Mino Maccari (1898-1989) - La Redazione de “Il Mondo” - 1951
Il Mondo di Pannunzio
di Tito Giraudo
Una mostra storica documentaria.
Mercoledì 19 Ottobre alle ore 18, presso la Biblioteca Civica Centrale della Città di Torino, via Cittadella 5, verrà inaugurata la mostra storica e documentaria didattica: “Il Mondo di Pannunzio”. La mostra chiuderà i battenti il 18 Novembre 2016.
Il Mondo, il settimanale ideato e diretto da Mario Pannunzio, oggi, pare come quei defunti che in vita sono combattuti dalle maggioranze per poi avere una riabilitazione postuma. Mi viene in mente la cultura Olivettiana. Ne parlo perché un Olivetti fu il principale finanziatore del Mondo, così come un altro Olivetti finanzierà l’Espresso, che pur appartenendo alla stessa area contribuirà non poco a togliere una parte dei già non tanti lettori Pannunziani. Alludo ad Arrigo e Adriano Olivetti.
Il primo, cognato di Adriano, fu un liberale progressista con i piedi per terra, non solo in politica ma pure nel consiglio di amministrazione della Olivetti, spesso contrapponendosi alla visione progressista messianica di Adriano.
Non è degli Olivetti naturalmente che voglio parlare, ma di Pannunzio e del suo settimanale.
Il Mondo vide la luce nel 1949. Inevitabilmente incrociò la storia di quegli anni con lo sforzo che uno sparuto gruppo di democratici progressisti fecero per smarcarsi dalla politica dei blocchi contrapposti e dalle tifoserie italiche che imperversavano virulente (come ora), anche in quegli anni.
Un anno era passato dalla sconfitta elettorale del Fronte popolare. La Democrazia Cristiana poteva governare indisturbata, dal momento che i radi cespugli della cultura laica: Liberali, Repubblicani e Socialdemocratici erano ridotti al rango di piccoli Partiti, sparuti testimoni della sconfitta laica e liberale. I Socialisti, che nel 45 avrebbero potuto rappresentare un’alternativa democratica e progressista, persistettero negli stessi errori massimalisti che portarono al Fascismo, con l’aggravante di consegnare al più organizzato e aggressivo Partito Comunista il grande elettorato popolare che fino allora i Socialisti non avevano mai perso, anche se, a mio parere, immeritatamente.
La Democrazia Cristiana, dal canto suo, era un partitone nato in funzione anticomunista naturalmente sostenuto dalla Chiesa e da un Pontefice deciso nello sbarrare il passo al Comunismo. Pacelli, poteva non giocare in difesa come facevano i tanti ex fascisti in libera uscita e quindi mobilitò parrocchie, associazioni cattoliche, Madonne Pellegrine per una crociata che, se da una parte distruggerà la laicità dello Stato post risorgimentale, scongiurò il peggio, visto l’appiattimento in quegli anni del PCI al volere di Mosca.
Tuttavia, dopo lo scontro tra la Madonna Pellegrina e Garibaldi, era necessario che ciò che rimaneva della cultura liberale e progressista, facesse sentire la propria voce cercando di influenzare la politica dei blocchi contrapposti.
Mario Pannunzio, appartiene a quella categoria di giornalisti fondatori di giornali nati per fare i Direttori: i Frassati, i De Benedetti (naturalmente non il finanziere), fino ad arrivare ai Montanelli e Scalfari. Le sue esperienze giornalistiche, risalgono al Fascismo in quell’area frondista che approfittando della “dittatura imperfetta”, fu la fucina del giornalismo libero e indipendente del dopo guerra. Tra le tante riviste in cui collaborò in quegli anni. la più significativa fu “Onnibus” di Leo Longanesi da cui si ispirerà, oltre che per la libertà delle idee, per la grafica elegante e moderna.
