Gian Paolo Cavagna (Bergamo, 1550 circa - 1627) - Bergamo Alta
Bergamo ed il monumento funebre a Donizetti
di Michela Salvaderi
Bergamo, già dal suo nome racchiude l’essenza storica e culturale intrinseca della sua stessa vicenda. Il nome Bergamo deriva dal toponimo latino Bergomum, che a sua volta potrebbe rimandare alla parola greca Pérgamon e significare dunque “abitazioni fortificate sopra ad un'altura” o “rocca”. Si pensa, inoltre, che il suo nome potrebbe avere origini nordeuropee/pre-celtiche, in molte lingue di origine germanica, infatti, il segmento Berg indica la parola monte o montagna, mentre Heim o Hem (Berg+Hem = Berghem, l’attuale termine dialettale usato per nominare la città) sta a significare la parola casa.
Si tratta di una città ricca di storia, prestigio, onorificenze e cultura.
La si ricorda soprattutto per la sua particolarità fisica geografica, Bergamo possiede, infatti, un centro storico di origine medioevale (la cosiddetta “città Alta”) collocato sulle alture, luogo ideale per promuovere la difesa e la sicurezza della città.
Durante la dominazione veneziana, XVI secolo, la città fu rafforzata con la creazione di mura perimetrali, un torrione, baluardi, polveriere e bastioni, le cosiddette mura venete.
Ancora oggi è possibile vedere le quattro aree di accesso alla vecchia città fortificata, attraverso quattro porte: S.Agostino, S.Giacomo, S.Alessandro e S.Lorenzo.
Tutto ciò avvalorava l’idea di inespugnabilità e grandezza della città stessa.
Nel corso del tempo, in particolar modo tra il IXX ed il XX secolo, si sentì la necessità di allargare l’urbe e creare nuovi spazi residenziali, si andarono così a delineare dei nuovi borghi, inizialmente più popolari, collocati all’esterno della “città fortezza” e al di sotto delle alture, si stava delineando quella che oggi è comunemente chiamata “Città Bassa”.
Oggi sede di tutte le amministrazioni pubbliche più rilevanti: Comune, Prefettura, Provincia, Palazzo di Giustizia, Camera di Commercio e così via.
Nonostante la “Città Alta” racchiuda per motivi temporali, tesori artistici ed archeologici inestimabili dell’età medievale e moderna, anche la “Città Bassa” concorre in modo molto positivo alla promozione culturale ed artistica, avendo disseminato nell’intero suo territorio innumerevoli capolavori scultorei e architettonici di età tardo-moderna e contemporanea.
Solo per citarne alcuni: Il Palazzo delle Poste e Telegrafi, la Chiesa dei Santi Bartolomeo e Stefano (XVIII sec) contenente la famosa Pala Martinengo di Lorenzo Lotto (1513-1516), il Monastero di San Benedetto, il Teatro cittadino dedicato al compositore Gaetano Donizetti, l’Accademia Carrara (museo dal patrimonio davvero imperdibile) ed il Gamec (Galleria d'Arte Moderna e Contemporanea) e tantissimo altro ancora.
Oggi voglio dedicare la mia attenzione ad un particolare monumento scultoreo che ho avuto modo di vedere ed analizzare da vicino durante la mia ultima visita a Bergamo.
Si tratta del Monumento Funebre a Gaetano Donizetti realizzato dall’artista/scultore Vincenzo Vela tra il 1852 ed il 1855 e collocato presso la Basilica di Santa Maria Maggiore, in Città Alta.
Ma chi era Gaetano Donizetti? Si tratta di uno dei più grandi operisti e compositori ottocenteschi italiani.
Nacque nel 1797 a Bergamo da una famiglia di umili origini, riuscì ad essere ammesso alle lezioni caritatevoli di musica (lezioni gratuite destinate ai più poveri), dove svolse il ruolo di cantore e proseguì con l’istruzione musicale.
Fu il suo maestro Mayr a cogliere le grandi potenzialità dell’allievo e a procurargli le prime commissioni - scritture.
Riuscì a farsi un nome e ben presto ebbe modo di girare l’Italia per lavoro: Bologna, Venezia, Roma, Napoli e così via.
Il primo grande successo internazionale arrivò nel 1830 con l’ “Anna Bolena” scritta solo in trenta giorni per il Teatro Carcano di Milano, da qui la sua carriera ebbe una svolta positiva inarrestabile.
