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Lo sciopero del sesso, arma vincente di Lisistrata
di Vincenzo Rampolla
Indicato a volte come ricatto o boicottaggio del sesso, lo sciopero del sesso è un tipo di protesta, un metodo di resistenza non violenta in cui una o più persone si astengono dal fare sesso con i propri partner per raggiungere un obiettivo. Forma di astinenza sessuale temporanea, gli scioperi del sesso sono stati sfruttati nel tempo come arma collettiva di rivolta in diversissimi casi, dalla guerra, alla violenza delle bande criminali, al benessere sociale. Nel citare alcuni esempi di scioperi indetti nel mondo dalle donne nelle società primitive di cacciatori-predatori e in altre tradizioni pre-coloniali, oggi alcuni antropologi sostengono che proprio grazie a queste forme di solidarietà, soprattutto le resistenze collettive contro la possibilità di venir stuprate, che il linguaggio, la cultura e la religione si siano instaurati nella nostre specie. Controversa sull'origine dell'uomo, l’ipotesi è nota come teoria delle Female Cosmetic coalitions (FCC) o teoria dello sciopero del sesso oppure teoria di Lisistrata dello sciogli eserciti. Ancora oggi resistono società di cacciatori- predatori in territori dove la presenza di comunità agricole o industriali non li ha ancora spinti, pacificamente o con la forza, ad abbandonare l'organizzazione originaria. Tra queste società figurano i Pigmei e i Boscimani africani, i Semang della Malesia e gli indios dell'Amazzonia.
Tratti da esperienze in varie Nazioni del pianeta, numerosi gli esempi di sciopero del sesso.
Nigeria. All'interno del popolo degli Igbo, nella Nigeria pre-coloniale, la comunità delle donne spesso si riuniva all'interno del Consiglio, una sorta di Sindacato delle donne, guidato da una donna che aveva il diritto all'ultima parola nelle assemblee pubbliche. Il suo primo compito era assicurarsi che gli uomini si comportassero in modo adeguato, punendo i loro tentativi di molestie o abusi. Per questo gli uomini temevano che il Consiglio potesse indire manifestazioni da parte di tutte le donne, ben determinate a rifiutarsi di adempiere agli obblighi e ai ruoli richiesti dalla società, inclusi quelli domestici, sessuali e materni: abbandonavano in massa la città, portando con sé i piccoli e se infuriate attaccavano ogni uomo incontrato. Nel tempo quel Sindacato non è più rinato.
Colombia. Nell'ottobre del 1997, il capo delle forze militari della Colombia, il generale Manuel Bonnet, incitò pubblicamente a uno sciopero del sesso le mogli e fidanzate dei guerriglieri della sinistra politica, dei trafficanti di droga e dei paramilitari per ottenere un cessate il fuoco. Inoltre il sindaco di Bogotà, per una notte dichiarò la capitale zona per sole donne, suggerendo agli uomini di restarsene a casa per riflettere sulla violenza. I guerriglieri si beffarono dell’iniziativa, essendo presenti nell'esercito oltre 2.000 donne. Alla fine, il cessate il fuoco venne raggiunto, ma durò poco. Nel settembre del 2006, dozzine di moglie e fidanzate di membri di gang potenti, diedero il via a uno nuovo sciopero del sesso detto La huelga de las piernas cruzadas (Sciopero delle gambe incrociate) per contenere la violenza delle bande criminali nella regione del caffè, reazione alla morte di 480 persone. Obiettivo: obbligare i membri delle gang a consegnare le armi nel rispetto della legge. Funzionò e nel 2010 i tassi di omicidio in città subirono un enorme calo, fino al 26,5%. Nel giugno del 2011, le donne del Movimento dello Sciopero delle gambe incrociate, ritornarono alla carica a Barbacoas, città della Colombia sudoccidentale lasciata molto isolata, con uno sciopero del sesso per indurre il Governo a riparare le strade tra Barbacoas e le città vicine. Dopo 112 giorni di sciopero, il Governo colombiano si arrese, intervenne e cominciarono i lavori stradali.
Kenya. Nell'aprile del 2009, un gruppo di donne keniote organizzò uno sciopero del sesso di una settimana rivolto alla classe politica, nel tentativo di porre fine al rapporto di potere conflittuale tra il Presidente Mwai Kibaki e il Primo Ministro Raila Odinga. Il gruppo delle attiviste incoraggiò a partecipare anche le mogli del Presidente e del Primo Ministro, offrendo inoltre alle prostitute del Paese di ripagare i loro guadagni persi se avessero partecipato anche loro. La cosa andò in porto.
Sudan del Sud. Nell'ottobre del 2014, Pricilla Nanyang, leader politica, ha organizzato un incontro tra le attiviste pacifiste nella capitale Giuba per far progredire la causa della pace, della guarigione e della riconciliazione incitando le donne del Sudan del Sud a negare ai propri mariti i diritti coniugali finché non si fossero impegnati a far sì che la pace ritornasse.
Liberia. Nel 2003, Leymah Gbowee e il movimento pacifista Women of Liberia Mass Action for Peace, ha organizzato una protesta nonviolenta che ha incluso uno sciopero del sesso. Le loro proteste hanno portato la pace in Liberia dopo una guerra civile durata 14 anni e all'elezione di Ellen Johnson Sirleaf, la prima donna a diventare Presidente del Paese. Nel 2011, è stato conferito a Leymah Gbowee e ad altre donne il premio Nobel per la Pace per la loro lotta non violenta per la sicurezza delle donne e per i diritti di partecipazione delle donne in un processo di pace.
