Ed Hicks (Hazlet, NJ, USA - Contemporary) – Little Girl on a Beach
La memoria del Mare
di Marialuisa Bordoli Tittarelli
Sua nonna viveva in un villaggio sull’Adriatico.
Un piccolo villaggio di pescatori come ce n’erano tanti a quei tempi.
Tre file di piccole case lungo la costa, perfettamente parallele.
La villetta di sua nonna era nella terza fila in fondo, vicino al mercato del pesce e al grande lavatoio al quale spesso accompagnava la sorella grande con la cesta del bucato, incantandosi affascinata ai giochi dell’acqua, delle mani, del sapone sulla pietra grigia.
Dopo tanti anni ancora ricordava la sua gioia se poteva provare a passare il sapone sui tessuti cercando goffamente di imitare i sapienti movimenti delle donne che sfregavano, sbattevano, sciacquavano con un ritmo antico e perfetto.
Rivedeva i carretti trainati da un cavallo, pieni di blocchi di ghiaccio, percorrere le strette strade chiamando la gente che usciva a comperarlo.
Era tutto così magico e misterioso per lei che veniva dalla città e che si sentiva trasportata in un altro mondo lontanissimo e stupendo.
La casa della nonna era tutta bianca con persiane verdi circondata da un piccolo giardino nel quale si trovava un bersò su cui si arrampicava una fitta pergola d’uva bianca.
Sotto, nascosto dall’ombra verde delle foglie, era posizionato un tavolo di marmo come le due comode panche sulle quali lei saliva, arrampicandosi, di nascosto, con le gambette magre per arrivare allungando le manine a staccare i chicchi d’uva ancora acerbi.
Il tetto era un grande terrazzo dove si potevano osservare le rondini giocare tutta sera, si stendevano i panni ad asciugare e si vedeva bene il mare.
Eh sì c’era il Mare:la sola parola era musica, fascino, miracolo, vita.
Un essere magico, un’entità, non una cosa.
Lo si sentiva dovunque con quella voce che non poteva tacere mai, con quel suo odore intenso e quei suoi colori cangianti.
Era immenso, forte, indomabile, misterioso.
Lei si sedeva sulla riva, timorosa e ammaliata, ma a una certa distanza dall’acqua, a guardare le onde correre senza tregua una dietro l’altra fino a sciogliersi in un pizzo delicato.
Tuttavia era sempre all’erta.
Aveva paura di quell’ immensa massa di acqua parlante.
Ci sarebbero voluti anni prima che prendesse confidenza e si lasciasse andare cullandosi serena tra le onde.
Avrebbe imparato a nuotare da sola un giorno della sua adolescenza convincendosi che lui, il Mare, non l’avrebbe tradita se le avesse dato fiducia.
Ma nell’infanzia il rito del bagno di ogni mattina di sole, era un castigo e un incubo al quale non poteva sottrarsi, spinta dal padre irriducibile che si ostinava a imporgli un nuoto e un galleggiamento di cui era incapace.
Ogni volta stanco e sfiduciato la lasciava infine tornare a consolarsi, nascosta dietro a qualche barca in secca, sulla spiaggia di sassi bianchi.
Vicino a una di queste grandi barche in secca, coperte da un telone, aveva conosciuto Riccardino, un bambino piccolo come lei e altrettanto impaurito dal mare.
Lui l’aveva consolata insegnandole a nascondersi dentro le barche, sotto il grosso telone che le ricopriva.
Chiudendo gli occhi sentiva ancora il forte odore di pesce e rivedeva l’oscurità che la proteggeva.
Nella sua lunga vita il Mare tornava regolarmente a segnare passaggi, eventi, avvenimenti importanti.
Aveva conosciuto altri mari più affascinanti, selvaggi e sofisticati.
Percorso spiagge di sabbie bianche e finissime, scoperto conchiglie più grandi e preziose e nuotato in acque più turchesi.
Ma il Mare quello che conservava qualcosa di familiare e intimo, era rimasto sempre quello della sua infanzia.
Per questo era venuta lì, anche quel giorno.
Si era ritrovata con i piedi sulla battigia in quella giornata estiva, azzurra e chiassosa a guardare solitaria e silenziosa il Mare di sempre.
Si era decisa all’improvviso, spinta da una furia interiore, aveva meccanicamente riempito una borsa, si era seduta in auto e aveva guidato per lunghe ore desiderando solo ritrovarsi dov’era ora.
La villetta di sua nonna non c’era più da tanto tempo; al suo posto sorgeva un brutto condominio.
Del resto non c’erano più neppure sua nonna, sua sorella grande, suo padre…. E anche il delizioso paese non c’era più.
Non c’era il giardino, non c’era il lavatoio, il carretto del ghiaccio…….
Solo il Mare era rimasto.
Sempre uguale, immenso, indomabile, misterioso.
Camminando nell’acqua lungo la riva momenti di belle estati scomparse, suoni antichi e perduti, voci care e lontane tornavano a consolarla e a confortarla.
Era il Mare che gliele portava come un dono pieno di speranza, coraggio e vita.
Lentamente ritornò in sé.
La grande tristezza che da giorni l’aveva tormentata fino a farle credere di esserne ormai posseduta per sempre se n’era andata e la voglia di vivere e di lottare era tornata.
L’incubo era passato.
Avrebbe reagito, lottato e accettato con serenità “quel che restava del giorno”.