Aggiornato al 27/04/2024

Non sono d’accordo con quello che dici, ma difenderò fino alla morte il tuo diritto a dirlo

Voltaire

Vyacheslaw Braginsky (Birobizdan, Russia, 1955 - ) - Yom Kippur (The Day of Atonement)

 

Yom Kippur (18-19 settembre 2018)

di Vincenzo Rampolla

 

Ogni ebreo saluta l'anno che sta per finire, compenetrato dalla disposizione di spirito della Teshuvà, il fulcro spirituale della vita ebraica. Nei dieci giorni del Pentimento, tra Rosh Hashanà e Yom Kippur, lo spirito della Teshuvà è intensamente diffuso tra le comunità ebraiche di tutto il mondo. Yom Kippur è il giorno più santo del calendario.

Che cos’è la Teshuvà, uno dei maggiori poteri che l'ebreo ha ricevuto dal Creatore?

La Teshuvà ha due componenti: la sincera contrizione per le trasgressioni del passato e la ferma determinazione di essere migliori in futuro. La parola Teshuvà deriva da una radice che significa ritorno, e ha come scopo il ritorno a un primitivo stato di purezza. Permette al pentito di riabilitarsi e di essere di nuovo gradito al Signore, per cui diventa nuovamente degno agli occhi di Dio di ricevere la Sua grazia di essere amato da Lui, quanto lo era prima della trasgressione. Quando il pentimento è profondo e sincero, l'uomo pentito può plasmare il suo futuro, affinché sia senza macchia, non solo per quanto riguarda le azioni, ma anche le parole e i pensieri. La Teshuvà può cancellare le mancanze del passato: il suo potere è retroattivo Per quanto l'uomo non possa più influire sul suo passato, Dio che trascende i limiti temporali come ogni altro limite, fa sì che nella Teshuvà ci sia quella particolare qualità che permette all'uomo d'influire anche sul suo passato. Oltre a neutralizzare e annullare il passato l'uomo puo’ invertirlo, rendendolo positivo. Il fervore, lo studio della Torà e la preghiera fanno sì che le trasgressioni stesse rafforzino la sua fede nel Signore e vengano considerate come se fossero meriti.

Il Signore perdona le trasgressioni ed è necessario che l’ebreo perdoni se stesso e gli altri.

Chi si pente può sentire una certa amarezza, ma questa non è disgiunta da un sentimento di gioia e di felicità. Due le ragioni: l'ebreo deve compiere ogni precetto con gioia, essendo ognuna il compimento di un Precetto Divino, inoltre la natura stessa della Teshuvà è tale che ci sia posto per ambedue i sentimenti: amarezza e rabbia per l'anima animale che ha degradato l'uomo e l'ha fatto peccare; gioia, perché con la Teshuvà, la sua Anima Divina ritorna al Padre. La vita è una battaglia costante, tra il desiderio di fare la cosa giusta, che si identifica con l'anima e il desiderio di seguire i desideri, che corrisponde al corpo. Il Talmud paragona il corpo a un cavallo e l'anima a un cavaliere. È sempre meglio avere il cavaliere in sella al cavallo e che lo controlla e non il cavallo che controlla dove va il cavaliere.

Nel giorno di Yom Kippur il popolo ricevette in dono le seconde Tavole della Legge, senza essere colpito dai tuoni e dal bagliore di lampi come la prima volta, a significare che l'Onnipotente perdonò il popolo ebraico per la trasgressione del vitello d'oro. Per tutte le altre trasgressioni questo è decretato giorno di perdono degli errori, senza tuoni e lampi riferito al silenzio dell’amore profondo. Yom Kippur è un giorno di piacere, simile a ciò che si vivrà nel Mondo a venire e giorno di gioia, perché nel Mondo a venire non ci sarà alcun ostacolo o barriera tra Israele e il Padre nei Cieli. Israele gioirà nel suo Creatore senza alcun impedimento o distrazione.

Durante Yom Kippur nella preghiera pomeridiana si legge il Libro di Giona. un profeta inviato da Dio nella città di Ninive per esortare i suoi abitanti a modificare lo stile di vita, in caso contrario la città sarebbe stata distrutta. Giona rifiutò la missione e fuggì. Trovandosi in pericolo di vita decise comunque di compierla. Dinanzi al suo esempio gli abitanti si pentirono in massa e Ninive fu salvata. Con la lettura si dà una prova di quanto la Teshuvà sia elemento fondamentale nella vita di ogni ebreo, rappresentando la capacità e il coraggio di cambiare.

