Ivica Petras (Zagabria, Croazia, - Contemporaneo) - Memory
Sfogliando la memoria
di Gianni Di Quattro
La nostra memoria è importante, contiene il nastro della nostra vita, consente di rivedere, di ripensare, di rivivere i momenti belli, quelli che ci hanno toccato di più, quelli cui siamo legati per quello che hanno rappresentato e che continuano a rappresentare. Può essere consultata in qualsiasi momento, non può cancellare, può solo accantonare e, purtroppo, si può perdere o comunque può accusare lacune e vuoti più o meno grandi. Può succedere specie quando l’età avanza ed è forse il degrado maggiore che colpisce un essere umano.
La nostra memoria è, come direbbero i giovani, il data base che serve per vivere, per sapere e non solo per ricordare. E si può sfogliare proprio come un libro, un diario e si possono anche sottolineare certi passaggi, si possono inserire dei segnalibro per andare subito dove ci piace andare.
Un grande segnalibro io lo tengo da sempre inserito alla lettera A per ritrovare subito le cose più care, perché l’ordine della memoria è multiplo, cioè variabile, come neanche per i database, quelli elettronici, è ancora possibile. A per me vuol dire amicizia ma anche amore.
Certo amicizia. Sento che è la cosa più bella della vita, sento che tanti sono stati gli amici, tanti me li sono ritrovati nei momenti difficili o che io ritenevo tali, sento che senza gli amici o con molti meno amici la mia vita sarebbe stata diversa, certamente più difficile, più triste.
Prima di tutto gli amici con cui si cresce, con cui si condividono la formazione, i sogni, i problemi della famiglia, dello sviluppo, le prime emozioni sentimentali, le prime attività anche pubbliche come nella politica o in qualsiasi altra cosa. Io ricordo molto questi amici, alcuni dei quali sono stati come fratelli e purtroppo sono scomparsi fisicamente, ricordo gli impegni politici universitari, ricordo le discussioni per la definizione dei piani di studio, le iniziative per soddisfare l’ansia di conoscere, di capire come e cosa fare pur nella limitatezza delle possibilità economiche, geografiche, culturali. E poi gli amici conquistati durante la vita del lavoro, con molti di loro ancora oggi condivido interessi e pensieri e non dimenticherò mai alcuni carissimi che non ci sono più. Ecco, sfogliare la pagina dell’amicizia significa dare proprio un senso alla propria vita, significa che gli anni non sono passati invano, rappresentano in definitiva il vero successo, quello umano che ha un valore che scavalca quello economico o quello effimero di posizioni sociali e professionali definite di prestigio.
Come pure l’amore. L’amore nel senso più ampio per le persone prima di tutto, per i valori e per le cose. Per le persone della propria famiglia che non finisce mai, per le donne che hanno fatto tremare il cuore e le pochissime che hanno ricambiato il tremore, sino a quella con cui si è costruito il futuro insieme e che non accenna a finire, i valori come la bellezza, la cultura e il rispetto e le cose come i luoghi dell’infanzia e della gioventù, gli ambienti di vita e di lavoro, i posti visitati nel mondo che hanno provocato meraviglia e quelli che hanno maggiormente stimolato il piacere di vivere. In alcuni di essi mi è anche capitato di vivere in modo permanente per lunghi periodi, in Spagna prima e in Messico poi, e soprattutto nel primo caso mi è capitato di adottare quel paese come seconda patria per averlo sentito profondamente vicino. Ecco l’amore che copre tutta la vita, la modifica e la rende bella, degna, piena.
Il piacere per tutti è di potere e volere continuare a sfogliare il libro della memoria con la consapevolezza che solo il passato è il viatico necessario per il futuro, per costruirlo e anche, se si vuole, per farlo diverso, solo il passato giustifica la vita vissuta non importa a quale livello è giunta. Quelli che non lo possono più fare sprofondano nel niente che è il pozzo vuoto della nostra vita finita e quelli che lo potrebbero fare e non lo fanno sprofondano nella miseria, che è il pozzo ancora più profondo, quello che contiene le vite buttate, quelle che attraversano il mondo come fantasmi.