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Pubblichiamo con grande piacere questo scritto di Emanuela Silvestri, gradito ritorno a Nel Futuro, invitandovi a cliccare sul suo nome in calce all’articolo per poter leggere o rileggere gli interessanti altri suoi articoli che arricchiscono il nostro archivio.
Geografia, valore formativo
di Emanuela Silvestri
La Geografia è in un certo senso la storia dello spazio, o più precisamente dello spazio che l’uomo può conoscere, scoprire, classificare, descrivere. La Geografia è storia dello spazio, perché nel corso del tempo tutto muta, tutto evolve, mai linearmente, talvolta con fratture e catastrofi, nulla si crea ma molto si distrugge. Come la storia, la Geografia include dentro di sé tutti i saperi: quella è il tempo dello spazio, questa lo spazio nel tempo. Erodoto è considerato il fondatore della storia; da quel che sappiamo, era anzitutto un uomo curioso: un geografo.
Come anche la storia, la geografia si connette al futuro: ci aiuta a prevederlo, e a concorrere insieme per renderlo migliore e proteggere noi e, con noi, le varie forme di vita e la biodiversità.
Sul piano cognitivo la Geografia aiuta a fare associazioni.
La fisica, la biologia (il mondo animale, tra questi l’uomo, e vegetale), la chimica (organica e inorganica), la climatologia, la demografia, la matematica (come supporto alla statistica), la storia di un territorio o di un contesto, l’archeologia, l’antropologia, l’etnologia, la sociologia, l’urbanistica, la descrizione economica, il diritto, la politica, i conflitti, le scienze dell’alimentazione, la storia dell’abbigliamento eccetera: ciascun sapere concorre con gli altri in una conoscenza descrittiva ed evolutiva che ha diversi punti e diversi strumenti per mettere a fuoco le cose. Più esattamente, tutte le cose che stanno tra l’astrofisica e la geopolitica, i macrocosmi e i microcosmi, il mondo globale appiattito e il mondo locale con le sue residualità e le sue vive peculiarità.
La Geografia è considerata a torto una disciplina di serie B, noiosa, nozionistica e facile. Qualcuno aveva pensato persino di abolirla. Invece può essere molto avvincente, molto formativa sul piano delle competenze interdisciplinari – soprattutto perché ospita tutte le scienze dell’evoluzione – e bella perché complessa.
Si associa a viaggi, avventure, scoperte, esplorazioni, tecnologie (un lato spesso trascurato: di quali tecnologie erano dotati Colombo o Amundsen?). Anche dal punto di vista narrativo, può divenire un laboratorio, una ricerca e, soprattutto, una sorgente continua di interrogativi, di curiosità e – perché no? – di fantasticherie.
Inoltre, il processo di devastazione irreversibile del pianeta quale era ancora mezzo secolo fa associa la geografia alle scienze e all’impegno per l’ambiente, per il salvataggio di habitat specifici, per l’adozione di nuove tecnologie, per la correzione dei nostri stili di vita e dei nostri consumi.
La Geografia non è antropocentrica, anzi disloca l’uomo in un contesto molto ridotto in una qualche periferia di un qualche universo destinato prima o poi all’entropia; e nello stesso tempo è il primo supporto per conoscere il ruolo dell’uomo nelle mutazioni di quella che chiamiamo “natura” (anche l’uomo è natura, ma se ne dimentica).
La Geografia è un insieme di strumenti di documentazione e di misurazione che abbiamo imparato ad accumulare e a perfezionare. Si associa a discipline tecniche, a specifiche alfabetizzazioni (come si legge una cartina? Come si osserva il clima? E come il cielo stellato?). Osservatori astronomici, musei di scienze naturali, siti archeologici, musei etnologici, musei della scienza e della tecnica, osservatori meteorologici sono contesti visitabili dal vivo, ma anche con percorsi virtuali. Ma resta la necessità di un impegno intellettuale diretto: la calcolatrice non sostituisce l’aritmetica, perché non va ai suoi fondamenti e alle sue origini. Prima della calcolatrice viene la capacità di calcolo. Ugualmente, la geografia non si risolve nel sapere usare google maps, anzi deve riportare gli studenti alla domanda: come siamo arrivati a questo strumento che ci semplifica la vita?
La Geografia permette di cercare collegamenti non scontati: ad esempio con osservazioni tecniche, osservazioni scientifiche e educazione fisica (si può immaginare un’escursione per praticare orienteering, senza google maps).
La geografia porta alla radice degli stereotipi. Nessun cinese se ne va in giro con il cappellino a cono e il codino. Nessuno in Brasile vive con il perizoma. Le tradizioni muoiono, purtroppo, ma restano le icone che si sono formate prima della loro comparsa.
Infine, la geografia ci mette di fronte a problemi enormi: la disuguaglianza sociale, l’omologazione culturale, il dramma ecologico, le rinunce che dovremo fare.
In una parola, la Geografia aiuta gli studenti ad uscire dalla bolla di una tecnologizzazione autoreferenziale di un sapere sempre più povero dal punto di vista esperienziale cognitivo: dal mondo virtuale li riporta (ci riporta) al mondo reale.