Paul Jackson Pollock (Cody, Wyoming, 1912 - Long Island, 1956) – War
Novecento, secolo non concluso (2)
di Galileo Dallolio
2 - Scrittori, studiosi, imprenditori
Da un elenco che ogni lettore può produrre attraverso repertori o testi dedicati alle scienze e alla letteratura, scelgo questi nomi :
2.1 - James Joyce 1881-1941, Ulisse ‘il libro più influente del 900’
James Joyce con Sylvia Beach libraia e poetessa 1922
L’Ulisse infatti viene considerata una delle prime e più rappresentative opere di una corrente di forte rottura con il passato, caratterizzata da una narrazione incentrata sul punto di vista soggettivo e sulla psicologia dei personaggi, ma anche e soprattutto da nuove tecniche narrative e modi di utilizzare il linguaggio, di cui Joyce faceva abbondante uso: giochi di parole, flashback, monologhi interiori e lo stream of consciousness, o flusso di coscienza. [1]
“Quando un'anima nasce in questo paese le vengono gettate delle reti per impedire che fugga. Tu mi parli di religione, lingua e nazionalità: io cercherò di fuggire da quelle reti.” J.Joyce
2.2 - Franz Kafka 1883-1924 “ Due agosto. La Germania ha dichiarato la guerra alla Russia. Nel pomeriggio lezioni di nuoto.” F.K-Diari 1910-1923
'Kafka considera la guerra come qualcosa d’indicibile, e in un appunto del 27 aprile 1915 confesserà che essa non gli suscita alcun’opinione degna di essere trasmessa-, e si è avuto quindi buon gioco nel proporre l’immagine di uno scrittore assorto nella propria scrittura e dominato dai propri fantasmi interni.(…).
Negli ultimi anni si è tentata l’operazione opposta. Gli scarni appunti di Kafka sono stati rivalutati in senso allusivo - non è la quantità che conta, ma la pregnanza -, e soprattutto sono stati letti anche in relazione ai testi che in quegli stessi anni Kafka produceva e in cui non mancano, come vedremo, suggestioni direttamente collegate all’andamento del conflitto. Certo, Kafka non era un chroniqueur, e tutto nella sua opera appare sempre e comunque trasfigurato e va letto avvalendosi di chiavi ermeneutiche complesse e talora raffinate, ma oggi non è più possibile, dopo tanti studi dettagliati, negare che lo scoppio e l’andamento della guerra hanno un loro spazio e una loro funzione precipua nella sua poetica e in molte delle opere di quegli anni.’
Franz Kafka
2.3 - Thomas S. Eliot 1888-1965 La terra desolata (Aprile è il più crudele dei mesi: genera lillà dalla morta terra - 1922)
‘E’ il poema di 430 versi che fa da spartiacque, perché dopo tutta la poesia cambia; nessun poeta potrà fare a meno di seguire le orme, soluzioni e tessiture in essa tracciate, assorbendone i modi straordinariamente innovativi. (G.D’Alessandro). Qui sono citati i primi versi:
T.S.Eliot
Aprile è il più crudele dei mesi: genera
Lillà dalla morta terra, mescola
Ricordo e desiderio, stimola
Le sopite radici con la pioggia primaverile.
L’inverno ci tenne caldi, coprendo
La terra di nove obliosa, nutrendo
Grama vita con tuberi secchi
2.4 - Raffaele Mattioli 1895- 1973 banchiere, economista, editore
Raffaele Mattioli
“Fu volontario nella guerra 15-18 ‘Dell’esperienza al fronte sicuramente Mattioli conservò impressioni indelebili, traendone una serie di insegnamenti: l’esercizio della responsabilità e della solidarietà, la necessità dell’organizzazione, dell’«abito interiore» alla disciplina e alla coesione per il perseguimento di obiettivi comuni. La guerra, inoltre, gli aveva fornito una conoscenza non letteraria della società italiana: da una parte il «popolo», che sopportava con coraggio e rassegnazione il peso della vita al fronte ma rimaneva profondamente distaccato dallo Stato e dalle sue istituzioni; dall’altra la classe dirigente, che si andava rivelando retorica, inetta e imprevidente.”[2]
Nella sua vasta attività di editore ebbe la collaborazione tra gli altri di: B. Migliorini, M. Praz, P.P. Trompeo, L. Ginzburg, C. Pavese, M. Mila, N. Sapegno, G. Devoto, A. Zottoli, E. Cecchi, A. Banfi, E. Colorni, L. Salvatorelli, A. Pincherle, A. Momigliano, Federico Chabod, Franco Venturi, Leo Valiani. Nel 1938 acquistò la casa editrice Ricciardi. La prestigiosa collana ‘La letteratura italiana. Storia e testi’ fu inaugurata nel 1951 con Filosofia, poesia, storia di Benedetto Croce (Treccani on line)
2.5 - Eugenio Montale 1896-1981, ‘Spesso il male di vivere ho incontrato’ La poesia fa parte della raccolta Ossi di seppia, pubblicati nel 1925 da Piero Gobetti editore[3] a Torino in 200 esemplari
Eugenio Montale
Spesso il male di vivere ho incontrato:
era il rivo strozzato che gorgoglia,
era l'incartocciarsi della foglia
riarsa, era il cavallo stramazzato.