Tra i suoi lavori più importanti ricordiamo: L'elisir d'amore, Lucia di Lammermoor, Don Pasquale, La fille du régiment, La Favorite, Maria Stuarda, Anna Bolena, Lucrezia Borgia e Roberto Devereux.
Morirà l'8 aprile 1848 a causa di una sifilide meningovascolare.
Inizialmente si scelse di seppellirlo presso la cripta privata della famiglia Pezzoli all’interno del cimitero di Valtesse nella Bergamo bassa.
Successivamente, nel 1875, si decise di trasferire il corpo alla Basilica di Santa Maria Maggiore di Bergamo alta, a seguito della riesumazione per il trasferimento si decise di effettuare una nuova autopsia sul cadavere, dove però non venne trovata la cassa cranica.
Si effettuarono delle indagini da cui si scoprì che essa si trovava presso un nipote dell’erede che, la “leggenda” tramanda, l’avrebbe usata come contenitore per monete.
Il referto venne inizialmente collocato presso il museo donizettiano, e solo nel 1951 venne ricongiunto con il resto della salma all’interno del sarcofago progettato da Vincenzo Vela per il Maestro.
Il monumento funebre al celebre compositore Donizetti fu commissionato allo scultore Vincenzo Vela dai fratelli del musicista, Giuseppe e Francesco.
L’incarico venne affidato a Vela attraverso la mediazione di Andrea Maffei, noto poeta, romanziere e traduttore ottocentesco.
Vela decise di accettare l’incarico, oggi è possibile vedere i suoi bozzetti iniziali, che riproducono le prime fasi dell’ideazione e della progettazione dell’opera, presso il museo Vela a Ligornetto.
Il monumento realizzato in circa quattro anni di lavoro venne collocato presso la Basilica di Santa Maria Maggiore di Bergamo il 16 giugno 1855, ma la posizione originaria è diversa da quella oggi visibile.
L’opera si trovava infatti di fronte al monumento funebre del suo maestro Simone Mayr, oggi in un’altra ala della Basilica.
L’importante monumento, alto tre metri e lungo quasi due, venne realizzato in marmo bianco e grigio scolpiti.
L’opera rappresenta più registri. Nella parte alta è raffigurata una figura femminile piangente, metafora dell’armonia ormai disperata dalla perdita del grande Maestro. Questa figura tiene infatti tra le mani una lira senza corde, come a simboleggiare il lutto che la musica è costretta a subire.
Se n’è andato uno dei più grandi musicisti, la musica non ha più altre note da accordare, l’armonia è finita per sempre.
La donna è rappresentata con un’eleganza ed una maestria d’eccezione, da notare in tal senso, le pieghe delle vesti, i riccioli dei capelli e la sensualità dei movimenti.
Nel registro mediano troviamo scolpita una tastiera di pianoforte, simbolo riconoscitivo ed attributo del grande musicista, sopra ad essa è collocato un ritratto all’interno di una medaglia dello stesso Gaetano Donizetti.
In basso, sulla fronte del sarcofago, troviamo una lastra scolpita con sette putti musicanti dolenti e disperati a causa della perdita del musicista.
Da notare il numero sette, non casuale, sette sono infatti le note musicali, note che sono scritte su ognuno dei putti (bisogna fare un po’ di esercizio, ma si riescono ad identificare ancora tutte quante).
Molto singolare è analizzare le reazioni dei singoli putti, alcuni sono assolutamente disperati di fronte alla tragedia della morte, altri sembrano rassegnarsi al destino umano, ma due di loro sembrano accettare serenamente l’ultimo viaggio del maestro, speranzosi probabilmente della sua salvezza in paradiso.
Altro dettaglio da notare è la grande maestria con cui Vela riesce a scolpire i putti in bassorilievo creando ben tre registri di profondità, dal più lontano appena accennato nel marmo al più sporgente che sembra uscire dal sarcofago con mani e gambe.
Ancora più in basso, sul basamento, troviamo un’iscrizione dedicatoria: “A Gaetano Donizetti, promotore fecondo di sacre e profane melodie, i fratelli Giuseppe e Francesco con memore affetto ponevano MDCCCLV”.
Bergamo ha dedicato al grande maestro anche il Teatro Comunale, la Biblioteca musicale ed il Conservatorio.
Inoltre è stato aperto un museo a lui dedicato e gli sono stati dedicati diversi monumenti all’interno della città.
Bergamo celebra così uno dei suoi più grandi concittadini, orgoglio nazionale.