Jan Massys (Anversa, 1510 - 1575) - David e Betsabea (1562)
Uomini e donne della Bibbia. Davide e Betsabea
di Vincenzo Rampolla
Davide e Betsabea, passione e tradimento, inganno e violenza.
Storia di 3000 anni fa. Storia di oggi.
E Davide, chi è? È stato il secondo re d’Israele, morto verso il 970 a.C. Adolescente diviene eroe quando con una fionda uccide il gigante Golia nella guerra contro i Filistei. Trentenne è eletto re e regna per oltre 40 anni. Valoroso guerriero, musicista e poeta, sua la maggior parte dei Salmi biblici preservati per secoli dalla tradizione orale. Jan-Massys-David-and-Bathsheba
Questi alcuni dei figli di Davide: il primogenito Amnòn, il secondo Daniele, Assalonne terzo, Adonia quarto, Sefatìa quinto, Itràm sesto, nati a Ebron, ove regna sette anni e sei mesi. Questi i figli nati a Gerusalemme ove regna trentatré anni: Simèa, Sobàb, Natàn e Salomone, 4 nati da Betsabea, oltre a Ibcàr, Elisàma, Elifèlet, Noga, Nefeg, Iafia, Elisamà, Eliadà ovvero 8 figli secondo i testi (Cronache 3,1) nati con altre mogli. 8 mogli e 18 figli in totale, ai quali se ne aggiungono 3 concepiti con le concubine.
Entra in scena Betsabea.
Amniel era un valoroso guerriero di Davide. Anche suo padre, Achitofel di Ghilo, lo era stato. Amniel aveva sposato Elam e i due vivevano ai confini d'Israele. Ufficiale al seguito dell’esercito di Davide andava e veniva da casa, per lunghi periodi lontano dalla famiglia. Ogni volta che rientrava era una festa, soprattutto all’arrivo di Betsabea (settima figlia). Era la settima volta che teneva in braccio una sua nuova creatura. Sette figli, sette come i giorni della creazione. Sette, come il numero della pienezza. Non poteva che ringraziare Dio.
Il primo atto è dominato dal re Davide. Dalla terrazza del palazzo, impenitente re guardone, scorge la bellissima Betsabea nuda, moglie di Uria suo ufficiale, mercenario hittita naturalizzato ebreo. Sul far del giorno una serva la sta mondando ritualmente dall’impurità mestruale. Folgorato dalla sua bellezza Davide convoca subito la donna e ha con lei un rapporto adulterino. Irrefrenabile appagamento di un impulso focoso. Trascorrono poche settimane e lei gli fa avere un messaggio molto chiaro, tre sole parole: "Io sono incinta". Fecondazione postmestruale avvenuta il mattino stesso del bagno. La scienza ginecologica non contesta e per la donna questo vale la pena di morte con lapidazione: flagrante adultera mentre il marito è in guerra in Giordania, nell'assedio dell'attuale Amman. Davide è preso dal panico. Non ha alcuna intenzione di assumersi la paternità e escogita perfide macchinazioni per affibbiare la gravidanza al legittimo marito. Concepisce un piano crudele e perverso. Cerca dapprima di convincere il marito di Betsabea a rientrare a casa in licenza militare per avere con lei rapporti sessuali e camuffare la gravidanza della moglie. Uria però non rientra a casa e onora una tradizione di guerra che non fa giacere un soldato con la moglie, per rispetto dei suoi compagni in armi, coinvolti e decimati dal conflitto.
Secondo atto. Al rifiuto di Uria, Davide decide di eliminarlo. Scena, rapida e tragica. Uria ignaro porta al suo comandante la propria condanna a morte. Davide gli ha infatti consegnato un dispaccio da recapitare a suo nipote il generale Ioab, comandante degli eserciti, con una raccomandazione: esporre Uria al nemico, in prima fila. Vuole farlo morire in guerra e ordina che Uria sia assegnato in campo proprio nel luogo in cui lo scontro sarebbe stato più cruento, in modo che sicuramente perda la vita in battaglia. Tempestivamente a corte giunge l'attesa risposta: "È morto il tuo servo Uria". Il problema di Davide è totalmente risolto: convolare a nozze l'amata Betsabea e cavarsela senza strascichi né rimorsi.