Bene non seppi, fuori del prodigio
che schiude la divina indifferenza:
era la statua nella sonnolenza
del meriggio, e la nuvola, e il falco alto levato.
Le poesie non risolvono problemi ma fanno nascere pensieri. In forme a volte enigmatiche lettori e studenti, quindi milioni di persone all’anno, ascoltando il commento del docente, cercano il senso e si misurano con concetti nuovi.
2.6 - Thomas Mann 1875-1955, prefazione a Lettere di condannati a morte della resistenza europea a cura di Piero Malvezzi e Giovanni Pirelli e contributi di Thomas Mann, 1954
Thomas Mann premio Nobel nel 1929
“Un documento eccezionale, un monumento che, oltre a essere una testimonianza storica da conservare contro l'insorgere di nuove barbarie, è una lezione viva d'amore e di speranza, un capitolo unico nel grande libro della saggezza e della civiltà umana.” “... il cuore si stringe al pensiero di ciò che è uscito dalla vittoria nel futuro, dalla fede, dalla speranza di questa gioventù, e del mondo in cui viviamo. Viviamo in un mondo di perfida regressione, in cui un odio superstizioso e avido di persecuzione si accoppia al terror panico; in un mondo alla cui insufficienza intellettuale e morale il destino ha affidato armi distruttive di raccapricciante violenza, accumulate con la folle minaccia - "se così dev'essere" - di trasformare la terra in un deserto avvolto da nebbie venefiche. L'abbassamento del livello intellettuale, la paralisi della cultura, la supina accettazione dei misfatti di una giustizia politicizzata, il gerarchismo, la cieca avidità di guadagno, la decadenza della lealtà e della fede, prodotti, o in ogni caso promossi da due guerre mondiali, sono una cattiva garanzia contro lo scoppio della terza, che significherebbe la fine della civiltà.” T. Mann, prefazione a Lettere di condannati a morte della resistenza europea.
2.7 - Robert Musil 1880-1942: L’Uomo senza qualità ‘ 1930-33-43 ‘odissea dell’anima moderna senza tempo eppure mai arresa alla propria disgregazione’ Claudio Magris
‘Sono state donate a questo nostro secolo grandi idee in quantità, e per uno speciale favore della sorte ogni idea ha pure la sua contro-idea, di modo che individualismo e collettivismo, nazionalismo e internazionalismo, socialismo e capitalismo, imperialismo e pacifismo, razionalismo e superstizione vi si trovano tutti egualmente bene come a casa loro.’R.Musil
2.8 - Sigmund Freud 1856-1939, Il disagio della civiltà 1930
Sigmund Freud
‘ Il disagio della civiltà è una delle opere più filosofiche di Freud. Il padre della psicoanalisi era un grande seguace di Nietzsche e della sua teoria secondo cui l’uomo allo stato puro è colui che segue i precetti del dionisiaco; colui che si lascia trascinare dai suoi istinti primordiali. Le pulsioni più forti dell’uomo, secondo la psicoanalisi, sono la pulsione sessuale (eros) e la pulsione di morte (thanatos). Freud riprende la concezione nietzscheana dell’uomo dionisiaco per scrivere nel 1930 la sua opera più filosofica Il disagio della civiltà’[4].
[1] https://www.ilpost.it/2022/02/02/ulisse-james-joyce-cento-anni/
[2]https://www.treccani.it/enciclopedia/raffaele-mattioli_%28Dizionario-Biografico%29/
[3] Marta Vicari, La Piero Gobetti editore: genesi di un progetto, Università di Milano https://riviste.unimi.it/index.php/ACME/article/view/8829/8409