Cecil Langley Doughty (Withernsea, UK, 1913 - 1985) - Mongol Soldiers Breaking Through the Great Wall of China
Civiltà d'Oriente: Cina (4)
di Mauro Lanzi
I Mongoli
Occorre qui aprire una parentesi nella nostra narrazione per introdurre brevemente un fenomeno nuovo, diverso, che interessò la Cina ma anche una vasta parte del mondo occidentale. Verso la fine del XII secolo la sequenza di vicende legate all’alternanza tra regnanti legittimi e usurpatori, tutti di etnia cinese, viene interrotta dall’irrompere sulla scena di una popolazione barbara, assurta inaspettatamente a livelli di potere militare mai raggiunti prima, i Mongoli. Il fenomeno del dominio mongolo coinvolse una vasta parte della Eurasia e va quindi delineato nella sua completezza, almeno nei suoi tratti essenziali, per poter comprenderne la portata.
1. L’Impero Mongolo
I Mongoli non godono da noi di grande fama, sono considerati rozzi e arretrati ed in parte ciò corrisponde a verità; la ferocia con cui condussero a termine le loro conquiste non contribuì certo alla loro nomea. Occorre anche ricordare, però, che furono capaci di creare un impero: l’Impero mongolo è stato il secondo più grande impero della storia per estensione territoriale, anche se durò meno di un secolo, (il primo è stato l’impero britannico), 25 milioni di kmq, con oltre 100 milioni di abitanti. Non fu mai una entità politicamente omogenea, si divideva in diversi Khanati uniti solo da vincoli di parentela, ma sostanzialmente indipendenti tra loro; tuttavia, i rapporti tra i vari Khanati erano solidi e proficui, la “Pax Mongolica” che si instaurò nei territori da loro controllati diede vita alla più vasta zona di interscambio mai esistita, di merci, persone, culture ed idee; non è stato un caso se i viaggi dei Polo (Marco, il padre e lo zio) si realizzarono nel periodo d’oro dell’impero mongolo. Recenti ricerche hanno messo in evidenza come l’estensione dell’impero mongolo abbia avuto ricadute ancora oggi visibili nel patrimonio genetico della popolazione eurasiatica, segno di una presenza costante ed anche di una fusione con le popolazioni autoctone. Non si possono certo dimenticare le distruzioni ed i massacri legati all’invasione delle orde mongole, giunte fino alle porte dellEuropa, intere regioni furono ridotte a deserto per decenni, ma è anche giusto vedere il fenomeno nel suo complesso e valutarne l’importanza storica.
Etnicamente, come Mongoli, si intendeva, prima dell’impero, una grande famiglia linguistica comprendente varie tribù, spesso in lotta feroce tra di loro, Uiguri, Naimani, Keraiti, Onguti; una di queste, nemmeno la più importante, la Mang-hol le unirà e darà il nome a tutta l’etnia. La Mongolia, loro terra di origine, è una regione aspra, circondata da montagne su tre lati e dal deserto del Gobi verso sud; al centro sono però disponibili acqua ed erba, che consentono le uniche attività possibili in questi climi, la pastorizia e l’allevamento di cavalli. Verso la fine del XII sensibili variazioni climatiche, in pratica una diminuzione di due, tre gradi nelle temperature medie, resero molto più difficili le condizioni di vita, obbligando le popolazioni a trovare altre fonti di sostentamento, sostanzialmente le guerre e le rapine; in queste circostanze riuscì ad emergere e primeggiare un geniale capo militare, Temujin, meglio noto come Gengis Khan.
1.1 Gengis Khan
L’alleanza, di cui in seguito si libererà uccidendo l’Ong Khan, segna l’inizio dell’ascesa di Temujin, che riesce a sottomettere le restanti tribù mongole ed anche delle popolazioni tatare (da noi noti come “tartari”), un’etnia turca, punto questo essenziale, perché i Tatari, numericamente inferiori ai mongoli, erano assai più evoluti, anche militarmente; da loro Temujin aveva molto da apprendere. Le vittorie riportate e la definitiva sottomissione dei Keraiti, dopo l’eliminazione anche del figlio di Tughrul, pongono Temujin in una posizione di primo piano, per cui nel “kuriltaj” (assemblea dei capi) tenutasi nel 1206 ottenne il titolo di Khangakhan ed assunse il nome di Gengis Khan (“Signore universale” o “Signore degli oceani”).
Sistemate così le questioni interne, dalla sua capitale, Kara Korum, Gengis Khan mosse alla conquista dell’impero alla testa di un gigantesco esercito formato da mongoli, tatari ed altri popoli sottomessi.
Il suo primo obiettivo fu l’impero dei Xia occidentali, occupato da popolazioni di razza tibeto-birmana, i “Tangut”, che per breve tempo erano riuscite a ritagliarsi una porzione di territorio cinese; superato questo primo ostacolo, puntò deciso al cuore della Cina: superata nel 1213 la Grande Muraglia, attaccò l’impero Jin, occupando nel 1215 Pechino. La campagna cinese non distolse il capo mongolo da altri obiettivi: un governatore della Corasmia (più o meno attuale Uzbekistan) aveva avuto la pessima idea di trucidare alcuni messi mongoli; Gengis Khan furibondo invase la regione a capo di un esercito di 200.000 uomini, seminando terrore e rovina, in una sola zona si contarono un milione di morti. Nel 1223 l’intera regione fu annessa all’impero mongolo, incluse le città di Bukhara e Samarcanda. Mentre il Gran Khan era così impegnato, i suoi ufficiali procedevano in altre direzioni, avanzando nella conquista della Cina ed iniziando anche l’occupazione della Russia: qui sotto le conquiste di Gengis Khan.
