Sofia Sapienza Divina - Russia Scuola di Mosca - fondo oro - fine del XVIII sec. - cm 31,5 x 27,8
“L’Antropologia cristiana e l’Arte” - 2
di Giovanni Boschetti
In quest’arte, che è un’affermazione dell’ordine cosmico attuale, vengono elaborate le leggi della prospettiva ottica o lineare, considerata non solo normale, ma come l’unico mezzo scientificamente valido di rappresentare lo spazio, così come è ritenuta ‘normale’ la condizione visibile del mondo.
Come ha dimostrato Pavel Florenskij “Quando si disgrega la stabilità religiosa della concezione del mondo, e la sacra metafisica della comune coscienza popolare viene corrosa dall’arbitrio individuale del singolo con il suo singolo punto di vista, ed inoltre con il singolo punto di vista di quel determinato momento storico, allora appare una prospettiva che ha i caratteri di questa coscienza disgregata”.
È quanto accadde in Occidente all’epoca del Rinascimento. Questa prospettiva a sua volta si corrompe nel nostro tempo, quando si corrompe la concezione del mondo umanista da cui è stata generata e, con essa, si corrompono la sua cultura e la sua arte.
Dal momento che l’arte sacra, nel cattolicesimo romano, è concepita come dipendente dall’artista e questi, a sua volta, dipendente dall’epoca e dalla moda.
“La Chiesa cattolica non ha mai avuto un proprio stile artistico, ma, secondo l’indole e le condizioni dei popoli e le esigenze dei vari riti, ha ammesso le forme artistiche di ogni epoca”.
“Non esiste dunque uno stile religioso o uno stile ecclesiale”. Rispetto all’arte, la Chiesa non è altro che un mecenate, come in altri settori delle attività culturali. Quindi il significato dell’immagine in quanto espressione della rivelazione cristiana nell’esperienza della Chiesa è rimasto estraneo alle confessioni occidentali.
Il Settimo Concilio Ecumenico, com’è noto, attribuisce l’istituzione della pittura delle Icone ai Santi Padri ispirati dallo Spirito Santo, “I Santi… ci hanno lasciato la descrizione della loro vita per il nostro bene e la nostra salvezza, e hanno trasmesso le loro opere alla Chiesa cattolica per mezzo di raffigurazioni pittoriche”. Tali ‘opere trasmesse per la nostra salvezza’ rappresentano una manifestazione esistenziale dell’equivalenza tra l’Icona e la predicazione evangelica. L’Icona ha la facoltà di predicare questa testimonianza dei Santi Padri, ha “il potere e il diritto di esprimere o di formulare l’esperienza di fede della Chiesa”.
Nell’ambito artistico il cattolicesimo romano revoca il magistero ai Santi Padri e dottori per conferirlo ai pittori. Basta all’uomo sviluppare le sue qualità naturali (nel caso del pittore, il suo talento) per diventare araldo del ‘messaggio di Dio’.
In Occidente la teologia contemporanea è soprattutto occupata a scoprire Dio nell’esperienza umana in quanto tale; ciò porta a ‘umanizzare’ Dio, contraddicendo direttamente la conoscenza patristica. In virtù di questo atteggiamento fondamentale, piegandosi alla mutevolezza della cultura autonoma, così come in epoca rinascimentale aveva acconsentito all’imitazione naturalistica il cattolicesimo romano accetta oggi l’arte contemporanea. Ma quest’arte, dopo aver fatto esplodere il vecchio mondo delle forme e dei concetti, è approdata a una frammentazione che giunge alla corruzione, addirittura alla bestemmia e al demonismo. “L’arte moderna ci affida l’immagine di un mondo proiettato verso un nuovo destino e come divorato da un’ansia di rinnegamento allo scopo di accelerare il suo passaggio all’avvenire…”.
“La vertigine del vuoto e l’angoscia del nulla, che per il nostro spirito è l’assurdo, fanno eco ai temi della filosofia contemporanea, soprattutto quella esistenzialista, di Sartre in particolare”. Ne consegue che, per ritornare alla sedicente ‘semplicità dei primi cristiani’ e alla ‘povertà obbligatoria’, si arriva a manifestazioni estreme; le chiese sono completamente svuotate fino ad assomigliare perfettamente ai templi protestanti. “Una confusione deplorevole – scrive D. von Hildebrand – che sopprime tutte le distinzioni fondamentali fra le cose, si manifesta ugualmente nell’abitudine (negli Stati Uniti e in Francia) di sostituire le immagini dipinte dei santi e di Cristo stesso con fotografie di uomini, donne e bambini sofferenti, vittime delle guerre, della miseria e dell’ingiustizia sociale”. Infine, anche la chiesa viene adattata a varie esigenze: conferenze, danze, rappresentazioni teatrali, ecc.
Proprio nel momento del naufragio irrimediabile dell’arte e dell’ambiente che l’ha generata, l’Icona entra in questo mondo, diviso e corrotto, come un vessillo dell’ortodossia, un messaggio rivolto alla libertà dell’uomo creato a immagine di Dio. Testimoniando l’incarnazione, l’Icona oppone l’autentica antropologia cristiana alla falsa antropologia della cultura contemporanea scristianizzata.
Invece di tradurre pittoricamente le facoltà, anche le più alte, del composto spirituale, psichico e corporeo dell’uomo autonomo, l’Icona, come la parola del Vangelo, adempie la funzione perenne che fin dal principio compete all’arte cristiana: ‘la rivelazione dell’autentico rapporto tra Dio e l’uomo’.
Come all’origine lo sconvolgimento gettato nel mondo da Cristo, venuto nella carne, era stato ‘scandalo e follia’, così ai nostri giorni l’Icona entra in questo mondo che ‘con tutta la sua sapienza non ha conosciuto Dio’, in questo mondo di inganno e di illusione, come ‘la stoltezza della predicazione’. Essa reca a questo mondo in rovina una testimonianza della realtà, della verità di un altro modo di vivere, di altre modalità di rapporti, introdotti nel mondo dall’incarnazione di Dio, mentre erano sconosciuti all’uomo schiavo delle leggi biologiche; dice una parola nuova su Dio, sull’uomo e la creazione, indica un nuovo atteggiamento verso il mondo. Essa mostra ciò a cui l’uomo è chiamato, ciò che deve diventare, lo pone in una prospettiva differente. In altre parole, l’Icona denuncia le strade imboccate dall’uomo e dal mondo, ma allo stesso tempo è un appello all’uomo stesso, gli indica nuove vie da seguire. In essa, la prospettiva del mondo visibile è messa a confronto con la prospettiva evangelica, il mondo che giace nel peccato col mondo trasfigurato. Tutta la struttura dell’Icona è orientata in modo tale da mettere l’uomo a contatto con la rivelazione offerta al mondo dal cristianesimo, per mostrargli in forme visibili l’essenza stessa della novità che esso ha portato.