Aggiornato al 27/04/2024

Non sono d’accordo con quello che dici, ma difenderò fino alla morte il tuo diritto a dirlo

Voltaire

James Tissot (Nantes, F, 1836 - Chenecey-Buillon, 1902) - Rut e la raccolta di mais

 

Donne della Bibbia. Rut, ebrea per amore

di Vincenzo Rampolla

 

Storie d’amore quelle di Rut. Tra donne non più giovani, graffiate dalla vita e di uomo e donna maturi, toccati da sentimenti semplici e inattesi, amore umile e assoluto, puro dono per donarsi all’altro. Amori dosati e calcolati, meditati e assaporati.

Inizia la storia di Rut in momenti di crisi, al tempo dei Giudici e dei due regni di Giuda e Israele, quando non c'era ancora un Regno unito, né un re a guidare il popolo, ma capi eletti di volta in volta. Caotico periodo di degrado politico e spirituale. A Betlemme (Bet-lechem, casa del pane), nel regno di Giuda, per sfuggire a una grave carestia un uomo è costretto a emigrare nel vicino regno di Moab, terra di origine. Benestante ma con scarsa dedizione ai poveri e alla Torà, Elimelech (il mio Dio è re) si attira le ire del Signore, aggiungono i rabbini, esce da Betlemme anche per andare alla ricerca di qualcosa che gli manca. Si stabilisce nella nuova terra, lega con la gente del luogo e la famiglia viene messa a dura prova: colpito crudelmente e senza apparente ragione Elimelech muore. La moglie Noemi (mia dolcezza) per circa dieci anni resta in quel luogo con i figli Maclon (debolezza, malattia) e Kylion (deperimento), loro sposano due donne moabite Orpa (sdegnosa) e Rut (amica) e quando anche entrambi i mariti muoiono senza lasciare eredi, sopravvivono le mogli e l’anziana Noemi defraudata dei figli.

Tre vedove in balìa del destino. Molte nel testo biblico le parole pregne di significati e di forte risonanza e sottile la maestria dello scriba nel gioco con il valore simbolico dei nomi dei personaggi; fin dall’inizio dà un colore alla vicenda, seguendo il vezzo nel mondo biblico di dare alle persone nomi legati al loro destino. Chi mai li affibbierebbe ai propri figli? Noemi riesce a tollerare la dura prova dell’intervento divino con la sua ferocia distruttiva; il Signore colpisce e a lei si manifesta nella duplice veste di Šhadday, l’Onnipotente Dio di distruzione e di amore (chesed ) e in quella di Yhwh, il Dio di giustizia e ricompensa, nel bene e nel male, che apre e chiude il ventre e i seni della donna, che decreta le fertili e le sterili.

Storia di amore. Amore tra persone mature, temprate dalla vita, opera di scrittore di valore del IV-V sec. a.C. e con influssi di tradizioni orali risalenti al momento dei Regni divisi.

Noemi un giorno si è alzata dal sonno e ha sentito che Dio ha visitato il suo popolo: è finita la carestia, è tornato il pane. Deve decidere e si rimette in viaggio per tornare a Betlemme. Invita le nuore ad abbandonarla, a non seguirla nel suo ritorno in Giudea e a rientrare dalle loro madri. Per tre volte le spinge verso Betlemme: Io sono troppo infelice per potervi giovare, poiché la mano del Signore è stesa contro di me. Rifiutano l’idea, finché Orpa si lascia convincere e torna agli dei pagani di Moab. Rut decide invece di restare con la suocera. Nella determinazione a tornare indietro, Rut sceglie di «tornare» con Noemi, un ritorno in avanti, passo verso la casa del pane, il luogo del nutrimento, condivisione e accettazione del vuoto e dell'amarezza. Pronuncia una testimonianza di devozione e di fede, incomparabile, unica. Ha intravisto l’indissolubile relazione di vita con Dio e con l’altro. Risponde a una chiamata che solo lei ha sentito, la sottile voce del silenzio con cui Dio si rivela ad Elia nella caverna (libro dei Re). Su di sé assume la violenza del divino fino a sfidare la morte: Non insistere con me perché ti abbandoni e torni indietro senza di te; perché dove andrai tu andrò anch’io; dove ti fermerai mi fermerò, il tuo popolo sarà il mio popolo e il tuo Dio sarà il mio Dio; dove tu morirai morirò anch’io, e vi sarò sepolta. Il Signore mi punisca come vuole se altra cosa dalla morte mi separerà da te.