La sua ultima campagna Gengis Khan la condusse contro i Tanguti che nel 1226 si erano ribellati al suo dominio; la spedizione si rivelò più difficile del previsto, i mongoli furono sconfitti in alcuni scontri; il Gran Khan intervenne personalmente, riportando vittorie decisive, ma in una battaglia fu ferito da una freccia; volle ritornare in Mongolia, dove fiaccato, probabilmente da un’infezione, morì verso la metà del 1227.
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- L’eredità di Gengis Khan
Prima di morire Gengis Khan ebbe il tempo di designare come suo successore e Khagakhan il terzo figlio, Ogodei, che aveva dimostrato in diverse occasioni flessibilità e capacità di mediazione, assegnando responsabilità specifiche agli altri; a Batu toccò l’Orda d’oro, proiettata alla conquista dell’Europa, il secondo figlio, Chagadai, ebbe l’Asia centrale, mentre al terzo Tolu o Tolui, padre di Kubilay, toccarono Cina e Mongolia; di seguito la dinastia di Gengis Khan.
Il 9 aprile 1941 le truppe tataro-mongole si scontrarono a Liegnitz o Legnica con un forte esercito al comando di Enrico II il Pio, duca di Slesia, che aveva l’appoggio di Polacchi e Cavalieri Teutoni; ancora una volta le agili manovre ed i volteggi coordinati della cavalleria mongola ebbero la meglio sulla cavalleria pesante ed i quadrati di fanteria degli occidentali; la strage fu tale che a sera, tagliato un orecchio a ciascuna delle vittime, i mongoli riempirono nove sacchi; lo stesso duca Enrico II fu trucidato con le sue guardie (sotto scene della battaglia).
L’Orda d’Oro avanzava in Europa come un fiume in piena, travolgendo ogni ostacolo, seminando terrore e distruzione ovunque; secondo testimoni ci vollero molti decenni a quei territori per riprendersi dalle devastazioni operate dai Mongoli. Chi salvò l’Europa fu Ogodei; la sua morte, avvenuta l’11 novembre 1241 richiamò tutti i capi mongoli in Mongolia, per
L’apice della potenza mongola si raggiunse sotto il Gran Khanato di Kubilay (di cui parleremo); l’assetto dell’impero, praticamente definitivo era il seguente:
- Gran Khanato, comprendente Karakorum e la Cina;
- Khanato dell'Orda d'Oro, dei territori Asia centro-occidentale, costituito a sua volta da Khanato dell'Orda Blu e Khanato dell'Orda Bianca, corrispondenti, grosso modo, l’uno alla Russia dagli Urali fino al Mar Nero, l’altro alla pianura siberiana.
- Ilkhanato, o Khanato minore, come venne definito il khanato dei territori sud-occidentali, compreso l'odierno Medio Oriente, affidato ad Hulagu, nipote di Gengis Khan e fratello di Kubilay;
- Khanato Chagatai (secondo figlio di Gengis Khan), comprendente i territori nell'Asia centrale.
Nella mappa sotto, il Khanato di Chagatai, in mezzo agli altri Khanati
Assedio di Bagdad
Hulagu tentò anche la conquista dell’Egitto, ma fu contenuto in Palestina dall’inusitata alleanza tra Mamelucchi e Crociati (1262): la guerra che poi l’oppose al fratello di Batu, Berke Khan (un musulmano che voleva punire l’eccidio di Bagdad) vanificò ogni ulteriore tentativo in questa direzione, la Siria rimase il limite massimo dell’espansione mongola. Molti storici fanno risalire alle devastazioni operate dai Mongoli il definitivo declino di una regione che era stata una delle culle della civiltà sin dai tempi dei sumeri.
Il declino della potenza mongola iniziò verso la metà del XIV secolo, quando l’insurrezione guidata dai Ming in Cina, privò i mongoli della loro principale base di potere; anche negli altri settori, i mongoli si erano ormai sedentarizzati ed avevano perso il piglio guerriero che li aveva portati al successo. In Russia, persa la parte occidentale, Orda Blu e Orda Bianca si erano riunite ricostituendo l’Orda d’Oro; questa era arrivata a controllare il granducato della Moscova, ma fu costretta ad abbandonare anche questo per la rivolta guidata da Demetrio Donskoi, fondatore della dinastia dei Principi della Moscova da cui discenderà Ivan il Terribile. Ugualmente rapida fu la disgregazione dell’Ilkhanato, sotto i colpi del nascente impero ottomano.
Alla fine del 1300, del favoloso impero mongolo, non restava più nulla; il testimone verrà ripreso da un personaggio, che mongolo non era, anche se vantava una discendenza (mai provata) da Gengis Khan, Timur lo Zoppo, il terribile Tamerlano.
(Continua)