Aggiornato al 27/04/2024

Non sono d’accordo con quello che dici, ma difenderò fino alla morte il tuo diritto a dirlo

Voltaire

 Keith Burgess (from Hiawassee, Georgia, USA) - Giardino di Ortensie

 

Mimiao - Autobiografia di un gatto migrante (3)

(seguito)

di Vittoria Carola Vignola

 

Il carattere di Carla, e non solo

 

Per un’armoniosa convivenza con Carla, è sufficiente conoscerne e accettarne – ma non è poco – il carattere, i gusti, le manie, le contraddizioni…

Per quello che concerne il carattere, a me pare dolce, comprensiva, tollerante e umana; ma io sono un felino e colmo soltanto i suoi vuoti affettivi. Nel nostro caso, perciò, potrebbe essere lei l’opportunista dei due; non io, come normalmente si ritiene.

Quanto ai gusti, alle manie, alle contraddizioni, …c’è da scialare.

Inizierei dalle contraddizioni che mi paiono un aspetto perspicuo della sua personalità. .

Fuma come un turcomanno e si dichiara ecologista. Per quanto ne so io, quel nome strano vuol dire vivere in un’armonia naturale con se stessi, con tutti i viventi, umani, animali, vegetali, con l’intero globo terracqueo: le sue cicche, per quanto non disseminate ovunque a terra, finiscono tutte in mare per cui le acque sono altrettanto inquinate quanto la terra.

Sostiene di amare tutta l’arte, anche quella contemporanea. In un libro a sua firma, lasciato aperto su una delle mie poltrone preferite, ho letto l’espressione, un po’ snob, “il nitore del design nordico”, che la dice lunga sulle sue preferenze recondite.

Poi preferisce vedere intorno a sé vecchiumi e meditare su di essi: sostiene che sono pervasi di memoria storica, che non so proprio cosa sia; io, attorno a me, quell’oggetto storico non lo vedo.

Quello che un po’ mi ruga è che certe superfici di casa sua, alla quale ho pieno diritto di accesso, sarebbero straordinarie per le mie sieste continue. Ebbene no, lei ha sostituito tutti i soffici stuoini della loggia, del ballatoio, e di qui e là nei posti più impensati, con avanzi di un tessuto rozzo e greve, pieno di sfilacciature e squarci; naturalmente fatto nei nostri borghi, chiamato da alcuni stamegna, da altri lamanin, e impiegato in tempi storici per tendoni sulle gelide logge delle cascine, e per grossolani e pesanti indumenti sia maschili che femminili.

Inoltre, se deve porre una sovraccoperta su un letto, mai che ne scelga una liscia e setosa, figurarsi; preferisce di gran lunga utilizzare una coperta ruvida e granulosa tessuta a Trausella, oppure fatta a mano con lana grezza. Per di più, quelle fatte a mano, bellissime, avendo motivi di fiori e di foglie, sono tutto un paesaggio di avvallamenti, colline, canali e onde, non proprio ideali per i miei ossicini.

Una delle ultime trovate è stata la scelta di un telo per erba e ramaglie in sostituzione di quello in uso e ormai a pezzi. Nel consueto cassettone ne ha trovato alcuni, ma mica ne ha scelto uno nuovo bianco canapa; no, ha preso quello che a suo parere è “un capitolo di storia rurale”.

È di canapa a righe blu, riciclo della fodera (fora) di un paglione che aveva ammorbidito il sonno di generazioni; conserva infatti – ora ben chiuse – le quattro aperture ad asola per smuovere la paglia dell’interno. La paglia era costituita dalle foglie che rivestono le pannocchie di meliga (brattee). È inoltre ricco di toppe di varia natura e dimensioni e di fitti rammendi.

La madama (ho sentito una volta chiamare Carla così, ma non so cosa voglia dire…) si ritiene razionale, ma è una perenne sognatrice. È sempre in attesa di qualcuno o qualcosa. La cosa non mi dispiace, perché quando torno dalle mie battute di caccia sono sempre più o meno ben accolto. Balzo sul ballatoio con acuti miagolii di trionfo e vi poso la preda, lei afferra zerbino e preda e getta il tutto nel cortile, sì che io poi fatico a ritrovarla. Che sia contro la caccia?