Togo. Nel 2012, ispirata dallo sciopero del sesso del 2003 in Liberia, la coalizione togolese all'opposizione Sauvons le Togo ha chiesto alle donne di astenersi dal sesso per una settimana come forma di protesta contro il Presidente Etienne Gnassingbé, la cui famiglia era stata al potere per oltre 36 anni. Obiettivo dello sciopero: motivare gli uomini non ancora coinvolti nel movimento politico a sostenere la protesta. La leader dell'opposizione, Isabelle Ameganvi ha visto la protesta come una potenziale arma di battaglia per il cambiamento politico. L’azione è fallita ed è salito al potere Faure Gnassingbè, figlio del dittatore. Uno sciopero di una settimana è stato insufficiente.
Filippine. Durante l'estate del 2011, le donne dell'isola di Mindanao imposero uno sciopero del sesso di varie settimane nel tentativo di porre fine alle continue lotte tra i loro due villaggi.
Italia. Durante le preparazioni della vigilia di Capodanno, nel 2008, centinaia di donne napoletane hanno giurato che avrebbero fatto dormire sul divano i propri mariti e compagni, a meno che non avessero preso serie iniziative per impedire che i fuochi d'artificio causassero gravi danni e morti.
Ucraina. Nel 2014, il gruppo FEMEN ha proclamato uno sciopero del sesso per protestare contro lo sfruttamento sessuale delle donne, lanciando una storica campagna: Non darla al russo.
Nel teatro, il più celebre esempio di sciopero del sesso è costituito da Lisistrata, commedia contro la guerra del drammaturgo greco Aristofane. Guidate da Lisistrata, le donne negano il sesso ai loro mariti, strategia per portare finalmente la pace alle guerre del Peloponneso, capaci di coinvolgere tutte le città dell’Ellade e delle colonie.
Ad Atene, a due anni dalla sconfitta in Sicilia, lo Stato è controllato da una giunta di commissari e il conflitto con Sparta non trova tregua. In questo clima, la pungente satira teatrale è una potentissima arma, capace di stimolare il pensiero critico degli abitanti della polis. La guerra non ha portato morte e dolore solo agli uomini, ma anche alle donne come madri, mogli, figlie e sorelle dei combattenti. Il Paese insanguinato è alla disperata ricerca di una soluzione. Il popolo è stanco, il desiderio di pace penetra ovunque e lo testimonia Lisimaca, dea protettrice di Atene, la donna che scioglie le guerre. È questa la figura che ha ispirato Aristofane a scrivere un’opera tuttora attuale e di forte impatto sociale. Lisistrata è una commedia che esalta la forza motrice del sesso, ritenuto già dai Greci tanto potente da poter condurre alla soluzione del conflitto. Rappresentata in piena guerra nel 411 a.C. al Teatro di Dioniso di Atene, celebre per l’adattamento del 1920 a Berlino e diffusa in Europa grazie alla prima edizione stampata in italiano a Venezia nel 1545, è la storia di una donna pronta a sacrificare il proprio piacere e quello delle sue concittadine per convincere gli uomini alla pace duratura.
Opera di impressionante modernità, le donne vengono poste sullo stesso piano degli uomini inneggiando all’isonomia, l’eguaglianza di fronte alla legge, uno dei principî fondamentali della democrazia presso gli antichi Greci. È il riscatto in una vera e propria guerra tra i generi, animato dall’intenzione più nobile: ristabilire la pace e la serenità. La concretezza della commedia e la sua vicinanza alla realtà, antica e contemporanea, è insita nell’arma che Lisistrata utilizza per vincere la sua guerra: la libido. L’eroina raduna all’acropoli le donne della città, con il gruppo delle anziane e le convince ad attuare uno sciopero del sesso, accompagnata da cori di ineguagliabile potenza. Se tutte si rifiuteranno di concedersi, gli uomini finiranno per perdere la testa e allora, sedotti ad arte e lasciati a bocca asciutta, potranno abbassare le armi e finalmente ascoltare le loro mogli che vogliono solo porre fine al sanguinoso conflitto che dura ormai da 27 anni.
Lisistrata, in greco la donna che scioglie gli eserciti, è la storia della rinuncia al piacere più grande, il motore che muove il mondo: il sesso. Per gli uomini è un crescendo di disperazione così potente da convincerli ad iniziare una trattativa con Sparta dove, grazie alla comunicazione tra le donne, lo sciopero si è diffuso e sta allarmando la popolazione maschile. Lisistrata può così trattare con gli ambasciatori delle donne Spartane, tra le quali si distingue la giovane Lampitò. Gli uomini, ormai straziati e increduli, si accordano, costretti ad assistere al vero miracolo: le donne hanno raggiunto il loro scopo, è tornata la pace e anche la congiura può terminare. L’aspetto sorprendete, oltre che il risvolto vivace e esilarante, è quello di vedere come anche il desiderio femminile sia considerato potente e naturale. Tutte le donne soffrono nel rinunciare a concedersi ai loro uomini, tanto che, come in ogni battaglia, anche in questa non mancano le dissidenti.
La fatica più grande è quella di Lisistrata, geniale eroina intelligente, scaltra, passionaria e determinata a ottenere ciò che desidera e capace di convincere le sue alleate a combattere una nuova battaglia, dura e impegnativa. La sua forza sta nella dose di pazienza e strategia, abilità di cui le donne sanno dare prova ogni giorno. Le donne dimostrano così di essere utili allo Stato di fronte agli uomini che esibiscono impotenti i loro falli eccitati: anch’esse hanno il diritto e il dovere di proteggere lo Stato, con armi diverse: non uccidono, ma obbligano a pensare.
(consultazione: lisistrata, aristofane; tuttomondo, francesco bondielli; bernhard zimmermann – la tragedia greca – michele magno – startmagazine; giulia contini; enciclopedia treccani)