Sia Putin che Trump nutrono una profonda sfiducia nelle istituzioni democratiche. La fissazione di Trump per le elezioni rubate del 2020 rispecchia il trauma di Putin per il suo tentativo fallito di manipolare a suo vantaggio le elezioni ucraine del 2005. Per entrambi le sconfitte politiche personali sono ferite germinate nella mutazione. Per Putin, ogni sfida alla sua autorità lo ha cambiato in peggio, in altro: persona aliena, sola, terrorizzata dal contatto umano, consumato attore. Sembra assurdo che un uomo che mai si sia buttato in un vero duello elettorale, ogni 4 anni si trasformi. Così è. E ogni nuova maschera è peggiore della precedente. E ha aggiornato la Costituzione, per essere Presidente a vita.

Anche Trump è cambiato dal suo ultimo mandato e pensa già al terzo. Può essere imprevedibile, può essere un venditore bugiardo, megalomane e troppo sicuro di sé. Ma chi lo segue da vicino racconta di lui una profonda trasformazione della componente autoritaria. La rabbia di Trump per il tradimento istituzionale si è solidificata in convinzione, in una dottrina fondata sulla sfiducia. La ferita della sconfitta nel 2020 gli ha marchiato l'ego e l’ha trascinato a considerare illegittimo l'intero apparato democratico. Cambiamento, indurimento, logoramento da non prendere alla leggera. Inesorabile robot, Trump porta avanti la sua agenda, con le imminenti elezioni di medio termine al Congresso previste a novembre 2026. Controlla pienamente un team esecutivo fedele e scelto personalmente, esercita un’enorme influenza sul Congresso controllato dai repubblicani, sebbene con una maggioranza ridotta, al Senato e alla Camera.

Altro vezzo che Trump e Putin hanno in comune: entrambi credono che la corruzione debba essere universale. In Trump ravviso la mentalità diffusa in Russia, persino fondamentale per il funzionamento del potere a Mosca. Trump non si limita per scherzo a chiamare disonesti gli avversari, ma sembra essere fermamente convinto che la corruzione, e solo la corruzione, motivi tutti. Per lui, la corruzione non è solo un arricchimento personale, ma è l'unico mezzo efficace per governare, per esercitare il controllo. Le trattative sono più semplici quando si crede che tutti abbiano un prezzo: è conveniente trattare con Putin. Ho potuto toccare con mano tra gli americani quanto questo trans-nazionalismo alla fine si ritorca contro, creando nuove vie di corruzione e trasgressione istituzionale che coinvolgono e travolgono più di una valanga l’effetto del puro e semplice riempirsi le tasche. Trump fa scuola. Fa la vera rivoluzione, colpisce il pianeta con i dazi. Avvisa in segreto gli amici prima del fatidico D Day, loro non devono smenarci al crollo in borsa, ben pianificato, di venerdì. E se ne frega, domani le cose sono destinate ad andare meglio, rassicura. E nei giorni del disastro se la squaglia a giocare a golf nella residenza in Florida. Torneo doveroso, sbeffeggia.

L’amore per il caos. Oltre a un’adesione intima alla corruzione, abbracciati, Trump e Putin comprendono, desiderano e creano deliberatamente il caos. Che si tratti di guerre, minacce nucleari, smantellamento di trattati o sconvolgimenti burocratici, il caos offre lo stimolo. Quando Elon Musk viene incaricato di sgretolare la Pubblica Amministrazione, il fine è rendere i dipendenti pubblici più docili, qualsiasi cosa accada dopo. Il danno si estenderà oltre il suo mandato e dopo che avrà lasciato l'incarico, i dipendenti pubblici avranno perso la fiducia nell'intero sistema americano, nell'intera architettura del potere esecutivo. Come ristabilire tale fiducia? Il caos è rivoluzione. Abbiate fiducia in me. Credetemi. Evoluzione e rinascita dopo il caos, circondato dal suo seguito di lacchè ossequianti. È il profilo sputato del tiranno, dispotico e 

dittatoriale. Sui muri della scuola, al tempo delle elementari, leggevo a caratteri cubitali: Credere, obbedire, combattere. Ricordo d’infanzia, 70 anni fa. Molti osservatori americani ora sperano che le barriere costituzionali e le istituzioni democratiche funzionino. Credono, sperano che i pesi e contrappesi democratici possano contenere gli eccessi di Trump fino alle elezioni di metà mandato o che le prossime elezioni arrivino in aiuto. La magistratura indipendente, la stampa libera, la struttura di potere federata e la lunga tradizione democratica dell'America forniscono veri e propri scudi protettivi che la Madre Russia non ha mai avuto. Si è visto come le istituzioni si sgretolino non attraverso un assalto frontale, ma attraverso una lenta corrosione, quando burocrati, giudici e legislatori si convertono alla compiacenza, per paura, ambizione o stanchezza. 

Un opinionista come Ezra Klein sostiene che non dovremmo credere alle minacce di Trump, il suo potere è più limitato di quanto lui stesso non voglia far credere. Trump non ha il controllo del Congresso né un ampio sostegno pubblico, il suo potere esiste principalmente nella nostra immaginazione collettiva. Analisi che presuppone che Trump operi entro i confini tradizionali della politica americana. Ma è proprio questo che il potente Adolf di turno, autoritario quanto si vuole, non farà mai. Klein non crede alla capacità di Trump di trasformare l'America. Vorrebbe, ma sbaglia. Di grosso. Giudica le sue capacità in base alle regole del sistema, mentre lui esulta e trionfa scatenato, proprio perché smantella quelle regole. Qui trova un maestro in Putin. Anna Politkovskaya, la giornalista trovata assassinata nell’ascensore di casa, riporta un aneddoto trasmessole di persona da Putin. Da ragazzino gioca a scacchi con il nonno e quando vince per scacco matto, reagisce stupito al rifiuto del nonno di accettare di aver perso. Ma nonno, ho vinto io, ti ho dato scacco, sono le regole. Replica il vecchio con violenza: Ma quali regole. Sono io che faccio le regole, non il gioco. e non perdo la partita. Impara ragazzo. E scivola una carezza sul capo.