E se ne andarono entrambe… Due vedove. Suocera e nuora, sulla strada del ritorno a Betlemme. In apparenza, senza ragione alcuna, Rut non si stacca da Noemi. Gesto inatteso, assolutamente, fatto di amore assoluto, decisione che nulla calcola, nulla scambia. Puro dono. Testimonianza di amore totalmente umano e spirituale. Rut ama in modo incondizionato. Non si è convertita al Dio di Noemi, ma amando Noemi fa proprio anche il Dio dell’altra, ama il prossimo suo più abbandonato, solo e disperato. Amore umano, umile (da humus) e terreno, pronta a lasciare la sua terra, i suoi consanguinei, la totalità del suo per donarsi tutta all’altra.

Due donne. Noemi l’ebrea sola dalla terra di Moab, Rut la vedova senza figli, moabita in Giudea. Giovane e affascinante, di inquietante stirpe iniziata con Lot, superstite di Sodoma. Fuggito dalla città castigata con le fiamme, Lot si ritira con le figlie sulle montagne. Le figlie lo ubriacano e con lui si accoppiano per garantire la discendenza, vecchia storia di cui freme la Bibbia. La prima concepisce Moab, capostipite dei moabiti, la seconda Ammon, fondatore degli Ammoniti. Nella tradizione biblica Ammoniti e Moabiti, gente bollata: incestuosa e maledetta. Non entreranno tra gli eletti del Signore, dice il Deuteronomio: Nessuno dei loro discendenti, neppure alla decima generazione, entrerà nella comunità del Signore.

Entrate a Betlemme, commosse al loro ritorno esultano le donne della città e fanno cerchio attorno. Come sei cambiata, dicono le vicine di un tempo. Quanta gente in giro, c’è da chiedersi. È in realtà giorno di cordoglio, funerale della moglie di Booz (in lui la forza), facoltoso possidente del luogo e parente alla lontana di Noemi. Che trovata quelle esequie… una delle molte aggiunte rabbiniche al testo, tanto per non perdere l’abitudine di ficcare il naso e la penna nelle storie degli altri e iniettare una dose di moralità: il nuovo personaggio deve essere vedovo. E Noemi prova gusto a compiangersi e coglie l’occasione di prendersela con il Padre Eterno, fonte per lei di miserie e di malanni: Non chiamatemi più Noemi la dolce, chiamatemi Mara (amarezza), perché l'Onnipotente Šadday mi ha fatto soffrire. Ero partita piena e Yhwh, il Signore mi ha fatto tornare vuota. Perché chiamarmi Noemi?

Inizia una storia esemplare. Suocera e nuora si amano. Escogitano un ingegnoso piano, disegnato tutto da scaltre femmine che sono: irretire, conquistare, accalappiare l’anziano e ricco Booz, riscoperto per caso lontano parente del defunto marito e volgere la storia a favore di Rut. Usano abilmente a loro vantaggio le leggi. Tempo di Pasqua a Betlemme, inizia la mietitura dell’orzo e in terra di Giuda valgono leggi a tutela del povero e del forestiero, della vedova e dell’orfano. Rut ne approfitta e dietro l’imbeccata di Noemi va in un campo a spigolare per portare a casa qualche manciata d’orzo. Rut capita per caso nel campo di Booz. La nota subito, giovane e affascinante. Di chi è questa ragazza? chiede in giro. Vuol sapere a quale famiglia appartiene, gli interessa se sia libera o promessa ad altri. Umile e sottomessa suona la risposta di Rut; cela in realtà intelligenza e astuzia e afferma la sua identità e la consapevolezza della propria diversità: io non posso essere come una delle tue serve. Umiltà sincera, forte e coraggiosa. Sorprende il fatto che sia proprio Booz a scovare quella donna tra le spigolatrici, nonostante sia una straniera, a darle il merito di aver abbandonato padre, madre e paese natìo e a decidere di abitare con gente sconosciuta. Sa tutto di lei e la invita a non andare altrove, a restare attaccata alle sue ragazze e comanda ai suoi servi di non molestarla, di favorirla in ogni modo facendo cadere di proposito le spighe e di farla spigolare anche fra i covoni. Sorprende anche che sia Booz a benedirla con un augurio di pienezza. Booz è parente del marito di Noemi e quindi del marito di Rut ma non ha obblighi diretti di accudirne la famiglia, eppure le dà cibo e lavoro, la accoglie e per gradi matura in lui un profondo interesse fino a decidere di riscattarla dal parente più stretto. Com’è riuscita Rut a conquistare Booz? La libertà viene soltanto a coloro che vogliono ardentemente conquistarla… Sta scritto: il regno dei cieli sarà dei forti e dei violenti, termini non altrimenti traducibili. Piace subito al vecchio Booz la bella straniera. Sguardo dolce e sincero. La invita a mangiare: Vieni, mangia il pane e intingi il boccone nell’aceto. Essa si pose a sedere accanto ai mietitori… Alla sera Rut rientra con un sacco colmo d’orzo. Entusiasta racconta tutto a Noemi. L’anziana s’illumina: Booz! Un lontano pa­rente di mio marito, l’avevo scordato… è un caso, è suo il campo ove sei andata a spigolare!

