Recensione di Senza il vento della storia - La sinistra nell’era del cambiamento di Franco Cassano (Laterza).
Un breve saggio critico dall’interno della sinistra.
Franco Cassano, è un sociologo e sicuramente un intellettuale d’area; dal 2013 è parlamentare PD.
“Senza il vento della Storia” è un breve saggio che analizza la crisi della sinistra, sia dal punto di vista dei grandi cambiamenti avvenuti, sia dei ritardi nell’affrontarli, tanto da suonare come un vero e proprio de profundis di un’ideologia che ha conteso il primato della politica al liberalismo nel corso degli ultimi due secoli.
La lettura di questo saggio colpisce, non tanto per il coraggio dissacrante sui ritardi e i troppi miti della sinistra, ma perché proviene da un’intellettuale organico ad essa.
L’autore non individua chi, ma è facile capire i bersagli, primi fra tutti gli attuali dissidenti del PD poi, le frange parlamentari di sinistra, quelle extraparlamentari e tutta quella pletora di intellettuali e giornalisti, prigionieri del conformismo di una sinistra che non coglie più gli interessi del popolo per cui è nata.
Quali le cause principali, secondo il Prof. Cassano?
La principale, è che la sinistra, a differenza del capitalismo liberista, non ha saputo cogliere i mutamenti socio economici intervenuti.
Secondo l’autore, la sinistra ha trovato il suo punto di massima espansione nell’immediato dopo guerra con la bipolarizzazione politica del mondo, rappresentata principalmente dagli Stati Uniti e dall’Unione Sovietica e cioè dalla contrapposizione, tra il liberalismo capitalista americano e il socialismo reale sovietico.
La sinistra italiana ha vissuto il suo periodo di massima espansione negli anni che Cassano definisce argutamente: “il glorioso trentennio”, cioè gli anni dal 60 al 90 del secolo scorso, dove la sinistra ottenne il massimo del consenso. Qui, a mio parere, sta il limite di questo saggio, perché la sinistra viene presentata in modo troppo monolitico, pensando soprattutto al PCI, così come non si accenna agli anni venti del secolo scorso, dove la sinistra italiana ebbe la sua prima grande occasione di governo che bruciò, anche quella volta, per le rigidità massimalistiche dei socialisti. I quali socialisti, a differenza dei comunisti, negli anni sessanta colsero molto meglio i limiti del socialismo reale, inaugurando finalmente la collaborazione con i cattolici.
Ma queste sono mie considerazioni sulla crisi della sinistra comunista italiana, che nascono dal “compromesso storico” di Berlinguer in competizione con Craxi, tutta sul piano etico e non sulle vere cause del ritardo nei confronti dei cambiamenti che erano già in atto.
Ma veniamo ai veri temi sviluppati: l’autore, sostiene che sono due le cause della crisi ideologica e di consenso che attanaglia la sinistra: il ritardo nell’interpretazione dei cambiamenti del capitalismo finanziario internazionale, e l’arroccamento in difesa delle conquiste ottenute. Questa è la parte più interessante e coraggiosa del libro, dove si mette in evidenza come i diritti acquisiti nei “gloriosi trenta”, segnino la causa principale della crisi della nostra sinistra e come, oggi: diritti sociali e diritti del lavoro, non tengano conto della sopraggiunta globalizzazione dell’economia e del conseguente spostamento delle aree manifatturiere verso Paesi emergenti.
Questa sinistra, secondo Cassano, sta affrontando le problematiche scaturite da questi fenomeni con la strenua difesa delle conquiste del “glorioso trentennio”, non rendendosi conto che così facendo diventa l’interprete di ceti sociali vecchi e privilegiati, a scapito delle nuove generazioni.
La globalizzazione, la finanza internazionale e l’Unione Europea con le sue regole economiche, sono diventate il feticcio di questa sinistra che non coglie, ne l’ineluttabilità della globalizzazione, ne la necessità dell’integrazione europea (proprio per l’effetto della globalizzazione) ma soprattutto, e qui sta l’altro elemento di grande interesse del saggio, l’analisi della finanza internazionale, che la sinistra si ostina a considerare: la fonte principale di tutti i mali.
Cassano, pur riconoscendo le storture della finanza rampante, individua coraggiosamente, come proprio la finanza e la sua mobilità speculativa, siano alla base del grande sviluppo delle economie emergenti: Cina, India ecc., e come questo sia molto più di sinistra che non la difesa dei diritti acquisiti in un Paese, che per acquisirli, ha aumentato a dismisura il debito pubblico e la pressione fiscale, veri motivi questi del declino economico. Insomma, l’emancipazione del mondo, sarebbe portata avanti dal capitalismo liberale e non dalla sinistra tradizionale.
Che fare? senza il vento della storia che soffia da sinistra, cosa questa che pareva ineluttabile, ciò che la sinistra può provare a fare, sostiene il Prof. Cassano in un mondo in cui le coordinate sono profondamente cambiate rispetto a quelle su cui aveva costruito il suo insediamento sociale. Il primo passo non può che essere la fine dell’era dei “trenta gloriosi ”, cosa diversa da un banale e retrivo processo di restaurazione del mondo precedente. Se Cassano sia diventato renziano, a questo punto, dipenderà solo da Renzi.