Aggiornato al 24/04/2024

Non sono d’accordo con quello che dici, ma difenderò fino alla morte il tuo diritto a dirlo

Voltaire
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Vassilij Kandinskij (1866-1944) – Composizione VI - 1913

Siamo tutti uguali. Eppur così diversi.

Dal punto di vista prettamente scientifico, tutti gli esseri viventi hanno delle caratteristiche in comune che possono essere sintetizzate nel cosiddetto ciclo vitale di nascita, crescita, riproduzione e morte.

Tali caratteristiche si riferiscono al concetto biologico di vita sulla Terra e riguarda sia gli uomini che le piante e gli  animali. In realtà, soprattutto per gli esseri umani, il concetto di vita amplia il proprio significato ben oltre i limiti del campo biologico o scientifico, entrando a far parte degli studi filosofici, psicologici, etici e religiosi.

Dare una definizione di essere umano è difficile e complesso, poiché la specie umana si differenzia dalle altre soprattutto nella fase di crescita in cui lo sviluppo, l'adattamento e l'interazione con tutti gli altri esseri viventi e l'ambiente non è soltanto il risultato di un graduale cambiamento anatomico e metabolico come per esempio, nel caso della metamorfosi. Si tratta invece di un mutamento strutturale, gestaltico e continuo, che non è uguale per tutti, ma cambia anche in funzione del personale sviluppo psicologico influenzato dall'ambiente in cui si vive ed interagisce, dal corredo genetico, dalla istruzione che si riceve, dal credo religioso, dalle esperienze e dalla capacità non solo intellettiva, ma anche emotiva di agire e reagire a tutti gli stimoli interni, naturali, sociali ed interpersonali che si ricevono dall'esterno e che il cervello umano recepisce attraverso i sensi ed elabora ed interpreta per un'adeguata risposta adattiva.

Ludwig Klages, filosofo e fondatore della grafologia tedesca, si definiva un caratterologo, in quanto si opponeva ai metodi di studio sull'uomo da parte della psicologia ufficiale ed in particolare, alla psicoanalisi del suo tempo. Queste, sosteneva Klages, pretenderebbero di conoscere l'uomo analizzandolo con gli stessi metodi di controllo e misurazione delle scienze naturali, non tenendo conto del fatto che l'uomo non è solo logica e razionalità; non è solo un essere fisico e razionale, ma è anche istinto, anima. L'uomo è forma simbolica di vita in cui si esprime attraverso il cosiddetto formniveau, ossia quel ritmo vitale insito in ogni individuo che partecipa spontaneamente al pantha-rhei eracliteo della vita, dove tutto scorre e nulla resta immobile o uguale a prima. Il ritmo vitale, come un moto ondoso, non ha mai esattamente  la stessa forma, né la stessa durata del precedente o del successivo, eppure è sempre un'onda che nel mare in movimento, si articola con ampie arcate di tratti che si concatenano e si curvano armonicamente in serie di pieni e di vuoti, creando quella schiuma, anch'essa sempre diversa, sulla cresta dell'onda.

Il formniveau si manifesta in tutte quelle attività umane, soprattutto artistiche, in cui è libero di esprimersi spontaneamente. Esso libra nei passi di danza, per esempio; vibra sulle note della musica; suscita emozioni in un quadro; pulsa nelle parole di uno scritto ...

Per Klages, l'uomo è dunque, parte di un'orchestra musicale dove la materia è lo strumento; l'esecuzione orchestrale rappresenta il ritmo vitale e la melodia che ne deriva, l'unione tra razionalità e vitalità. Così, gli esseri umani sono come parte dell'orchestra dove ognuno nella propria diversità ed incompletezza, riesce a creare insieme gli altri una melodia perfetta.

Ogni essere umano dunque, non è solo un essere vivente nel significato prettamente biologico del termine, ma è una struttura complessa dotata di una propria personalità unica, inimitabile e in continua evoluzione: un piccolo mondo che per sopravvivere ha bisogno di interagire con altri piccoli mondi in un universo dinamico. Del resto già Aristotele nella sua Politica aveva sostenuto che “L'uomo è un animale sociale: tende per natura ad aggregarsi ad altri individui e a costituirsi società.”; mentre per Goethe la conoscenza di sé e dell'altro non può avvenire solo attraverso l'introspezione, ma con la socievolezza in quanto, solo nel confronto con gli altri infatti, si può arrivare alla consapevolezza  della propria personalità e ad un equilibrio interiore, che si manifesta poi in un vivere armonico con la natura di cui siamo parte.

Così, quasi inconsapevolmente abbiamo capito  nel tempo, quanto fosse importante la comunicazione per la sopravvivenza della nostra specie. Ed allora abbiamo  inventato le parole e la scrittura per dialogare; le città per vivere insieme; i luoghi reali o virtuali per incontrarci; i mezzi di trasporto per avvicinarci; i telefoni ed i computer per interagire. Eppure non riusciamo ancora a comprenderci del tutto.

“E come possiamo intenderci se nelle parole che io dico metto il senso e il valore delle cose che sono dentro di me; mentre chi le ascolta, inevitabilmente, le assume col senso e il valore che hanno per sé del mondo che egli ha dentro?” Pirandello, nei suoi studi sulla identità della persona e delle relazioni con gli altri, riteneva che per l'uomo moderno fosse impossibile vivere un'esistenza in modo autentico e spontaneo, poiché la realtà viene percepita differentemente, non solo in base alle propria personalità, ma anche in funzione delle diverse situazioni umane. Le convenzioni e le regole sociali inoltre, impongono di indossare più maschere che frantumano l'uomo in tanti io, con cui identificarsi, pur non riconoscendosi, generando un dualismo personale tra ciò che si è veramente, l'essenza e ciò che si manifesta all'esterno.

La vita è dunque una sorta di palcoscenico dove tutti siamo uno nessuno e centomila e la comunicazione è pura interpretazione. 

Inserito il:05/09/2015 19:30:10
Ultimo aggiornamento:25/09/2015 14:56:25
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