Pompeo Massani (Firenze, 1850 - 1920) - The money counter
Il denaro, nel bene e nel male
di Giorgio Cortese & Cesare Verlucca
La storia del mondo è “piena” di denaro.
• Trenta denari sono il prezzo di un tradimento dalle tragiche conseguenze;
• Pecunia non olet, diceva Vespasiano al figlio Tito;
• denaro sterco del demonio, secondo la religione cristiana;
• non così per i cristiani protestanti, anzi: una libbra di carne chiede l’usuraio Shylock, secondo Shakespeare, per la restituzione di un prestito in denaro.
La trasmutazione del vile metallo in oro, come dire denaro, era la dichiarata finalità degli alchimisti rinascimentali alla ricerca della pietra filosofale. Vile e maledetto denaro secondo taluni; dio denaro secondo altri, ma anche denaro benedetto se richiesto in chiesa con la questua a fini di carità.
Denaro infine, nel diritto germanico, con funzione di compensazione per un danno subìto, anche per reati penali; un guidrigildo, secondo l'antico diritto tedesco, corrispondente al prezzo che l'uccisore doveva pagare alla famiglia dell'ucciso, per riscattarsi dalla vendetta; così come negli assetti familiari e interpersonali a ristoro di un torto, oggi, come nei tempi dei tempi. Il denaro appare quindi collegato alla creazione e alla soluzione di conflitti, elemento che smuove la coscienza e l’inconscio.
Non pochi i filosofi che fin dall’antichità si sono occupati di denaro; da Aristotele in poi, molti si sono soffermati sullo specifico tema nei suoi significati profondi che sono alla base dell’agire dell’homo oeconomicus, e poi i meccanismi di circolazione del denaro nella sua rappresentazione materiale, cioè la moneta e poi la banconota che comparirà solo alla fine del XVII secolo. Il denaro è un segno e il valore di un bene, ma molte volte il corruttore dell’animo umano.
Fatto questo preambolo, diamo inizio il racconto.
Alberto, un mattino verso le ore nove, mentre si avvia a prendere un caffè come tutti i martedì, giorno di mercato, incontra Bianca che esce dal bancomat.
«Ciao Bianca, come va?»
«Di salute, bene, Alberto. Quello che manca adesso, sono i soldi; con l’aumento delle bollette tutto costa più caro. Danno tutti la colpa alla guerra per ogni tipo di aumento. Ma dimmi, Alberto, secondo te l’Ucraina oltre al grano aveva tutta questa produzione di prodotti?».
«Bianca, purtroppo le sanzioni e le guerre commerciali sono legate alle battaglie in quella zona, e hanno innescato un circolo maligno che porta alla recessione per tutti».
«Sarebbe quindi, secondo te, che se Atene piange, Sparta non ride?».
«E già, Bianca, il proverbio da te citato è proprio vero che si rifà alla storica rivalità tra le due principali città greche, e in particolare alla fine della guerra del Peloponneso, dove Sparta, uscita vincitrice dalla guerra su Atene, si trovò a fare i conti con un pesante indebolimento, sia dal punto di vista militare che economico».
«Caro Alberto, perché non andiamo per intanto a prendere un caffè in cremeria?».
«Certo, cara Bianca, e se non ti dispiace mi raggiungono anche Anna e Vincenzo; oggi è martedì, e di solito ci troviamo il giorno di mercato a prendere il caffè».
Camminando lentamente, passano davanti al negozio di abbigliamento Berta di Porta Carla e giungono così alla cremeria, entrano e salutano Marilena, la titolare del locale, avviandosi al solito posto».
Poco dopo arrivano Anna con la borsa della spesa fatta nel negozio del fruttivendolo Ethen Frutta, e Vincenzo con la borsa del pane di Bacolla.
«Bianca, ciao a tutti, - rivolto alla padrona del locale; – oggi sono l’intrusa di questo gruppetto».
Vincenzo, con fare benevolo l’interrompe: «Tranquilla, Marilena, qui non abbiamo segreti, chiacchieriamo sulla cronaca nazionale, locale e perché no anche di politica internazionale».
«Discorsi molto leggeri, – prosegue Anna. – Meno male che oggi sei qui, almeno siamo in parità con i maschietti».
Vincenzo annuisce alle parole di Anna, mentre arriva Marilena e chiede cosa vogliono consumare, prendendo la comanda: un caffè lungo, un caffè macchiato macchiatone e l’immancabile cappuccino per Anna, che dice sempre: «Il cappuccino Marilena non ha rivali».
Tra il brusio sommesso del locale e la musica di sottofondo che in quel momento inonda la sala sulle note di “The Dark Side of the Moon”, che parla di ciò che può rendere folle la mente umana: “guerra, avidità, morte, tempo e denaro”, e gli amici riprendono a parlare.
«Caro Alberto, come ti dicevo prima vicino al bancomat, il problema oggi sono i soldi, certo la salute è importante, ma senza soldi con la salute non si va lontano».
«Bianca, perché parli dei soldi, cosa è successo?».