La radice della parola Kippur è kapparà, espiazione. Nella Torah viene chiamato Giorno degli espìanti (Yom ha Kippurim). È uno dei cosiddetti Giorni terribili, più propriamente Giorni di timore reverenziale (Yamim Noraim). La vigilia del digiuno di Yom Kippur è consuetudine che ogni uomo e ogni ragazzo prenda un pesce o un gallo e così ogni donna e ragazza un pesce o una gallina e li facciano roteare tre volte sopra il capo recitando una preghiera particolare:

 

Questo è il mio scambio, questo è il mio sostituto, questa è la mia espiazione.

Questo animale andrà alla morte ed io proseguirò verso una vita buona, lunga e di pace. Figli dell’uomo che siedono nel buio e nell’ombra della morte, legati nella miseria e da catene d’acciaio, Egli li porterà fuori dal buio e dall’ombra della morte e separerà le loro catene. Folli peccatori, afflitti a causa dei loro modi peccaminosi e delle loro malefatte; la loro anima detesta ogni cibo ed essi giungono alle porte della morte, essi piangono al Signore nella loro angoscia; Egli li salva dalle loro afflizioni. Egli emana la Sua parola e li guarisce, Egli li salva dalle loro tombe. Che essi ringrazino il Signore per la Sua bontà e i Suoi miracoli per i figli dell’uomo. Se esiste un angelo difensore, per un uomo tra mille [accusatori], per difendere la sua rettitudine, allora Egli sarà affabile con lui e dirà: salvalo dall'essere inviato giù nella tomba, ho trovato l’espiazione [per lui].

 

Successivamente, l’animale viene ucciso secondo le norme rituali kasher e viene donato ai poveri affinché lo consumino durante il pasto che precede il digiuno. Molti usano far roteare sul capo del denaro anziché il volatile, con le stesse preghiere. Anche il denaro viene poi offerto ai bisognosi.

Yom Kippur è preceduto dai giorni solenni di Rosh Hashanà durante i quali i pensieri si volgono alle questioni di scopo e adempimento, direzione e destino. Rosh Hashanà è seguito da sette giorni di introspezione dell'anima, che fortificano la coscienza spirituale. Con l’avvicinarsi a Yom Kippùr, avviene ciò che sembra essere l'antitesi di tutto ciò per cui si sta operando. Si consuma un pasto festivo e non appena terminato inizia un periodo di ventisei ore di elevata spiritualità, diversa da tutto ciò che avviene durante l'anno e lo stato d'animo si fa serio. Yom Kippùr è un giorno intero immerso nelle preghiere, senza mangiare nè bere, come se la vita derivasse solo da fonti spirituali. Molti si vestono di bianco poiché in questo giorno si è paragonati ad angeli immacolati. Il colore bianco rappresenta la purezza alla quale tutti aspirano. Si evita di portare gioielli d’oro perché il metallo prezioso ricorda il peccato del vitello d’oro nel Giorno del Giudizio.

La Torà vieta di mangiare e bere nel giorno dello Yom Kippur; in seguito i saggi proibirono qualsiasi forma di godimento e di piacere e in pratica cinque sono i divieti, oltre a quelli vigenti di Shabbàt, se cadesse di sabato: mangiare e bere; spalmare creme sul corpo e truccarsi; lavarsi; calzare scarpe di cuoio o di pelle; avere rapporti intimi.

Yom Kippur inizia alla sera con il Kol Nidre (in aramaico tutte le promesse) una preghiera unica e particolare. Il servizio inizia con la recita prima del tramonto e rappresenta l'annullamento di tutti i voti pronunciati nel corso dell'anno. L'indomani mattina prosegue con la lettura del Sefer Torà e la Benedizione Sacerdotale. Nel rituale pomeridiano viene incorporata la lettura del Sefer Torà e del libro di Giona. La preghiera di chiusura (Neillà) avviene quando le Porte del Cielo vengono chiuse. Al termine si suona lo Shofàr. Dopo la recitazione delle ultime preghiere si può rompere il digiuno.

