Aggiornato al 21/11/2024

Non sono d’accordo con quello che dici, ma difenderò fino alla morte il tuo diritto a dirlo

Voltaire
terpning-grandfather-prays-to-sun.JPG
Howard Terpning (1927- ) – Grandfather prays to sun.


Il Natale che verrà.


La notte di Natale dell’anno tremila gli indiani tornarono a Manhattan, silenziosamente e pacificamente.

Ora vi racconto come e perché fecero ritorno sulla “loro” collina.

Da tempo segnali di fumo si levavano tra le montagne Appalachiane: Geronimo, il terribile Geronimo, capo dei terribili Apaches, convocava nel proprio accampamento i fratelli pellerossa per comunicare loro un importante progetto, ispiratogli forse dal Grande Spirito o semplicemente dalla saggezza cui aveva ceduto il passo la leggendaria bellicosità verso l’uomo bianco.

Quando gli furono davanti i capi dei Comanches, dei Sioux, dei Navajo e di altre tribù, Geronimo entrò subito in argomento: gli indiani, si sa, sono di poche parole e non amano lunghi preamboli.

“Ci troviamo ad un passo da un’estinzione di massa. L’uomo bianco sta distruggendo madre-terra e sé stesso. Inquina l’aria, devia i corsi d’acqua, abbatte intere foreste, sconvolge l’equilibrio naturale che garantisce la sopravvivenza. E ad ogni nuova luna combatte i propri fratelli con armi micidiali. Vivremo in un mondo senza bisonti, né alci, né castori. Dobbiamo fare qualcosa per fermarlo”.

“Perché dovremmo? – esclamò uno Cheyenne dallo sguardo fiero – ci hanno combattuto per secoli, scacciato dai nostri territori, relegato nelle riserve dove vengono ad osservarci come se fossimo allo zoo. Dimentichi, Geronimo, quanto era felice il tempo prima che i visi pallidi, ingannandoci, ci derubassero della terra che ci apparteneva?”

“Il tempo di cui parli è lontano – replicò, calmo, Geronimo – e poi spetta al saggio difendere la vita e la pace”.

Una giovane Dakota chiese: “Che cosa proponi di fare? Indire un vertice - come dicono gli yankee - a Niagara tra i potenti della Terra?”.

Geronimo ignorò l’ironia e rispose: “No, perché non vedo uomini come Martin Luther King o Kennedy. Solo arroganti personaggi, falsi paladini della pace, che perseguono i propri interessi spacciandoli per bene comune. Io dico che dovremmo rivolgerci ai bambini, alle generazioni future”.

Ma se neppure ci conoscono! - lo interruppe impaziente la squaw - Credono che siamo finti come i cartoni animati!”

“Non credo sia così. Comunque proviamo.

Ho saputo che nella notte tra il ventiquattro e il venticinque dicembre, è tradizione che un vecchio con la barba bianca e vestito di rosso, chiamato Babbo Natale, porti in regalo a tutti i bambini giocattoli e dolciumi. Io propongo di sostituirci nella notte del Natale che verrà al gigante buono”.

Geronimo era troppo autorevole perché i fratelli pellerossa potessero ancora contraddirlo e poi sembrava così fiducioso del buon esito del suo progetto...

Così, per giorni e giorni, nei campi indiani si lavorò senza sosta, intrecciando nervi di bisonte, scavando la viva roccia, modellando l’argilla, conciando cuoio e pelli per costruire giocattoli “veri”.

Come una piccola fiamma si ostina ad illuminare il Mondo intero, così il “popolo degli uomini” o i “gelosi indigeni”- secondo i punti di vista - si preparava alla spedizione di pace.

E’ la vigilia di Natale. Bisogna affrettarsi, i bambini aspettano.

Dai Grandi Laghi e dalle Grandi Pianure, gli indiani cavalcando a pelo, come solo loro sanno fare, si dirigono verso Manhattan. Conoscono la strada. E seppure non vi siano le stelle ad indicarla, i monoliti che prorompono nel cielo, stagliandosi netti, luminosissimi, mostrano che è proprio quella “l’isola delle colline”.

Dall’East River al Greenwich Village il gioioso carico viene distribuito.

Sgusciando silenziosamente negli appartamenti di Midtown gli indiani sostituiscono decrepite Barbie con piccole graziosissime squaw dalle lunghe trecce nere. Mocassini “originali” prendono il posto di scarponcini di varia specie. Morbidi copricapo di pelo di marmotta rimpiazzano freddi caschi fosforescenti. Accampamenti indiani in miniatura con i coloratissimi “tepees” al posto di assordanti playstation. Sinuose canoe con un sol remo, tamburi in legno e pelle di daino, bandane con ciuffi di penne d’uccello, racchette da neve, tascapane di pelliccia d’orso, lunghe cerbottane di frassino, penne d’oca selvatica: gli indiani non hanno certo bisogno di ricerche di mercato per sapere cosa può fare felici i bambini.

Forse qualche piccolo yankee che fingeva di dormire (alcuni bambini restano svegli, rannicchiati sotto le coperte sbirciando di tanto in tanto per vedere Babbo Natale o la Befana) avrà creduto di sognare intravedendo un pellerossa deporre giocattoli nella stanza. Ma di sicuro non si sarà spaventato, perché l’indiano gli avrà spiegato che i pellerossa non hanno mai avuto la pelle rossa, ma soprattutto che non c’erano indiani cattivi prima che i bianchi togliessero loro i mezzi per vivere e che anche oggi gli indiani sono buoni.

E il bambino, cullato da una dolce cantilena indigena, si sarà addormentato beatamente.

Sull’uscio di ogni casa viene deposto il “calumet” della pace.

Ora gli indiani procedono più spediti per le “avenues” e le “ streets”, i bambini sono tanti: bisogna accontentarli tutti e già comincia ad albeggiare.

A frotte si dirigono verso Central Park, dove li sta aspettando il loro capo.

Si concentrano nell’unico spazio verde della metropoli, nel susseguirsi di viali, fontane, boschetti, laghi.

Dall’alto di una collinetta, Geronimo li sovrasta felice: il sogno di Manitù si è avverato, i guerrieri piumati trasformati in messaggeri di pace!

Ma è tempo di ripiegare a settentrione, verso le amate praterie.

Il capo alza il braccio destro e lo protende in avanti: è il segnale, gli indiani si lanciano al galoppo e Geronimo, il buon Geronimo, cavalcando veloce come il vento, scaglia l’ascia di guerra nel Ground Zero, seppellendola per sempre.

Il sole sorge dietro lo skyline.

                                                                                                                                                

Inserito il:16/12/2014 16:57:18
Ultimo aggiornamento:29/12/2014 18:07:43
Condividi su
ARCHIVIO ARTICOLI
nel futuro, archivio
Torna alla home
nel futuro, web magazine di informazione e cultura
Ho letto e accetto le condizioni sulla privacy *
(*obbligatorio)


Questo sito non ti chiede di esprimere il consenso dei cookie perché usiamo solo cookie tecnici e servizi di Google a scopo statistico

Cookie policy | Privacy policy

Associazione Culturale Nel Futuro – Corso Brianza 10/B – 22066 Mariano Comense CO – C.F. 90037120137

yost.technology | 04451716445