Aggiornato al 06/03/2025

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Voltaire

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Minosse o della Legge, brano di Platone per la maturità classica

di Vincenzo Rampolla

 

Platone è presenza costante e autorevole nei testi per l’Esame di Stato.

Negli ultimi 20 anni, nel 2004,  2010 e 2024, le sue opere sono state scelte tre volte come materia di studio e commento per i maturandi, ponendolo come l’autore classico prediletto.

Platone, è uno dei filosofi più influenti della storia del pensiero occidentale. Nasce ad Atene intorno al 428 a.C. da una famiglia aristocratica, è allievo di Socrate e fonda la celebre Accademia, una delle prime istituzioni di educazione superiore del mondo antico.

Le sue dottrine filosofiche hanno avuto un impatto duraturo su molteplici ambiti del sapere, dalla metafisica all’epistemologia, dall’etica alla teoria politica. Alla base del suo sistema filosofico vi è la teoria delle Idee o Forme, secondo cui il mondo sensibile che percepiamo non è che un’ombra imperfetta di un Regno ideale di Forme eterne, immutabili e perfette. La sua filosofia ha fortemente influenzato il pensiero di molti filosofi, dal Neoplatonismo all’Umanesimo rinascimentale fino alle filosofie moderne ed è tuttora oggetto di studio approfondito. Le sue idee sulla conoscenza come reminiscenza, sull’immortalità dell’anima e sulla necessità per i governanti di essere filosofi-re, hanno plasmato la civiltà occidentale. Se alcune delle sue teorie possono oggi apparire superate, il suo esercizio del dubbio socratico, la sua fede nella ragione e nella ricerca della verità tramite il dialogo e l’argomentazione logica rappresentano un’incalcolabile eredità.

Tra le sue opere più note vi sono la Repubblica, un trattato sulla giustizia e sulla migliore forma di governo e il Simposio, un dialogo sui diversi aspetti dell’amore. In questi e altri scritti, Platone affronta temi fondamentali come la conoscenza, l’anima, la virtù e il Bene supremo con profondità e acutezza di pensiero. Per la maturità classica si evince che la scelta di un brano estratto dal celebre dialogo Minosse o della legge è stata curata per offrire agli studenti l’opportunità di confrontarsi con temi universali e più che mai attuali come la giustizia e la legalità, attraverso la lente della filosofia e della antica cultura greca. In esso egli immagina un confronto tra un anonimo personaggio e Minosse, mitico re di Creta e giudice mitologico dei morti.

Fin dalle prime battute, Platone pone una questione cruciale: cos’è la legge e qual è il suo rapporto con la giustizia? L’interlocutore definisce la legge come ciò che comanda, una mera imposizione dell’autorità. Ma Minosse ribatte che una legge ingiusta, seppur formalmente in vigore, non può dirsi vera legge.

Per Platone, la legge non può ridursi a un atto di volontà del legislatore o di autorità del sovrano. Essa deve necessariamente conformarsi a un ideale superiore di autorevolezza, giustizia e rettitudine. Una norma ingiusta, per quanto promulgata legalmente, è in realtà una forma di sopruso. Il vero legislatore, deve essere un filosofo-re, un saggio in grado di cogliere le verità eterne della giustizia e di plasmare le leggi in modo che riflettano questi principi ideali. La legge positiva deve essere uno specchio della legge naturale e divina.

Il brano selezionato si concentra sulla figura di Minosse, leggendario re di Creta e legislatore, lodato da Omero e Esiodo per la sua saggezza e giustizia. Platone, attraverso il dialogo socratico, invita a riflettere sul valore dell’amicizia e dell’emulazione come strumenti di crescita personale e morale. In particolare, viene sottolineato il legame tra Minosse e Zeus, evidenziando come la frequentazione di persone virtuose possa ispirare azioni nobili e sagge.

L’idea di fondo è chiara: tra gli antichi legislatori, tradizionalmente citati come maestri di saggezza, Minosse merita il primato, per il rapporto di stretta intimità che lo lega al padre Zeus e alla madre Europa. I nomi e le situazioni che animano il brano sono molto evocative: ispirano memorie e citazioni, fornendo facile materia per i commenti richiesti agli studenti. Minosse è personaggio ricorrente nei testi studiati al liceo. È ricordato da Tucidide, il primo ad avere esercitato un pieno controllo dell’Egeo e delle Cicladi; è il cerbero padre di Arianna e del Minotauro, riscossore spietato di un tributo annuo di carne umana dagli Ateniesi. Ma è anche il giovane eroe, bello e virtuoso, che approda a Ceo dopo la distruzione dell’isola, punita dagli dèi per l’empietà dei suoi primi abitanti. Unendosi a Dessitea dà vita a una nuova generazione di uomini, retti e saggi. Gli studenti lo conoscono anche per il noto ditirambo di Bacchilide in cui è narrata la scena del suo diverbio con Teseo, a bordo della nave che trasporta a Creta i giovani destinati al Minotauro.


Con Radamanto e Eaco, il più pio di tutti i greci, figlio di Zeus e della ninfa Egina, Minosse compone la terna dei giudici inferi a cui si presentano gli iniziati ai Misteri: dal loro giudizio apprendono se sono degni di quella beatitudine che la religione misterica promette, dopo la morte, a chi ha vissuto con devozione. È una scena, quella del giudizio delle anime, descritta nei miti di Platone, ma anche nella poesia epigrammatica. Non manca Omero, naturalmente. Nel brano torna più volte il verbo poiéo (ποιέω), che significa fare, fabbricare, ma è il termine dell’attività poetica (da cui deriva poeta); ha sempre come soggetto Omero, che fa, idea e crea i personaggi e le scene. E viene citata la Nekyia, ossia la lunga scena del canto XI dell’Odissea in cui Ulisse va nella terra dei morti e incontra le anime dei trapassati. Un episodio di straordinaria suggestione, che ancora oggi porta a profonde riflessioni.
 

Di seguito la traduzione del testo proposto:

Questa è la lode, espressa in poche parole, che Omero fece di Minosse, una lode che Omero non riservò a nessun altro eroe. Che Zeus infatti sia un sapiente e che questa arte sia bellissima, Omero lo fa vedere spesso, anche in altre occasioni, ma soprattutto qui. Dice infatti che Minosse fu in rapporto diretto con Zeus per nove anni e frequentò la sua compagnia, per farsi educare da lui come da un maestro di sapienza. Ed è appunto questa la lode straordinaria: Omero infatti non riconobbe a nessun altro eroe, se non a Minosse, il privilegio di essere educato da Zeus. E nella Nekyia dell’Odissea rappresenta Minosse, e non Radamanto, mentre svolge il ruolo di giudice impugnando uno scettro d’oro; Radamanto invece non lo rappresenta come giudice in questa scena, e non parla mai, neppure in altri passi, di sue conversazioni con Zeus. Perciò affermo che Minosse è stato lodato da Omero più di tutti gli altri. Infatti, non esiste lode più grande che l’essere l’unico figlio di Zeus ad essere stato educato da Zeus stesso.

 

 

Inserito il:21/06/2024 15:15:18
Ultimo aggiornamento:21/06/2024 21:40:38
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