Dopo la preghiera di apertura del primo giorno di Rosh Hashanà si osserva il Tashlìch, che letteralmente significa gettare. Questo rituale consiste nel recarsi in riva a un corso d’acqua e nel recitare alcune preghiere, accompagnate dal gesto simbolico di svuotare le proprie tasche (metafora dell’anima) da tutti i peccati commessi durante l’anno, facendo buoni propositi per quello in arrivo.

Il Tashlìch si svolge in riva a un fiume perché Rosh Hashanà è il primo dei giorni detti terribili che portano al digiuno di Kippur, in cui l’ebreo arriva a concepire Dio non solo come il Creatore del mondo ma anche come Colui che lo governa giorno dopo giorno, che condiziona la storia e quindi l’esistenza di ogni essere vivente. L’uomo in quanto suddito al cospetto del Re, deve rendergli conto delle azioni. In passato, i re venivano consacrati in riva a un fiume, quale espressione simbolica della speranza che il Regno prosperasse come il flusso del fiume, eterno e inarrestabile. Allo stesso modo ci si deve porre davanti al Re, consacrandolo e rispettandolo.

La preghiera del Tashlìch ricorda questa cerimonia magistrale, provocando nella persona un forte impatto emotivo e spingendola alla riflessione e all’introspezione psicologica:

 

Tutti i voti, gli impegni, i giuramenti e gli anatemi (chiamati konam, konas o con altri nomi), che potremmo aver pronunciato o per i quali potremmo esserci impegnati, siano cancellati. Da questo giorno di pentimento sino al prossimo (la cui venuta è attesa con gioia), noi ci pentiremo.

Alcuni maestri consigliano di recarsi ad effettuare il Tashlìch in piccoli gruppi, per non essere portati a distrarsi in conversazioni inadatte al momento. Le comunità che non abitano nelle vicinanze di corsi d’acqua possono svolgere il rituale presso fontane o laghetti. Nel caso in cui fossero anche questi troppo lontani, è possibile posticipare la preghiera sino all’ultimo giorno di Sukkòt (Festa delle Capanne), quando Dio suggella definitivamente ciò che è stato deciso a Kippur.

Il rito dello Yom Kippur viene descritto quattro volte nel libro del Levitico e nel calendario ebraico inizia al crepuscolo del decimo giorno del mese ebraico di Tishrì (tra Settembre e Ottobre del calendario gregoriano) e continua fino alle prime stelle della notte successiva. Può quindi durare 25-26 ore. All'epoca del primo e del secondo Tempio di Gerusalemme venivano offerti i sacrifici descritti nella Torah. Le persone malate consultano in anticipo un'autorità rabbinica competente per verificare se il loro stato le esenti dal digiuno. Con Yom Kippur si completa il periodo di penitenza di dieci giorni iniziato con il Capodanno di Rosh Hashanà. La preghiera mattutina viene preceduta da alcune litanie e richieste di perdono, aggiunte in abbondanza nella liturgia.

Secondo Mosè Maimonide tutto dipende da quanto un uomo meriti che vengano cancellati i demeriti che pesano sul suo conto, quindi è bene moltiplicare le buone azioni prima del conteggio finale fatto il Giorno del Pentimento. Coloro che Dio considera meritevoli entreranno nel Libro della Vita e la preghiera recita:

 

Entriamo nel Libro della Vita. Recita anche l'auspicio: Possa tu essere iscritto nel Libro della Vita per un gioioso anno.

 

Nella corrispondenza scritta tra Capodanno e il Giorno del Pentimento, colui che scrive una lettera ad esempio, conclude augurando al mittente che Dio approvi il suo desiderio di felicità. Nella sua particolarità di Giorno del Pentimento, lo Yom Kippur è sopravvissuto all'abbandono delle pratiche sacrificali dell'anno 70 d.C. I testi ebraici insegnano che in questo giorno non è permesso che venga compiuta altra attività se non il pentimento. Il pentimento è l'indispensabile condizione per tutti i vari significati dell'espiazione. La confessione del penitente è una condizione richiesta per l'espiazione. Il Giorno del Pentimento assolve dalle colpe di fronte a Dio, ma non di fronte alla persona offesa fin quando non si ottiene il perdono esplicito dalla stessa. È usanza di terminare ogni disputa o litigio alla veglia del giorno di digiuno con incontri con gli interessati. Anche le anime dei morti sono incluse nella comunità dei perdonabili del Giorno del Pentimento. È un costume per i bambini che abbiano perso i genitori di ricevere una menzione pubblica in sinagoga e di offrire doni caritatevoli alle loro anime.

