Suzann Sines (Liverpool, United Kingdom) - Franz Kafka portrait
Franz Kafka ispettore del lavoro per 13 anni e 11 mesi
di Galileo Dallolio
‘Ci sono due peccati capitali per l’uomo, da cui derivano tutti gli altri: impazienza e inerzia. A causa dell’impazienza sono cacciati dal paradiso, a causa dell’inerzia non vi tornano. Forse però c’è solo un peccato capitale: l’impazienza. A causa dell’impazienza sono stati cacciati, a causa dell’impazienza non tornano.’
Queste parole di Franz Kafka fanno parte degli Aforismi di Zürau[1], riordinati o scritti nel 1918 durante un soggiorno di alcuni mesi presso la sorella Ottla a Zürau , un villaggio della campagna boema. La tubercolosi si era manifestata un mese prima e il permesso gli fu accordato dal datore di lavoro.
- Kafka impiegato alle Assicurazione Generali di Trieste, sede di Praga
La scrittura era la sua vita e accompagnava costantemente il suo lavoro iniziato come impiegato nell’ufficio praghese delle Assicurazioni Generali di Trieste come risulta dal curriculum inviato nel 1907 alla sede di Praga delle Assicurazioni Generali, che svolgeva un’importantissima funzione nel sistema finanziario dell’impero austro-ungarico. «Sono nato il 3 luglio 1883 a Praga; ho frequentato fino alla quarta classe la Altstädter Volksschule; sono entrato poi nell’Altstädter deutsches Staatsgymnasium; a 18 anni incominciai gli studi alla deutsche Karl-Ferdinands Universität di Praga. Dopo aver dato l’ultimo esame di stato, il 1° aprile 1906, entrai come praticante nello studio dell’avv. Richard Löwy, sull’Altstädter Ring. In giugno diedi l’esame storico rigoroso e nello stesso mese ottenni la laurea in legge. Come avevo subito chiarito all’avvocato, ero entrato nel suo studio solamente allo scopo di impiegare il mio tempo, perché già in principio non era mia intenzione di rimanere nell’avvocatura. Il 1° ottobre 1906 iniziai la pratica giudiziaria, che terminai il 1° ottobre 1907».[2]
- Nuovo lavoro di Kafka a Praga
Dopo 10 mesi si dimise e fu assunto dall’Istituto di assicurazione contro gli infortuni sul lavoro per il Regno di Boemia. Kafka la cui importanza come scrittore è universalmente conosciuta, svolgerà un lavoro faticoso e impegnativo e appena due anni dopo l’assunzione avrà una promozione. Era il 27 aprile 1910 e assieme ad altri due colleghi fu convocato dal presidente dell’Istituto ma qui successe un fatto incredibile ’anziché prestare attenzione con il dovuto rispetto al discorso del Presidente, uno dei tre giovani cominciò dapprima a contorcersi, in preda ad un riso incontrollabile e convulso, sotto gli occhi del superiore. La sua ilarità, incomprensibile al Presidente, contagiò i due colleghi: l’illustre Presidente, che usava adeguare, per quanto possibile, il suo aspetto esteriore a quello dell’imperatore Francesco Giuseppe, si trovò così inaspettatamente costretto nel ruolo di protagonista di una farsa. Più di ogni altra cosa doveva averlo ferito il fatto che l’attacco alla sua autorità venisse da un impiegato per il quale il solenne portale d’ingresso dell’Istituto si era aperto appena due anni prima, grazie al suo intervento personale. Si trattava, è vero, di un dottore in giurisprudenza, ma con una votazione meno che mediocre e per giunta -circostanza di peso assai più rilevante- ebreo. Il giovane che aveva riso senza ritegno ascoltando ‘il messaggio dell’imperatore’ era il dott. Franz Kafka.” [3]
Kafka fece comunque carriera e nel 1920 fu promosso a ‘segretario d’istituto’, ma le sue condizioni di salute stavano diventando critiche. Morì nel 1924, a 41 anni.
