Georges Moreau De Tours (Ivry-sur-Seine, F, 1848 – 1901) - Heinrich Heine e la Musa della poesia
English and Italian Books
di Marialuisa Bordoli Tittarelli
Anche se la primavera stentava ad arrivare, qualche messaggio lo si poteva leggere qua e là: alcune piccole gemme sui rami, un timido canto di merlo, un raggio di sole più caldo.
La signora Persi, che non faceva più la cuoca in casa Coldbridge, guardava dalla vetrina in cerca di questi segnali di fine inverno.
Da circa due mesi aveva lasciato la luminosa cucina al piano terra della villa dei gentilissimi datori di lavoro e si era trasferita a Cambridge dove aveva ricominciato da capo.
Ora si occupava insieme a Greg di una bella libreria.
“English and Italian Books” era il nome del negozio, non particolarmente originale, ma che aveva il pregio di indicare con chiarezza e semplicità che tipo di libri vi si potevano trovare.
Avevano stabilito di comune accordo che ognuno si sarebbe occupato delle produzioni letterarie delle rispettive patrie, consultandosi frequentemente non solo per avere approvazione o rassicurazione, ma soprattutto per il piacere di raccontare e condividere.
I due reparti, quello inglese e quello italiano, erano ben separati al centro da uno spazio arredato con due tavoli apparecchiati con tovaglie candide, ai quali i clienti, volendo, potevano bere tazze di the, all’ora della merenda o un bicchiere di vino a quella dell’aperitivo.
La libreria accompagnava the e bevande con una torta o degli stuzzichini che ogni giorno la fantasia della signora Persi creava.
Nancy, la ragazza di corvée che in casa Coldbridge lavava i piatti, aveva accolto con entusiasmo la proposta di servire ai tavoli e riordinare il negozio e la piccola cucina.
Tutto era stato organizzato così bene e così velocemente da fare spesso credere alla signora Persi che si trattasse di un sogno e non di realtà.
Passare le giornate fra i libri che considerava creature vive, oggetti sacri, da maneggiare con amore e rispetto, portatori come erano di meraviglia e conoscenza, non era lavoro ma pura gioia.
Greg condivideva questa passione, magari senza lo stesso pathos, sorridendo spesso davanti alle manifestazioni di entusiasmo della sua compagna.
Quella giornata di primavera Gregory stava leggendo ad alta voce una poesia di Shakespeare sul quale avevano avuto lunghe conversazioni poiché la signora Persi, pur amando moltissimo quello che considerava l’autore più completo di tutta la storia della letteratura, non ne aveva la stessa profonda conoscenza.
Alla fine della lettura esclamò – Considero la poesia un piacere assoluto, tuttavia mi chiedo se oggi non sia qualcosa di obsoleto, di inutile, di fuori moda.
Una volta quello del poeta era considerato il linguaggio degli dei e il poeta stesso un individuo fuori dal comune, con poteri e sensibilità superiori. Insomma un essere di tutto rispetto. Oggi non so quanto questa figura sia popolare o amata. –
Greg non rispose subito; come era sua abitudine lasciava passare qualche secondo prima di rispondere e questo faceva sì che tutto quello che diceva venisse accolto seriamente perché l‘interlocutore di turno, automaticamente, considerava quel breve attimo di silenzio come segnale di interesse per ciò che aveva detto e di conseguenza era pronto ad ascoltare con molta attenzione anche la risposta.
Infine disse che in effetti la poesia era decisamente meno popolare di un tempo e, secondo lui, per almeno due motivi: il primo per carenze culturali e il secondo per mancanza di tempo.
Le carenze culturali erano determinanti: per amare la poesia occorre comprenderla, esserne un po’ “educati” insomma, poiché a certe sintesi estreme, come per esempio quelle della poesia moderna o ermetica, occorre un po’ di preparazione, anche se spesso basterebbe lasciarsi andare all’emozione che le immagini suscitate dalle parole procurano.
Un po’ come succede con la pittura moderna. Non sempre si è in grado di capire il messaggio che il pittore intende esprimere, ma l’insieme dei colori, la pressione o l’impronta di alcuni tratti suscitano comunque reazioni o emozioni in chi guarda e osserva.
