Filippo De Pisis (Ferrara, 1896 – Milano, 1956) - Fave
Noi Mediterranei e le Fave
di Antonio Bigazzi
Le popolazioni nord-africane e sud-europee hanno convissuto per millenni con uno dei più grandi assassini mai esistiti: il plasmodio, ovvero l’organismo unicellulare che, veicolato dalle zanzare di tipo Anofele, provoca la malaria.
Questa convivenza forzosa ha fatto sì che si mantenessero in queste popolazioni delle mutazioni usualmente sfavorevoli, ma che se come effetto collaterale capitano di intralciare il parassita alla fin fine sono benedizioni. Come sempre, è il più adatto al proprio ambiente che sopravvive.
La mutazione più nota è l’anemia falciforme (sickle cell disease) che protegge le popolazioni dell’Africa nera dalla malaria, a patto che si sia eterozigoti, ovvero se la si eredita da uno solo dei genitori (è nel cromosoma X). Storicamente, purtroppo, questa resistenza condannò queste genti ad essere le prescelte per la schiavitù nel Nuovo Mondo, dove la malaria (per non parlare del vaiolo) era stata portata da Colombo e quelli dopo. Piantagioni di caffè, canna da zucchero e tabacco vennero così lavorate da circa 20 milioni di schiavi particolarmente immuni alla malaria galoppante nei tropici. Altri 10 milioni morirono in transito. Bravini gli europei.
Ma ritorniamo ai nostri mediterranei. Vi è presente una mutazione con un nome che è uno scioglilingua: Glugose-6-Phospate Dehydrogenase Deficiency (G6PDD), detta anche favismo, il perché lo vedremo presto.
I portatori di questa mutazione hanno un enzima sballato. Uno di quelli che protegge il sangue dagli ossidanti - avrete tutti sentito delle virtù antiossidanti dei mirtilli, spinaci, ecc.
Questa mutazione fornisce un’immunità parziale dalla malaria ed è normalmente asintomatica. Sfortunatamente, può svegliarsi all’improvviso e dare la febbre di Baghdad, ovvero febbre con nausea e letargia, e forte anemia. La febbre pare si chiami così perché la mutazione è particolarmente diffusa in Iraq.
È cos’è che può risvegliarla? Le fave!!
Già dal sesto secolo BCE, Pitagora le sconsigliava. E nella cucina mediterranea le fave, ben cotte, si cucinano sempre con ingredienti come rosmarino, basilico, aglio, cipolla ed anche chiodi di garofano, cannella, noce moscata. Ingredienti che attutiscono i fattori scatenanti che si trovano nella Vicia faba.
Ma tu guarda!