Pannunzio, fu sempre un liberale progressista. Negli anni della Resistenza dirigerà “Risorgimento Liberale”, un foglio clandestino per il quale sarà imprigionato in quel di “Regina Coeli a Roma. Dopo la Liberazione, sarà organico al rinato Partito Liberale, i suoi riferimenti politici sono Croce ed Einaudi e naturalmente il riformismo Giolittiano. Come i Socialisti, anche i Liberali pagheranno elettoralmente gli errori degli anni 20, nonché il trasformismo che sempre caratterizzò la loro storia.
Nel dopo guerra erano un piccolo Partito diviso nel suo interno tra conservatori e progressisti. Pannunzio, appartenendo a questi ultimi si allontanò dal Partito quando prevalsero le spinte conservatrici. Negli anni cinquanta fu tra i fondatori del Partito Radicale Italiano con: Leopoldo Piccardi, Nicolò Carandini, Leo Valiani, Guido Calogero, Giovanni Ferrara, Paolo Ungari, Eugenio Scalfari, Marco Pannella, Franco Roccella.
Fin dai primissimi numeri, i collaboratori del Mondo (oggi sarebbero definiti “stellari) rappresentarono il meglio dell’intellettualità non schierata. Partendo da Benedetto Croce, massimo filosofo e storico italiano del novecento, Luigi Einaudi, economista poi diventato Capo dello Stato, Pietro Calamandrei, Gaetano Salvemini, Ernesto Rossi, Ugo La Malfa, Leone Cattani, Leo Valiani, Giuseppe Saragat, Ferruccio Parri e poi ancora: Ignazio Silone, Altiero Spinelli, Giovanni Spadolini e tanti altri.
Non ci fu intellettuale con spirito libero che non scrisse sul Mondo. Chi volesse indagare tutti gli autori li troverà sul sito del Centro Pannunzio.
Il Mondo, fu la voce di quell’Italia minoritaria non omologata al conformismo Democristiano e Comunista, le sue inchieste e l’opinione dei suoi editorialisti furono memorabili come rimarrà memorabile il suo Direttore Mario Pannunzio.
Nel 1955 nacque il settimanale l’Espresso: Carlo Caracciolo, Arrigo Benedetti e Eugenio Scalfari (questi ultimi già collaboratori del Mondo), chiesero i quattrini ad Adriano Olivetti per dare vita al nuovo settimanale: l’Espresso che divenne un concorrente, forse fatale. Quel settimanale, ebbe un grande successo anche di pubblico ispirandosi alle grandi inchieste del Mondo con un taglio più aggressivo e scandalistico, creando guai ad Adriano Olivetti e all’Azienda che dirigeva, tanto che l’industriale eporediese deciderà di cedere gratuitamente la proprietà a Caracciolo e, in piccola parte, anche a Benedetti e Scalfari.
Il Mondo chiudeva i battenti cinquant’anni or sono. Dopo due anni Mario Pannunzio non sopravviverà al suo giornale, stroncato nel pieno degli anni da una grave malattia.
Perché è importante la mostra storica e documentaria?
Sono fermamente convito che se questo Paese e i suoi politici avessero prestato maggiore attenzione al pensiero dei tanti collaboratori della rivista, oggi non saremmo di fronte allo sfacelo della Politica e soprattutto dei Partiti tradizionali, a vantaggio di forme di Democrazia diretta che ritengo discutibili e assai pericolose.
“Gli amici del Mondo, il gruppo nato attorno al settimanale, potevano essere la grande occasione per la nascita di uno schieramento politico che superasse le divisioni storiche tra destra e sinistra, oggi superate dai fatti senza però alcuna eredità politica concreta.
La Mostra torinese che si aprirà il 19 Ottobre per concludersi il 18 Novembre, è stata curata dal Centro Pannunzio con la collaborazione della Civica Biblioteca Pubblica della Città di Torino: vuole documentare la storia del Mondo di Pannunzio, con l’auspicio che i visitatori possano trarre utili insegnamenti in un momento di profonda crisi morale e istituzionale della Politica del nostro Paese, e non solo.