Aggiornato al 27/04/2024

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OUMUAMUA: Il nostro primo visitatore interstellare ci ha lasciato con più domande che risposte

di Achille De Tommaso

 

È stato nell’ottobre 2017 che gli astronomi, utilizzando il telescopio Pan-STARRS delle Hawaii, hanno scoperto nei cieli un oggetto a forma di sigaro, con caratteristiche senza precedenti, che sfrecciava attraverso il nostro sistema solare.

Sorprendentemente, quello che sarebbe stato definito il nostro primo visitatore interstellare è apparso strano, e diverso da tutto ciò che avevamo visto prima. Quando ce ne siamo accorti, però, l’ospite era già fuori dalla portata; con la sua immagine che svaniva senza che potessimo fotografarlo. Quindi non abbiamo avuto la possibilità di dare una seconda occhiata alle sue caratteristiche misteriose.

L’oggetto ha un nome hawaiano, per ricordare i suoi scopritori con sede a Maui; è stato chiamato "Oumuamua”, che significa "esploratore" o "messaggero inviato dal lontano passato".

Trovare il primo oggetto in assoluto ad arrivare dalle stelle sarebbe già un motivo sufficiente per emozionarsi. Ma, si è scoperto, che il divertimento era solo all'inizio.

Innanzitutto, la velocità dell'asteroide indicava che non sarebbe stato catturato dal Sole, ma proiettato di nuovo nello spazio interstellare su una nuova direzione. La sua traiettoria in uscita era inclinata di 66° rispetto alla sua direzione iniziale in entrata, che era in prossimità della stella Vega.

 

Ad ogni modo, se questo oggetto dalla forma strana, lungo dai 100 ai 1000 metri (l’imprecisione ci fa capire quanto poco ne conosciamo), è di origine naturale, allora può avere un certo senso che provenga dalla direzione di Vega. Infatti questa stella è solo pochi gradi dall'apice solare, (la direzione verso la quale si sta muovendo il nostro sistema solare) e da questa direzione proviene quindi la maggior parte delle cose che si schiantano addosso al nostro sistema; un po’ come quando si guida sotto la neve.

Il problema è che Vega non si trovava lì 600.000 anni fa; e lo sappiamo usando i moderni sistemi di tracciamento a ritroso con cui possiamo definire la provenienza e il tempo di partenza di un oggetto spaziale. Probabilmente proveniva da una delle quattro stelle rosse nane, che sono lì attorno. Era forse nelle vicinanze di un gruppo di stelle più giovani di circa 45 milioni di anni fa del nostro sole. Oumuamua potrebbe essere stato espulso durante i primi anni di formazione del suo sistema solare, il che spiegherebbe la sua velocità relativamente bassa per un viaggiatore interstellare.

Perché, avevo dimenticato di scriverlo, la velocità di Oumuamua, quando si avvicinava a noi era “lenta”, molto più lenta di quella di qualsiasi altro oggetto spaziale similare.

oumuamua

Oumuamua è il primo nostro visitatore che venga da un altro sistema solare. Molto più lungo di quanto non sia largo, come raffigurato in questa immagine artistica. Credito: ESO / M. Kornmesser

Ma la cosa più strana di Oumuamua è avvenuta dopo che ha girato “lentamente” intorno al Sole e si è allontanato. Quando il telescopio spaziale Hubble lo ha individuato all'inizio di gennaio 2018, era infatti circa 40.000 chilometri “dopo” la posizione prevista. Appariva quindi accelerato!

La “spiegazione UFO-alieni”, di ciò, sarebbe la più semplice ed entusiasmante: “si tratta di un veicolo spaziale e, quando ha finito di osservarci, ha acceso i suoi razzi e se n’è andato”. Ma ovviamente ci sono state spiegazioni naturali che hanno provato a smontare questa suggestiva ipotesi.

Oumuamua potrebbe aver “degassato” come fanno le comete quando si avvicinano al Sole, e tale sfiato agisce come un razzo booster. Abbiamo visto accadere questo nelle comete del sistema solare. Oppure Oumuamua potrebbe aver catturato il vento solare come una vela, ottenendo così un aumento di velocità.

