Tahis Dalla Zanna (San Paolo, Brasile - ) - Olivetti, the typewriter
Se ne continua a parlare di Olivetti
di Gianni Di Quattro
L’azienda è finita, ne esiste oggi un simulacro gestito da Telecom Italia senza alcuna passione così come si gestisce qualsiasi cosa che si trova per caso nel patrimonio di una azienda e di cui non ci si riesce a liberare. Credo che Olivetti perda un po’ di soldi tutti gli anni, ci sono un po’ di persone che se ne occupano, piano piano entra nel dimenticatoio del mercato, anzi per la verità ci è già entrata. Ma non entra nel dimenticatoio di tanti che ne parlano. Chi sono questi tanti?
Intanto molti ex dipendenti che continuano a parlarne tra di loro, con i loro amici, si riuniscono in gruppi, fanno incontri conviviali periodici, si organizzano convegni e seminari, qualcuno ne scrive anche, ci sono giornalini sulla rete che accolgono questi scritti, fanno circolare foto, danno notizie di scomparse di vecchi amici e compagni o di eventi speciali. C’è la Fondazione Adriano Olivetti che però da quando è scomparsa purtroppo abbastanza prematuramente la Laura Olivetti, figlia di Adriano nel suo secondo matrimonio, pare entrata in un profondo letargo. Ed ancora c’è a Ivrea l’Archivio Storico Olivetti che raccoglie foto, documenti, agende, libri, circolari ed altri documenti aziendali, persino i mobili di quello che era l’ufficio di Adriano Olivetti e che organizza da solo o in partnership incontri e tavoli di discussione, soprattutto centrati su alcune delle importanti caratteristiche della politica della Olivetti, come l’architettura e l’urbanistica, la produzione culturale e il suo ruolo nel panorama letterario italiano del novecento, promuove dibattiti sulla lezione di Adriano e quale influenza ha avuto nella storia della tecnologia e dello sviluppo del capitalismo avanzato non solo in Italia. Infine, tante associazioni come le spille d’oro, degli ex addetti alla produzione e naturalmente ci sono tante iniziative individuali che raccolgono prodotti, documenti e che di tanto in tanto in modo limitato fanno circolare immagini e riflessioni.
Ma ci sono iniziative anche da parte di alcuni atenei che organizzano dibattiti, altre patrocinate da qualche giornale o da qualche associazione culturale, è stato fatto un film su Adriano Olivetti per la televisione e che, per la verità, non ha riscontrato molto entusiasmo tra i conoscitori della storia dell’uomo e della sua azienda, di tanto in tanto la televisione promuove qualche inchiesta sulla storia della azienda magari mettendo a fuoco alcuni suoi importanti protagonisti.
Si continuano a scrivere libri, si analizza la politica di Adriano e il contrasto della stessa con gli apparati economici e istituzionali del paese, si raccontano gli errori dei sindacati dimostrati anche da alcuni mea culpa pronunciati con coraggio in tempi recenti da alcuni loro vecchi rappresentanti, ci si sofferma sulla situazione dell’azienda dopo la morte di Adriano, la costituzione del gruppo di intervento che l’ha salvata da una brutta situazione finanziaria ( lo Stato, nel frattempo, era girato da un’altra parte), ma mutilandola della elettronica sperando (chissà quanto consapevolmente!) di strapparle il futuro e mentre questo settore diventava di proprietà di un gruppo americano nessuno in Parlamento ha presentato anche una semplice interrogazione, nessun giornale ha cercato di capire che stava succedendo, non parliamo del silenzio profondo del sindacato. Chissà se era proprio necessario vendere un pezzo pregiato della azienda!
Proprio su questa vicenda, su questo momento di storia della Olivetti (la cessione del settore elettronico) che si concentrano tante inchieste, tante voci, tanti libri che fanno analisi e avanzano ipotesi anche oltreoceano. Si mettono a fuoco le situazioni che allora circondavano la Olivetti dopo la morte di Adriano.
La famiglia, maggiore azionista, debole e divisa, poco sensibile alla iniziativa che già aveva cercato di contrastare Adriano e che cercò in tutti i modi (riuscendoci) di allontanare dal potere Roberto, figlio di Adriano e l’unico che avrebbe avuto la cultura, la intelligenza e la visione per continuare l’opera del padre, per affidare le proprie sorti a Bruno Visentini che per ricompensarla la ha protetta sino all’inverosimile anche contro gli interessi della stessa azienda e che è stato l’uomo che ne ha determinato tutta la storia da quel momento (la sua Presidenza è durata 19 anni praticamente sino alla fine). Il mondo imprenditoriale del paese con la Fiat in prima linea che non aveva mai gradito la politica innovativa e “diversa” di Adriano (Olivetti non fu mai s accettata in Confindustria), il mondo pubblico che vedeva una azienda che continuava a conquistare prestigio internazionale e che era al di fuori del controllo di partiti e apparati burocratici, il gruppo manageriale di Ivrea della azienda che non aveva mai visto di buon occhio gli investimenti nel settore elettronico che non controllava mentre era fortissimo nella meccanica e che accettava la politica di Adriano per il suo carisma ma spesso, molto spesso bofonchiando (la scelta di cedere l’elettronica in alternativa alla Underwood americana fu di Valletta come si dice o fu del management eporediese come dicono altre fonti ben informate?).
La cessione della Divisione Elettronica della Olivetti con i suoi progetti, i suoi uomini e la sua struttura, i suoi impianti installati (più di 800 tra meccanografici ed elettronici in prestigiosi clienti in appena dieci anni circa di vita) per un tozzo di pane alla General Electric (partner su molti fronti della Fiat) ancora oggi fa discutere. È chiaro che rese felice molte persone e molti ambienti, ma chi brigò per realizzare questa cessione e cercare di mutilare la Olivetti? Non si tratta di vedere complotti ad ogni costo, si tratta di valutare una cosa stupida e controproducente per l’azienda e per il paese probabilmente usata come materia di scambio verso gruppi di oltreoceano interessati ad affossare iniziative pericolose in prospettiva (forse già nella attualità) e magari come vendetta per storie del passato, storie che possono riguardare qualsiasi cosa.
Mentre il mistero al pari di tanti altri misteri del nostro paese continua nelle stesso tempo a consolidarsi ed infittirsi, della Olivetti se ne continua a parlare. Soprattutto in questi momenti quando, finalmente, si è capito che bisogna rivedere le regole di questo capitalismo che sta strozzando il mondo e si è capito come molte idee e visioni di Adriano oggi sono utili e premonitrici. Ecco anche per questo la grandezza di un uomo che spicca nel panorama economico, imprenditoriale e culturale della storia del paese nel novecento!