Il terzo atto. Se non viene contenuto, il potere dà alla testa. Se nessuno vigila sul potere regale, ogni passione, capriccio, brama o appetito del re può diventare sopruso, violenza, delitto. È così che prende piede il profetismo, voce critica del governo politico e religioso d’Israele. Chi è il profeta? Più che veggente che apre al futuro, è la coscienza dei governanti e del popolo. Nella silente complicità di chi teme il potere, si leva la voce di Natan, profeta, occulto strumento biblico, oracolo onnipresente della voce di Dio. Dio non parla direttamente con l’uomo ma solo per bocca di intercessori, angeli o profeti, oppure scuote l’uomo nel sonno. Natan incontra il re e gli narra una parabola, esposta con tratti essenziali:
Un uomo ricco, proprietario di grandi allevamenti di bestiame, doveva ricevere un ospite in casa sua. Per risparmiare i propri averi prese l’unica pecora di un vicino di casa, uomo povero, allevata con cura e amore, e l’uccise per preparare una vivanda e onorare l’ospite. Davide reagisce emettendo una durissima sentenza contro il prepotente: Pagherà quattro volte il valore della pecora, per aver fatto una simile cosa e non aver avuto pietà. Quattro volte più feroce del misfatto da lui compiuto.
E a questo punto il profeta gli punta l'indice contro: Sei tu quell'uomo! Ignaro il re da solo si è inchiodato e Natan attacca con un'aspra requisitoria, denunziando non solo il suo adulterio ma anche l'omicidio di Uria, pur se commissionato. Messo alle corde Davide confessa la sua colpa: Ho peccato contro il Signore! E queste parole sono il punto di partenza del Salmo 51, il Miserere, che la tradizione gli ha attribuito. Il Signore lo perdona, ma non rinuncia a una espiazione esemplare, attuata in modo sorprendente: il neonato si ammala, Davide si flagella, implora, digiuna fino a quasi alla morte, ma il figlio suo e di Betsabea sarà inesorabilmente fulminato dalla collera di Javhè. Condanna senza appello. Giustizia biblica divina.
Epilogo. Il re sposa la vedova ma il futuro della coppia è segnato dalle colpe originarie. La morte del figlio, più che la punizione divina, rappresenta una storia d’amore sporca, nata in modo ambiguo, senza futuro, destinata a chiudersi. Drammatica storia questa, honey end dice qualcuno. Storia dell’amore regale concupito previsto coltivato, dell’inganno architettato costruito portato a termine, dell’onore macchiato perduto ritrovato, del perdono richiesto voluto concesso insperato attraverso l’arte della narrazione biblica, la clemenza del Dio degli ebrei. Storia difficile da capire, hanno scritto altri. Difficile da mandar giù, dicono molti.
Nel tempo Betsabea ha dato al re altri figli, tra cui un erede maschio, il figlio prediletto di Davide. Chiamato Salomone (amato da Javhè) è il decimo figlio di Davide, numero che appare nelle misure per la tenda del convegno e poi per il Tempio. Dieci, numero perfetto che indica un tempo compiuto: 10 le piaghe in Egitto, 10 le parole della legge scolpite sulle tavole, la decima di tutto quanto Abramo diede a Melchisedek. Con Salomone si compie una nuova tessera del disegno di salvezza che Dio ha per il suo popolo. Alla morte di Davide gli succede al trono. E Betsabea? La vittima due volte violentata, nell’incontro di passione del re e quando le perverse logiche del potere che le hanno sconvolto la vita le soggiogano la coscienza. La vittima assimila lo stile del marito. Lo fa suo. Da donna abusata Betsabea si trasforma in abile manipolatrice degli intrighi di corte e pilota a favore di Salomone, illegittimo erede al trono, la successione del regno.
Cala il sipario.
La storia? Storia di ieri e di oggi. Poco edificante, forse scandalosa. Storia dell’uomo. Eppure il nome di Salomone figura nella genealogia del Messia, tramandata da Matteo, con una madre, a differenza di altre donne bibliche, ben più in regola con il sesto e nono comandamento. Per puro dono di Dio quell’uomo è passato alla storia come il più saggio di tutti i re ed è stato un grande pastore del suo popolo, almeno fino a quando non ci è cascato. Anche lui. Scivolato tra le braccia di donne del suo pari, senza scrupoli e assatanate di potere, una in particolare innamorata della sua saggezza. Storia di ieri e di oggi. Storia di domani.
(consultazione: bibbia-samuele II, 21-24;bibbia- re 1, 10-14; kebra nagast etiope; g.ravasi; g.pandolfi)