Paul Jackson Pollock (Cody, Wyoming, 1912 - Long Island, 1956) - War
Novecento, secolo non concluso (1)
di Galileo Dallolio
Mentre come tanti vivo da spettatore il disastro dovuto all’invasione russa dell’Ucraina, vedendo in televisione la ‘guerra’ dopo settantasette anni di pace, trovo troppi motivi di riflessione, di ansia e di paura nelle opere di persone che hanno vissuto e lavorato nel periodo 1915- 1945 e penso che il Novecento non sia ancora concluso.
Dal 1915 al 1945 sono avvenute vicende quali la pandemia ‘spagnola’, la prima guerra mondiale, la rivoluzione bolscevica, la fine del regime zarista, la nascita del fascismo e del nazismo, la crisi dell’economia mondiale nel 1929, la morte di 6 milioni di ebrei e di molte decine di milioni di persone di fedi e di nazionalità diverse, la distruzione di libri e di arte ‘degenerata’ in Germania, la distruzione di generazioni di poeti e di artisti nella Russia sovietica, l’invasione del nazismo in Europa e la seconda guerra mondiale conclusa con l’esplosione della bomba atomica. Ognuno di noi può farsi un’idea delle connessioni indirette con quanto sta succedendo dal 24 febbraio 2022.
Nell’elenco dei nomi che seguono ci sono accenni al flusso inarrestabile della ricerca scientifica e alle reazioni di poeti, letterati e intellettuali di fronte alla guerra. La fisica di fine Ottocento - primo Novecento ha prodotto applicazioni in una vasta classe di tecnologie con le quali conviviamo da anni e le opere letterarie e le scoperte (come la psicologia di Freud), sono diventate dei classici continuamente letti e studiati. Nell’elenco ho inserito due imprenditori: un grande banchiere, Raffaele Mattioli, per la sua grande attenzione alla cultura e Adriano Olivetti un grande imprenditore che ha scritto nel 1943 ‘L’ordine politico delle comunità’ che contiene una profonda e concreta elaborazione di democrazia, lavoro e cultura.
Su Raffaele Mattioli è stato scritto “La sua vita straordinaria non si dispiega soltanto nella guida quarantennale della Comit, nell'invenzione di istituzioni finanziarie (IRI,Mediobanca), nell'attività multiforme di banchiere «tra i più importanti del secolo» (così Joseph Wechsberg in un best-seller del '72), «Le plus grand banquier italien depuis Laurent de Médicis» (fu il titolo su «Le Monde» dopo la sua morte).
La sua leggenda di «uomo di lettere e di cifre» (la definizione è di Croce) è affidata alle opere create e sostenute come «grande impresario di cultura, un po' alla Vieusseux, con respiro europeo», «fomentatore di cultura umanistica su scala rinascimentale». Fu la «passione predominante» verso i libri a farne un editore, un amico e ispiratore di editori, un collezionista.” Giacomo d’Angelo[1]
Su Adriano Olivetti due grandi poeti hanno scritto:
‘Dai miei incontri con Adriano Olivetti, infrequenti ma non pochi durante trent’anni di amicizia, ho riportato sempre un senso di ammirazione per la lotta da lui evidentemente sostenuta contro la folla solitaria ch’egli sentiva intorno a sé e soprattutto in sé. Al di là delle sue attuazioni comunitarie, che io non saprei giudicare, Olivetti era per me l’esemplare di un uomo nuovo che dovrebbe trovare continuatori, ammesso che in Italia ci sia davvero qualcosa che si sta formando e che meriti di essere proseguita’[2] . Eugenio Montale
“È raro che un uomo possa eccellere in direzioni e modi così diversi come quelli in cui ebbe a segnalarsi Adriano Olivetti. Come industriale il Suo nome è conosciuto in tutto il mondo; ma soltanto pochi fuori del suo paese conobbero l'uomo che stava dietro quel nome, il sociologo cristiano, l'editore. Fu la Sua fede cristiana che Lo spinse a scrivere e a fondare una casa editrice per pubblicare opere di altri scrittori. Pertanto quando Egli propose di pubblicare una traduzione in italiano del mio libro «L'idea di una società cristiana», io sentii che mi era stato tributato un altissimo riconoscimento. 2 Egli aveva letto il mio libro e voleva farlo conoscere ai lettori italiani: non credo che ci siano mai stati altri motivi che questo ad ispirare la Sua attività di editore. Ho incontrato Adriano Olivetti soltanto una volta, quando venne a farmi visita nel mio ufficio di Londra. Dopo che mi ebbe lasciato io dissi a me stesso: «È un uomo che mi piace e che desidero conoscere meglio». Ma non ci fu più l'occasione di approfondire la nostra reciproca conoscenza.”[3] Thomas S. Eliot
1-Il flusso inarrestabile della ricerca scientifica
Fra i grandi della fisica contemporanea quali Max Planck (1858-1947), Niles Bohr (1885-1962), Ernst Rutherford (1871-1937) e tanti altri, ricordo:
1.1- Albert Einstein (1879-1955), che presentò la sua teoria della relatività il 4 novembre 1916 all’Accademia delle Scienze prussiana [mentre il 1905 era stato l’annus mirabilis delle sue scoperte fondamentali: relatività ristretta, effetto foto-elettrico, equivalenza tra massa ed energia: massa (m) moltiplicata per il quadrato della velocità della luce (c)].