Contrariamente al credo popolare, Yom Kippur non è un giorno triste e viene sempre considerato giorno di vacanza, sia in Israele che fuori dei confini. Gli ebrei Sefarditi, di origine spagnola, portoghese o nordafricana chiamano questa festività il Digiuno Bianco, da cui l'usanza di indossare solo vestiti bianchi, come già detto per simbolizzare il candore delle anime. Per le preghiere della sera si indossa un Tallìt (scialle di preghiera rettangolare) usanza speciale che si tiene solo al termine della celebrazione dello Yom Kippur con il suono dello shofar.

Secondo il Talmud, Dio apre tre libri il primo giorno dell'anno: uno per i cattivi assoluti, un altro per i buoni assoluti, e il terzo per la grande classe intermedia. Il destino dei buoni e cattivi assoluti viene determinato in quel momento; il destino della classe intermedia resta sospeso fino al giorno di Yom Kippur, quando il fato di ognuno si decide. Il brano liturgico afferma:

 

Dio Re, che siedi su un trono di misericordia per giudicare il mondo, Tu che sei allo stesso tempo Giudice, Difensore, Esperto e Testimone, apri il Libro delle Firme, ove dovrebbero esserci le firme di ogni uomo. La grande tromba viene suonata, si sente una voce grave e decisa, gli angeli fremono, dicendo: Questo è il Giorno del Giudizio. Perché gli stessi ministri di Dio non sono puri dinanzi a Lui? Come un pastore dirige il suo gregge, facendolo passare sotto il proprio bastone, così Dio fa passare ogni vivente di fronte a Lui, per stabilire i limiti della vita di ogni creatura e per definirne il destino. Nel Giorno di Yom Kippur il decreto è stilato. Nel Giorno del Pentimento è sigillato; chi vivrà e chi morirà.

Ma il pentimento, la preghiera e la carità possono evitare il crudele decreto.

 

Al centro della liturgia antica è la confessione dei peccati:

 

Perché non siamo tanto arroganti da dire a Te che siamo giusti e che non abbiamo peccato, mentre nella realtà abbiamo peccato... Che la Tua volontà sia che io non pecchi di nuovo. Ti piaccia lavare i miei peccati trascorsi, secondo la Tua bontà, ma non con punizioni severe.

 

Dal 6 al 25 ottobre 1973, nei giorni dello Yom Kippur ebraico e del Ramadan musulmano, a seguito di un attacco improvviso degli eserciti di Egitto e Siria contro Israele, scoppiò la Guerra del Kippur, conflitto armato combattuto tra Israele e una coalizione araba composta da Egitto e Siria, con supporto di armi e truppe da parte di: Cuba, Libia, Algeria, Marocco, Tunisia, Uganda, Sudan, Pakistan, Iraq, Giordania e Cisgiordania occupata.

Si tratta della quarta guerra arabo-israeliana provocata dal mondo arabo, umiliato dalla disfatta dell'alleanza siro-giordano-egiziana durante la Guerra dei 6 giorni (5-10 giugno 1967, con conquista da parte di Israele di: Penisola del Sinai e striscia di Gaza all'Egitto, Gerusalemme Est e Cisgiordania alla Giordania e alture del Golan alla Siria). Gli israeliani, in digiuno e preghiera e con l'intera nazione con radio e Tv spenti per 25/26 ore, furono colti di sorpresa e poche migliaia di soldati israeliani in servizio (10% rispetto agli arabi), cercarono di contrastare le forze arabe, anch'esse in digiuno e in preghiera per il mese del Ramadan. Gli Accordi di Camp David del 1978 portarono alla normalizzazione delle relazioni tra Israele ed Egitto, prima nazione araba a riconoscere l'esistenza dello Stato di Israele.

Ancora oggi l'esito della guerra, la condizione giuridica dei territori occupati e il relativo problema dei rifugiati influenzano pesantemente la situazione geopolitica del Medio Oriente.

 

Inserito il:14/09/2018 16:35:19
Ultimo aggiornamento:15/09/2018 00:16:11
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