- ‘Dal vero avversario passa in te un coraggio illimitato’[4]
Secondo l’opinione di Michael Müller, curatore di ‘Relazioni’, il libro che raccoglie alcuni dei testi prodotti da Kafka durante il suo lavoro di ispettore: ‘per Kafka la malattia è un simbolo, il trasformarsi delle sue sofferenze psichiche in dolore fisico: si è logorato nella lotta con il mondo, i suoi avversari - Felice (la fidanzata), il padre, l’ufficio stesso- erano troppo potenti per lui. La malattia è una sorta di deus ex machina che porta la libertà tanto desiderata: come ammalato, Kafka non può chiedere a Felice di sposarlo; come ammalato non può -così pensa- nemmeno più lavorare. Presenta una domanda di pensionamento, come altre fatte pervenire in seguito, vien respinta dall’Istituto. Gli si concede un lungo periodo di convalescenza’.
All’opinione dello studioso (che ha curato l’edizione critica dei suoi Diari) si aggiunge quella di chi ha conosciuto Kafka ‘nell’età delle antologie’[5] e che considera questi testi parte che merita di stare tra le sue grandi opere quali Il Castello, Il Processo, America, Lettera al Padre, Metamorfosi, Racconti ecc. letti e riletti negli anni. Trascrivo una pagina de Il Castello, romanzo pubblicato postumo nel 1926 e dedicato al mondo della burocrazia, dove Klamm è il funzionario di una sezione.
“Probabilmente sarebbe passato davanti alla camera di Erlanger con la stessa indifferenza se Erlanger ritto sulla soglia non gli avesse fatto cenno. Un breve unico cenno con l‘indice. Erlanger era già pronto per uscire, portava una pelliccia nera con un piccolo colletto tutto abbottonato. Un servo gli porgeva i guanti e reggeva anche un berretto di pelo “Avrebbe dovuto venire molto prima” disse Erlanger. K. fece per scusarsi, ma con uno stanco calar delle palpebre Erlanger lasciò intendere che non ci teneva. “ si tratta di questo” disse. “ Tempo fa serviva alla mescita una certa Frida; io la conosco solo di nome, non personalmente , non mi interessa. Qualche volta questa Frida serviva la birra a Klamm. Pare che adesso ci sia un’altra ragazza. La sostituzione probabilmente non ha importanza per nessuno, certo non ne ha per Klamm. Ma quanto è più grande un lavoro, e il lavoro di Klamm è indubbiamente enorme, tanto minore è la forza che rimane per difendersi contro il mondo esterno, e per conseguenza qualsiasi insignificante mutamento delle cose più insignificanti è di grave disturbo. Il minimo spostamento sulla scrivania, la scomparsa di una macchia che c’è sempre stata, tutto dà noia e così pure una nuova cameriera. Noi abbiamo il dovere di vegliare sul benessere di Klamm fino al punto di evitargli persino disturbi che non sono tali per lui – è probabile che per lui non esistono- per poco che ci appaiono come possibili disturbi. Non per lui, non per il suo lavoro gli risparmiamo questi fastidi, ma per noi stessi, per la nostra pace e per la nostra coscienza. Perciò bisogna che quella Frida ritorni subito alla mescita…”[6]
- Titoli delle Relazioni dell’Ispettore Franz Kafka
Campo d’applicazione dell’obbligo assicurativo per le attività industriali edilizie e per le attività edilizie complementari
Estensione dell’obbligo assicurativo alle imprese private costituite da veicoli a motori. Successione ovvero risoluzione dei contratti privati di assicurazione autoveicoli secondo il paragrafo 61 della legge sull’assicurazione contro gli infortuni
Misure di prevenzione degli infortuni
L’assicurazione dei lavoratori e gli imprenditori
Situazione militare, inquadramento in categorie di rischio e prevenzioni degli infortuni
Associazione tedesca per l’istituzione e la gestione di una casa di cura per malattie nervose a beneficio dei combattenti e del popolo nella Boemia tedesca con sede a Praga.
Il valore di queste Relazioni insieme alla scrittura così amata dai cultori di Kafka, sta nel contenuto e nei collegamenti con altre sue opere che il curatore propone.