La resa dei funzionari. Nel frattempo, i funzionari eletti che possono resistere alla rivoluzione delle regole, si arrendono volontariamente. Molti repubblicani che siedono al Congresso, si sono prostrati docilmente davanti al trono di Trump. I sistemi autocratici prediligono le persone obbedienti e senza principi. Se si confronta la seconda amministrazione di Trump con la prima, il criterio di selezione già si vede. E ora, se Trump e i suoi scagnozzi fin troppo fedeli paiono avulsi dalla realtà, allora la realtà diventa un gioco tra di loro, tra gli eletti. E il popolo? Tutti insieme, defenestrati a congelarsi nel lago Ontario.

Finora, Trump ha vinto due volte le elezioni più competitive del pianeta e Elon Musk è ufficialmente l'uomo più ricco del mondo, JD Vance, oltre a essere diventato vicepresidente a 40 anni, ha scritto un bestseller a 31 anni. Il trio ha alle spalle una storia di idee divenute realtà. 

E l’imminente visita di Vance a Roma dovrebbe svolgersi tra il 18 e il 20 aprile. In attesa della data definitiva la diplomazia vaticana e la Farnesina stanno alacremente lavorando per preparare a modo l’agenda dei lavori e i dossier sui temi più sensibili su cui andranno gli incontri. Per fortuna ci ha pensato Musk a rendere più facile la posizione negoziale dell’Italia e di Bruxelles. Ieri, infatti, in collegamento con Firenze, nel suo intervento al congresso della Lega ha delineato una prospettiva nuova e condivisibile da Roma e da Bruxelles: La costituzione di una area di libero scambio tra UE e Stati Uniti a dazi zero nonché un accordo per la libera circolazione dei cittadini americani e europei. Delirium tremens.

Tutti pronti ad assistere ad altre nuove commedie e tragedie nelle prossime settimane e mesi.

E se quasi tutte le uscite di Trump sono false, lui le ha sposate pienamente. Le sue recite, incluso l’attentato alla sua vita prima di salire al trono, paiono la copia di quelle di Putin, e hanno dato a entrambi il controllo della parola, dei messaggi nei loro Paesi. Vere o false, che importa? Vogliamo valutare la minaccia di Trump? Scommettiamo: dopo 4 anni in stato di massima allerta per pericoli mai avverati, ne è valsa la pena?  Se lo lasciamo fare, è il finimondo, letteralmente. In caso contrario, curiamoci il primo infarto.

Un’ultima domanda. Come può il popolo russo sostenere il regime di Putin? Gli americani se lo chiedono. Forse ora il quadro è più chiaro. Autarchia, panetterie trasformate in fabbriche di tute militari e carrozzieri che passano le notti ad assemblare droni iraniani. La strada dalla democrazia all'autocrazia non è segnata dai carri armati nelle strade, ma dalla lenta erosione delle regole, dalla sostituzione della competenza con la lealtà e dal metodico sfruttamento delle fragilità istituzionali. Dall’erosione della cultura e della coscienza.

Trump ci ha avvertito in anticipo. I dittatori enunciano sempre i loro misfatti molto prima di commetterli. Ha detto che vuole la rivoluzione e che dopo riemergeremo. Anche gli uomini più spregiudicati hanno convinzioni profonde e cambiano di carattere. Putin continua a bombardare centrali elettriche, ospedali, abitazioni civili. Ci gode. Distrugge, sgretola, polverizza. Annienta e nessuno lo ferma. Finché qualcuno non lo farà. Insiste finché non ha raggiunto un obiettivo, il suo, qualunque esso sia. Dichiarato o nascosto. Non è fantasia politica 3.0. È occupare la terra del vicino, dichiarare con leggi fasulle che ti appartiene, sostituire gli attuali libri scolastici con nuovi testi nella lingua dell’occupante, consegnare ai cittadini nuovi passaporti per la nuova terra ove vivono e gratificarli con un’elemosina, un pugno di rubli dal Presidente. E ogni mattina, l’alza bandiera al vessillo di Mosca. È dannata storia russa, intere biblioteche sui patriarchi russi, sui progenitori dell’humus russo odierno, da Caterina II a Nicola I, a Joseph Stalin che hanno figliato Joseph Trump, gemello di Adolf Putin.

Il 2 aprile 2025 è stato un semplice antipasto, un altro momento storico nella folgorante evoluzione del nuovo ordine mondiale della politica delle Grandi Potenze del pianeta.

Dall' insediamento di Trump, bruciati $10.000 Mld e 5.000 Mld nelle sedute di ieri e oggi (7.4.2025).

Il tasso di inflazione annuale in Russia è aumentato per il 4° mese consecutivo al 10,1% a febbraio 2025.

Il valore del commercio Usa - Russia è crollato da $35 Mld nel 2021 a $3,5 Mld a fine 2024.

Se non è chiaro il gioco, resta il quiz: E domani?

(consultazione: bob woodward – fear 2022; valigiablu.itinfo@valigiablu.it - andrey babitskiy (coda story))

 

Inserito il:08/04/2025 16:51:58
Ultimo aggiornamento:08/04/2025 18:12:58
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