La storia si fa interessante. Per la legge di riscatto, se un uomo muore senza lasciare eredi, il parente più prossimo può, anzi deve sposare la vedova per procurare un erede al defunto. E se Booz volesse far valere questo diritto su Rut… non sarebbe lui il parente ad acquisirlo?

E verso la fine della mietitura, lucida e rincuorata, Naomi tesse la trama di un suggerimento, capolavoro di complicità femminile, esempio di come la donna sempre, anche in condizioni di emarginazione e miseria, con fascino e incanto, sappia raggiungere lo scopo. Scopo che si rivelerà benedetto da Dio. Noemi incita Rut. La sprona. Fatti avanti. Stasera ci sarà la festa di fine mietitura… e tu lavati, profumati, indossa un bell’abito e scendi nell'aia. Non farti vedere da lui finché non abbia finito di mangiare e di bere e quando si sarà coricato, osserva in quale luogo è andato, poi va', scoprilo dai piedi e coricati. Egli poi ti dirà quello che devi fare. Lo farò… dice Rut confusa, sorpresa dall’ardire di Noemi.

Scende la notte. Presto Booz cade in profondo sonno. Rut lo segue, lo raggiunge e s’in­fila ai suoi piedi, sotto la coperta... E accadde, nel mezzo della notte, che l'uomo sussultò e si voltò; ed ecco, una donna giaceva ai suoi piedi! Chi sei? le chiese e lei rispose: Sono Rut, la tua serva. Stendi il lembo del tuo mantello sulla tua serva, perché tu hai il diritto di riscatto. Booz la guarda incredulo: Benedetta sia tu dal Signore, figlia mia! Questo tuo secondo atto di bontà è anche migliore del primo [restare con Noemi], perché non sei andata in cerca di giovani, poveri o ricchi che fossero.

Booz è attratto da una donna che lo scuote e lo imbarazza. La sua bellezza conturbante, esaltata dai ritocchi rabbinici, gli incute paura, o forse è turbato dalla fama di lascivia e di idolatria delle moabite. Eppure Booz, in lui la forza, sa dominare i propri istinti. Incurante del giudizio collettivo si confronta con gli anziani: Tutto il popolo che si trovava alla porta e i dieci anziani dissero: Siamo testimoni. Conceda il Signore che la donna che viene nella tua casa sia come Rachele e come Lia, che hanno edificato la casa d'Israele… Sia la tua casa come la casa che Tamar generò a Giuda… in grazia della progenie che il Signore ti darà da questa giovane. Libera da ipocrisia e moralismo, scevra dal melmoso senso comune, originalità e paradossi dei testi biblici, Rut conquista il suo uomo con un fare audace e spregiudicato [a piedi nudi e sotto le coperte è nel gergo il via all’unione…]. E proprio questo viene benedetto dal Signore. Nasce il figlio Obed, padre di Iesse, padre di Davide, sangue non ebraico nel progenitore del Messia. E Obed non è solo il figlio di Rut, lo è anche di Noemi. Noemi prese il bambino e se lo pose in grembo e gli fu nutrice. E le vicine dissero: è nato un figlio a Noemi! Tale è il legame tra le due donne, quasi Noemi fosse stata lei sotto le coperte. Sterile, senza più speranza, Noemi sa ancora nutrire, vitalità immanente nelle storie bibliche.

Ciò che era successo quel pomeriggio nel campo di orzo e quella notte nell’aia sotto le coperte, non era avvenuto per caso.

(consultazione: bibbia ebraica rut; rut la straniera coraggiosa ed. san paolo; religioni e società n. 51- 2005 pp. 22-36 - firenze university press; encyclopedia judaica, vol.5; midrash rut VIII:1))

 

Inserito il:12/05/2020 18:51:59
Ultimo aggiornamento:12/05/2020 18:58:21
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