Adora il verde, i fiori, le piante, la bellezza della natura in tutte le sue forme. Aveva in giardino un superbo abete che assorbiva enormi quantità di CO2 e, con la scusa che esso sottraeva luce e sole all’abitazione, lo ha fatto capitozzare, conservando in memoriam il povero, spoglio, enorme tronco, ora nudo. Il che, talvolta, desta l’ilarità dei suoi amici.

Ho sentito una volta, mentre lei e il suo amico Cesare erano sul balcone e ammiravano estasiati lo splendore delle ortensie in piena fioritura, l’amena risposta del dottore a una domanda di Carla che non mi era pervenuta.

«Beh, se mi chiedi un giudizio su quello che è diventato lo stupendo abete che decorava il tuo giardino, ti dirò in tutta franchezza che, come vegetale, ha l’aria del morto in piedi; come imitazione di un minerale, diciamo un marmo per fare un monumento alla natura, chi l’ha fatto non è sicuramente Michelangelo; se ti auguri che ritorni a vivere mettendo foglie e rami, cosa assolutamente improbabile, prima che acquisti l’aspetto glorioso d’antan non basteranno centinaia di generazioni…».

Carla s’era messa a ridere di gusto, ma io avevo la netta impressione che Cesare parlasse seriamente, ed ero totalmente d’accordo con lui sui giudizi espressi. D’altronde, la stessa cosa aveva fatto per i due bossi, anche questi piantati da suo padre che, però, si erano ammalati.

Ieri, 30 settembre, era il suo compleanno: qualche telefonata, un vaso di fiori, auguri di varia natura. Quasi un secolo! Gli auguri che ci hanno più divertiti sono stati quelli di Maria. Favolosa Maria! Le ha portato caffè, cioccolatini che accompagnavano un bigliettino di colore arancio, – sa che è un colore che lei ama, – e, con finissima affettuosa ironia, un tazzone per colazioni “moderno”. Nel cartoncino le diceva che il dono voleva essere l’introduzione di un oggetto moderno anche per la gioia di Mimiao, in un contesto dove tutto è d’antan. Il che ha fatto felice anche me: questa sì che è integrazione!

Maria, la sua aiutante del lunedì, intelligente, ironica, abilissima in tutto, anche con i telefoni intelligenti (quelli che Carla, quando vuol fare la coltivata professora d’inglese, chiama smartphones), è la decima dei tredici figli di Maddalena e Giuseppe Franza di Traversella, una famiglia modello. Il padre Giuseppe, purtroppo, morì a sessantadue anni per un attacco cardiaco seguito a un grave incidente su un veicolo agricolo.

La madre, Maddalena, intelligente, energica e coraggiosa, li ha allevati e cresciuti con una visione e una capacità educative fuori del comune. Tutti hanno frequentato le scuole medie; ognuno ha scelto un mestiere in cui specializzarsi: dal minatore, all’allevatore, al muratore e sin da giovanissimi sono stati di supporto alla famiglia. Uno solo è emigrato, andando negli Stati Uniti, nel Vermont, dove si è sposato e fa il muratore.

Le donne giovani fanno i lavori domestici nei borghi della valle, soprattutto in quelle case in cui è rimasto un solo membro, per lo più anziano, come nella nostra particolare fattispecie. Nonna Maddalena adesso è attorniata da tredici nipoti e due pronipoti. Una vita e una famiglia esemplari.

A me, per la verità, Maria piace poco: appena sono ben piazzato su un cuscino o su un letto, devo spostarmi in un’altra camera, nella quale resterò per poco perché lei arriverà anche lì.

(Continua)

 

Inserito il:21/07/2021 09:45:44
Ultimo aggiornamento:27/07/2021 17:38:18
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