‘La crisi è la miglior benedizione che può arrivare a persone e nazioni, perché la crisi porta progresso. La creatività nasce dalle difficoltà nello stesso modo in cui il giorno nasce dalla notte oscura. È dalla crisi che nascono l’inventiva, le scoperte e le grandi strategie. Chi attribuisce alla crisi i propri insuccessi inibisce il proprio talento e ha più rispetto dei problemi che delle soluzioni. La vera crisi è la crisi dell’incompetenza. Senza crisi non ci sono sfide e senza sfida la vita è una routine, una lenta agonia. Senza crisi non ci sono meriti. E’dalla crisi che affiora il meglio di ciascuno, poiché senza crisi sfuggiamo alle nostre responsabilità e quindi non maturiamo. Dobbiamo invece lavorare duro per evitare l’unica crisi che ci minaccia: la tragedia di non volere lottare per superarla’. A.Einstein 1929.
‘In questi dieci anni si è praticamente dissolta la fiducia nella stabilità, anzi la stessa base esistenziale della società umana. Si ha la sensazione non solo di una minaccia al patrimonio culturale dell’uomo ma anche che valori inferiori sostituiscono ciò che si vorrebbe vedere difeso ad ogni costo. (…) In verità, la prima guerra mondiale aveva già scosso questo senso di sicurezza. Il carattere sacro della vita scomparve e l’individuo non poté più fare ciò che desiderava e andare dove gli piaceva. La menzogna venne elevata al rango di strumento politico.’ A.Einstein 1939[4]
1.2- Werner Heisenberg (1901-1976), 1925 formulazione della meccanica quantistica
‘La teoria dei quanti ha chiarito le basi della chimica, il funzionamento degli atomi, dei solidi, dei plasmi, il colore del cielo, i neuroni, la dinamica delle stelle, l’origine delle galassie…E’ alla base delle tecnologie più recenti: dai computer alle centrali nucleari. Ingegneri, astrofisici, cosmologi, chimici e biologi la usano quotidianamente. Rudimenti della teoria sono nei programmi delle scuole superiori. Non ha mai sbagliato. E’ il cuore pulsante della scienza odierna. Eppure resta profondamente misteriosa. Sottilmente inquietante … la sua matematica non descrive la realtà, non ci dice cosa c’è. Oggetti lontani sembrano connessi fra loro magicamente. La materia è rimpiazzata da fantasmatiche onde di probabilità’[5] W.Heisenberg guidò gli studi sul nucleare tedesco negli anni Quaranta.
1.3- Enrico Fermi (1901-1954), 1938 premio Nobel per la fisica
Abbandonò l’Italia per le leggi razziali. ‘Nel dicembre del 1942 all’Università di Chicago il gruppo di Fermi realizzò la prima reazione nucleare a catena auto-alimentata. La pila atomica, che manteneva sotto controllo la reazione a catena, senza farla diventare pericolosa, è l’antenata dei reattori nucleari per le centrali elettriche. Allora però la si costruì per produrre il plutonio per le bombe atomiche. La fama del fisico italiano era tale che, prima ancora di essere sicuro che la pilafunzionasse, il governo americano aveva già commissionato un impianto industriale per l’estrazione del plutonio”[6]
“La professione del ricercatore deve tornare alla sua tradizione di ricerca per l'amore di scoprire nuove verità. Poiché in tutte le direzioni siamo circondati dall'ignoto e la vocazione dell'uomo di scienza è di spostare in avanti le frontiere della nostra conoscenza in tutte le direzioni, non solo in quelle che promettono più immediati compensi o applausi.” E.Fermi
[1] https://www.lapoesiaelospirito.it/2011/03/23/don-raffaele/#more-47812
[2] https://www.fondazioneadrianolivetti.it/bioadrianoolivetti/
[3] https://muse.jhu.edu/document/1092 The Complete Prose of T.S. Eliot: The Critical Edition
Vol. 8: Still and Still Moving, 1954-1965
[4] A.Einstein Pensieri degli anni difficili, Boringhieri 1950, p.105
[5] Carlo Rovelli, Helgoland, Adelphi 2020, p.12
[6] Gino Segré, Bettina Hoerlin, Il Papa della fisica. Enrico Fermi e la nascita dell’era atomica. Raffaello Cortina 2016