«Guardate che è un problema di tutti, – risponde l’interrogata, – ma molti per pudore non ne parlano, invece oggi i soldi sono la nostra delizia e dannazione».
«Già, – fa eco Alberto. – Per la nostra cultura cattolica, in genere, il denaro è sempre stato l’incarnazione del demonio… I Santi lo chiamavano “sterco del diavolo…».
«Sì, – prosegue Vincenzo. – Altri, invece, sapevano come usarlo per concimare le opere di Dio, come ad esempio Madre Teresa di Calcutta...».
«Vero, – conclude Bianca. – La ricchezza è, al tempo stesso, sterco del diavolo, ma anche perla preziosa, strumento indispensabile che è bene avere senza lasciarsi possedere».
«Qui entriamo in un discorso molto alto, – afferma Alberto che finisce di sorseggiare il caffè, poi riprende. – Una volta in una predica in chiesa ho sentito dire che il cristianesimo non fa dell’ideale della povertà una ragione del proprio essere ed esistere. Nostro Signore si è sempre preoccupato della condizione dei poveri, invitando tutti a sostenerli con i propri beni. Allora, quindi, la ricchezza può essere una via di salvezza, se usata per i poveri e non per il soddisfacimento egoistico dei propri capricci».
«Vero è, – concorda Anna, – nella parabola dei talenti Gesù elogia chi ha saputo gestire bene e fatto fruttare il denaro, mentre ha parole di rimprovero per chi si è limitato solo a custodirlo. E poi come diceva sant’Agostino: “Non sono cattive le ricchezze, ma è cattivo chi usa male le ricchezze”».
«Grande Anna, – conclude Vincenzo, – ma stai studiando teologia?».
«Non proprio, ma ho seguito e seguo studi biblici della diocesi, sono molto interessanti, di arricchimento spirituale e di conoscenza».
«Tornando a quello che dicevi all’inizio, cara Bianca, perché hai iniziato il discorso sui soldi?»., si informa Vincenzo.
«Parlavo dei soldi, perché in questo momento, a voi che siete amici posso dirlo, non ce la passiamo bene. Io e Luciano abbiamo sottoscritto un mutuo come garanti del figlio Giorgio, che ha comprato casa, l’anno scorso. Adesso…», e si mette a piangere.
«Su, su, Bianca, – interviene ancora Alberto. – Se non vuoi parlarne perché hai troppa sofferenza, siamo tuoi amici e ben capiamo».
«Sì, sì», fanno eco gli altri.
«Penso che parlarne mi farà bene, per togliermi dallo stomaco questo macigno, – prende fiato, asciugandosi gli occhi dalle lacrime e riprende. – Come dicevo, mio figlio Giorgio si è sposato e dopo sei mesi il matrimonio è andato gambe all’aria. Quello che mi strazia è per colpa di mio figlio, che è un immaturo. Giovanna, la moglie, è andata via e adesso, in quella bella villetta è rimasto lui da solo a pagare il mutuo e bollette varie. Il mutuo era variabile ed è aumentata ultimamente la rata. Questa mattina, quando mi hai incontrata, ero andata a controllare il saldo del conto, ed il mio terrore è quello che io e Luciano dopo una vita di lavoro e sacrifici rischiamo di non fare fronte agli impegni assunti con la banca e di mangiarci la nostra casa».
«Ci vorrebbe una fonte di reddito alternativo», afferma Alberto.
«Certo, – conferma Vincenzo, – ma adesso cosa si può fare per fare soldi…?».
Bianca interviene: «Una volta ho sentito di un signore che, in una casa in collina, aveva messo un piccolo allevamento di cincillà, ma poi ha dovuto vendere tutto in fretta se no, era più quello che pagava degli utili che otteneva».
«Potremmo provare con la lombricoltura», azzarda Alberto…».
«Andrebbe bene per l’orto, risponde Bianca, ma le cifre note sono misere e non ci si paga tutta la bolletta del gas o una parte di una rata del mutuo…».
«D’accordo, – riprende Alberto, – Dobbiamo pensare a un progetto più redditizio e legale».
«Ecco un’idea: Elicicoltura!», s’inserisce Vincenzo.
«Elicicoltura, e cosa sarebbe?» si informa Anna
«Lumache, semplicemente lumache. Con il loro allevamento, pare si possa arrivare, per ogni 5.000 metri quadrati di impianto, a un ricavo annuo lordo sui 24/26.000 euro, e tu e Luciano avreste un buon reddito; e non solo, perché se aveste ancora quel pezzo di terra a Pragallo, il gioco sarebbe decisamente fatto e finito».
Il tempo per il caffè è volato, il campanile suona le dieci, tutti si alzano dandosi appuntamento al prossimo martedì, per proseguire la discussione sull’argomento. Mentre nel locale viene trasmessa dalla radio locale la canzone di Mahmood: “Volevi solo soldi, Come se avessi avuto soldi…».
E’ proprio vero che i soldi attualmente sono più importanti di qualsiasi altra materia, e cercare di procurarsene abbastanza per sopravvivere, sta diventando lo sport più frequentato delle umane squadre dell’Universo tutto. Concordate?