Ma il “degassamento” non regge: la forte spinta extra di Oumuamua potrebbe aver avuto origine, hanno calcolato, da un degassamento di tipo cometario se almeno un decimo della sua massa fosse evaporata. Ma un’evaporazione così massiccia avrebbe naturalmente portato alla comparsa di una “coda cometaria”, che nessuno però ha rilevato.

Anche il discorso “vela solare” non funziona: il problema è che, perché l'idea della vela solare funzioni, l’oggetto deve essere molto leggero e non dovrebbe rotolare su se stesso completamente, come fa Oumuamua ogni otto ore.

Hanno pensato anche alla frantumazione (la perdita di un pezzo può far accelerare il pezzo principale), ma la spinta extra mostrata dall’orbita di Oumuamua non può essere il frutto di una frantumazione, perché un evento simile avrebbe fornito una spinta singola e impulsiva, differente dalla spinta continua osservata.

Alcuni astrofisici pensano che l’accelerazione di Oumuamua sia stata dovuta a un fenomeno naturale: che l'idrogeno solido stesse esplodendo in modo invisibile dalla superficie dell'oggetto interstellare; facendolo accelerare. Però, in seguito, con un nuovo articolo pubblicato su The Astrophysical Journal Letters, Thiem Hoang, astrofisico presso il Korea Astronomy and Space Science Institute, sostiene che l'ipotesi dell'idrogeno non funzioni.

Oumuamua rimane singolare. Ha lo stesso colore rosso scuro di molti oggetti della fascia di Kuiper che ci visitano, eppure le osservazioni di un telescopio spaziale, quello di Spitzer, mostrano che è "almeno dieci volte più brillante dei tipici asteroidi del sistema solare".

E veniamo a noi: Oumuamua è quindi un oggetto inspiegabile. Così inspiegabile, che i signori Loeb e il collega Bialy, entrambi scienziati spaziali di Harward, hanno detto che potrebbe essere un oggetto artificiale: “l'oggetto è spinto da una macchina aliena che è in grado di accelerare usando le radiazioni solari”.

Nel frattempo, proprio come la prima cometa periodica conosciuta (Halley) denominata 1P, Oumuamua ha ricevuto la nuovissima designazione "I" per "oggetto Interstellare" e la sua designazione è quindi stata “1I”. Il primo oggetto interstellare che ci visita.

Riassumendo: Oumuaua non è una vela solare, non ha degassato, non si è frantumato, non usa idrogeno come propellente e non è luminoso come i suoi analoghi. Aggiungo: per accontentare gli UFO-maniaci dirò che si è cercato persino di dare risposta alla domanda: “Oumuamua stava trasmettendo al suo pianeta informazioni radio su di noi?”.  Ebbene, il radiotelescopio della Green Bank ha monitorato Oumuamua il 13 dicembre 2017, su quattro ampie frequenze radio. Circa due settimane prima, anche l'Allen Telescope Array del SETI Institute aveva iniziato a monitorarlo, per un totale di almeno 60 ore. Il risultato: silenzio.  Ma il mio commento in questo caso è che un qualsiasi buon lettore di fantascienza sa che gli alieni non trasmettono via onde radio hertziane. Tutti sanno che usano trasmissioni quantistiche a positroni, che i terrestri non posseggono ancora.

Nel frattempo gli scienziati veri stanno pensando di inviare una sonda per incontrare, tra qualche anno, l’oggetto misterioso nei pressi di Giove, e cercare di svelarne i segreti.

Comunque sia, nel contemplare la possibilità di un’origine artificiale, dovremmo tenere a mente ciò che diceva Sherlock Holmes:

“Quando hai escluso l’impossibile, qualsiasi cosa rimanga, per quanto improbabile, dev’essere la verità”.

 

Inserito il:07/02/2021 16:01:24
Ultimo aggiornamento:07/02/2021 16:26:07
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