‘Ciò che Kafka, con il passare del tempo, comprendeva con chiarezza sempre maggiore, era che, fra gli intrighi dei ‘grandi’, il tanto citato ‘piccolo uomo’, per la cui tutela le leggi sociali erano state concepite, rimaneva per strada. Il singolo lavoratore non sapeva che cosa succedesse nelle misteriose regioni superiori e quali decisioni venissero prese a suo riguardo; come l’eroe kafkiano ’Josef K.’ne sentiva sulla pelle le immediate ripercussioni senza mai giungere a conoscere i giudici che pronunciavano la sentenza su di lui.( Michael Müller)
‘Qui sotto’ regnava sempre più un caos apocalittico (…) che cosa mi tocca fare! Nei miei quattro capitanati distrettuali (…) la gente cade come ubriaca dalle armature, precipita dentro alle macchine, tutte le travi si ribaltano, tutte le scarpate si sgretolano, tutte le scale scivolano, ciò che si manda in alto precipita, e si cade dietro a ciò che si fa scendere. E quelle ragazze che nelle fabbriche di porcellana si buttano continuamente sulle scale con le pile di stoviglie mi fanno venire il mal di capo’[7] (Franza Kafka)
- ‘La giustizia non è un sogno. Perché ho creduto e credo nella dignità di tutti’[8]
Questo è il titolo del libro del giudice Raffaele Guariniello che descrivendo il suo ufficio (si è dimesso dalla magistratura nel 2015) scrive:
“… non era raro che dalla lettura di un libro nascesse o prendesse vigore l’idea di un’indagine’.
Ieri, in fabbrica. Le ragazze coi loro abiti sciolti, insopportabilmente sudici, con i capelli scarmigliati come al momento del risveglio, con l’espressione del viso trattenuta dall’incessante rumore delle cinghie di trasmissione e dalla singola macchina, automatica bensì, ma incalcolabile nei suoi arresti, non sono creature umane; nessuno le saluta, nessuno chiede scusa quanto le urta…’
Questo è Franz Kafka, Diari 1912. Pochi sanno che, oltre fare per quattordici anni l’ispettore nel settore della prevenzione degli infortuni, Kafka fu per sei anni contemporaneamente socio occulto della fabbrica praghese di amianto finanziata dal padre proprio nel periodo in cui scrisse Nella colonia penale e La metamorfosi. E pochi sanno che con ogni probabilità morì per causa di amianto.
Einaudi ha pubblicato alcune delle relazioni scritte dall’ispettore Kafka. Ma è nei suoi Diari che ho scoperto la sua visione della fabbrica, le ragazze che finito il turno si sciolgono il fazzoletto che tengono davanti alla bocca per non respirare la polvere, si contendono una spazzola per pulirsi i vestiti, e solo allora riescono a sorridere, a ‘onta del pallore e dei denti guasti’.
Questa immagine di una fabbrica dell’amianto evocata nei Diari di Kafka l’ho rivista con i miei stessi occhi a oltre mezzo secolo di distanza. Dal 1912 nulla o ben poco è cambiato” (pag.51-52).
Franz Kafka
Max Brod e Franz Kafka sul lago di Garda nel settembre 1909 (a 26 anni) poi andarono a Brescia per vedere un raduno di aeroplani
[1] Franz Kafka Aforismi di Zürau, a cura di Roberto Calasso, Adelphi 2004
[2] Corriere della Sera, 16 maggio 2016
[3] Michael Müller, L’impiegato Franz Kafka p. VII in Franz Kafka Relazioni Einaudi 1988
[4] Aforismi di Zürau,n°23 a pag.37
[5] ‘quando è più forte l’impulso ad appropriarsi di tutto, il bisogno di offrire alla propria curiosità intellettuale, magari a costo di rimanere in superficie..il più vasto, il più circolare, il più variamente e avventurosamente gremito degli spettacoli possibili’ Giovanni Raboni, Ripartire da Babele, p.13, in Poesia europea del Novecento 1900-1945 a cura di Piero Gelli Milano 1996
[6] Franz Kafka, Il Castello, pref. di Remo Cantoni, trad.di Anita Rho, Mondadori (1948)1964 pag.298
[7] F. Kafka, Confessioni e diari trad.di E.Pocar, Mondadori 1972, p.386
[8] Raffaele Guariniello, La giustizia non è un sogno. Perché ho creduto e credo nella dignità i tutti Rizzoli 2017