Certamente per “addetti ai lavori” o per persone che l’arte l’hanno coltivata, comprensione e piacere saranno più profondi e completi.
Lo stesso discorso può essere fatto per la musica. Il primo messaggio, quello superficiale, arriva facilmente.
Le onde musicali parlano un linguaggio emotivo diretto che non ha, apparentemente, bisogno di mediazioni o elaborazioni. Entra immediato, come un aroma e smuove emozioni e sentimenti. Goderne in modo più ampio presuppone una capacità di ascolto più complessa e strutturata. Chi ha provato a penetrare oltre la prima cortina di suoni sa bene che un pezzo, specie di musica classica, cambia sapore e si arricchisce man mano che si procede nell’approfondimento del discorso musicale.
La poesia necessita di un minimo di addestramento all’ascolto; un’esercitazione a meditare, a seguire in profondità il concetto e il pensiero.
E ha bisogno di tempo, silenzio, spazio.
Tempo per ascoltare, anzi, assaporare una poesia. Spesso al di là del messaggio che i versi comunicano in modo immediato, ci sono immagini che raccontano di cose più profonde, come un sasso buttato nell’acqua crea cerchi sempre più allargati.
La signora Persi aveva seguito assorta tutto il discorso di Greg e, imitandone il comportamento, lasciò passare qualche secondo prima di intervenire.
- Penso tu abbia ragione – esordì infine – ci vogliono tempo e cultura per apprezzare al meglio la poesia, ma ci vuole soprattutto il desiderio di bellezza.
La poesia è “inutile” in un tempo che ha fretta, predilige cose concrete, successi immediati, prestazioni di forza, manifestazioni clamorose, eclatanti.
Questo è un tempo che ama i sentimentalismi più che i sentimenti, le sdolcinature più che la dolcezza, si esprime per abbreviazioni, sigle, acronimi e addirittura emoticon.
E’ vero che la poesia sintetizza al massimo e offre in poche parole un concentrato di profondità, ma, per comprenderlo, occorre aver già percorso le strade che essa ha accorciato. -
Seguì un breve silenzio durante il quale entrambi pensavano la stessa cosa e cioè se la poesia fosse destinata a scomparire come tante altre cose dimenticate e dismesse.
- Non credo che succederà – esclamò infine la signora Persi. Ci sono momenti nella vita in cui tutti diventiamo poeti e non penso solo a quando ci si innamora, ma a tutti i momenti di profondo sentimento, di ricerca interiore, di desiderio di eternità. Sono i momenti in cui si cerca senza saperlo un modo che esprima concetti non deteriorabili, non datati, comprensibili universalmente, in qualche modo sacri. Ecco allora che si cerca un linguaggio capace di evocare immagini che tocchino corde profonde, che muovano emozioni. Poesie …. –
Poi andò a prendere da uno scaffale un libro di poesie di Quasimodo.
- Ecco, disse aprendolo e mostrandolo a Greg, dimmi se questi tre versi non ti aprono una finestra sull’immenso, parlando una lingua universale, viva, attualissima anche se sono stati scritti quasi cento anni fa (1930) …
“Ognuno sta solo sul cuore della terra
trafitto da un raggio di sole:
ed è subito sera.”
Gregory conosceva e amava molto quella poesia. Assentì sorridendo, poi, da buon inglese, suggerì che la magnifica poesia evocava sì mondi superiori, ma anche tristi realtà con la parola “trafitto”, che faceva pensare subito a frecce acuminate, e a quella “sera “così immediata da non lasciare spazio a grandi speranze.
Quindi propose di avvicinarsi a un tavolo e di bere un buon aperitivo per brindare alla poesia, certamente, ma anche ai poveri mortali che ne avevano molto bisogno per affrontare coraggiosamente la fine della giornata.
- Ecco che finisce tutto proprio a tarallucci e vino!– esclamò ridendo la signora Persi che si divertì a spiegare, con dovizia di particolari, il senso di ciò che aveva detto e che suonava così misterioso alle orecchie dell’incuriosito Gregory.