Cristo Pantocratore - Scuola di Mosca, Seconda metà del XIX secolo, Riza in argento dorato e smalti policromi -1884
Cosa è una Icona?
di Giovanni Boschetti
Che cos’è l’Icona? Qual è il suo significato teologico ed artistico? E cosa la differenzia dall’arte religiosa? Sono domande che frequentemente una persona si pone.
Partiamo dal presupposto che tutti sanno che le Icone esistono, ma pochi sanno cosa sono.
L’Icona nasce nei primi secoli del cristianesimo per testimoniare lo splendore di Dio fatto uomo e la dignità dell’uomo creato ad immagine e somiglianza del suo Creatore.
L’icona non è una semplice immagine, ma luogo della Presenza Divina, una rivelazione del Divino.
Lo scopo principale dell’iconografia era quello di presentare, annunciare, manifestare ed esprimere la realtà spirituale dei misteri della Fede. Si tratta perciò di un’opera teologica che, in quanto tale, esprime l’Invisibile. Secondo la tradizione ortodossa, così come nell’Eucaristia Cristo si dona, nell’Icona Cristo si mostra.
Tutta la rappresentazione iconografica intende rivelare il mistero dell’Incarnazione e della nostra Salvezza-Santificazione.
<L’icona rappresenta non la carne corruttibile destinata alla decomposizione, ma la carne trasfigurata, illuminata dalla Grazia, la carne del Mondo che verrà. Essa trasmette con mezzi materiali, visibili agli occhi, la Bellezza e la Gloria Divina.>
I Padri della Chiesa dicono che “l’Icona è il visibile dell’Invisibile”; è venerabile e Santa, precisamente perché trasmette lo stato deificato del suo prototipo [Gesù Cristo] e ne porta il nome, perché la Grazia che appartiene al prototipo vi è presente.
Pavel Florenskij definisce l’Icona “una finestra sul mondo Divino”.
Mi sento di affermare che l’Icona “è l’anello di congiunzione fra ciò che è umano e ciò che è Divino”.
Le Icone sono quindi emanazioni formali, proiezioni nel mondo sensibile di prototipi Celesti. Non sono raffigurazioni realistiche, ma simboliche; le Icone non vogliono mai rappresentare la natura. Le raffigurazioni religiose realistiche non hanno valore di immagine miracolosa: in questo caso non si parla di Icone, ma di quadri religiosi. Icona quindi significa Arte Sacra, non arte religiosa.
Ritengo utile riportare di seguito uno scritto di Igor Grabar, accademico, pittore del popolo dell’URSS, quale prefazione ad una pubblicazione per la mostra di New York del 1954 di Antiche Icone Russe. La mostra era patrocinata dall’UNESCO ed in quella occasione l’Icona Russa fu definita Patrimonio dell’Umanità.
“L’Icona russa è una delle più grandi manifestazioni d’arte mondiale. La forza di grandi tradizioni artistiche, caratterizzata da una eccezionale stabilità e, nello stesso tempo, da un’inesauribile capacità creatrice, ha dato vita ad un’arte profondamente nazionale, che raggiunge la perfezione nel suo genere.
Fino al XVIII secolo e cioè per ben 800 anni, quest’arte ha conservato tutta la sua energia interiore e la sua vitalità; essa rappresenta un fenomeno unico nella storia della pittura.
Costretti a scegliere i loro soggetti in un campo limitato, anche se assai vasto, i pittori di icone russe hanno dovuto concentrare tutto il loro talento, tutte le loro forze, nell’espressione artistica delle loro opere ed hanno conseguito l’eccellenza in questo campo.
Il costante sviluppo delle forme tradizionali e la continuità della creazione artistica hanno determinato una particolare stabilità ed una grande ricchezza espressiva nelle scuole cui dobbiamo le icone russe. Esse ci hanno così lasciato preziose opere di una bellezza penetrata di profondo significato. Il contenuto delle Icone è ben lungi dall’essere ristretto al loro valore religioso ed alle loro frontiere tematiche immediate. […]
La pittura di icone della Russia ha dato le sue più alte realizzazioni nelle geniali opere di Andreij Rublev, in particolare la sua celebre Trinità, in cui il profondo significato interiore si unisce al ritmo della linea ed all’armonia dei colori. Le opere di questo semplice monaco venuto dal popolo non furono però una fiammata, splendida, ma fugace, nelle tenebre del medioevo: il brillante slancio di Rublev era stato preparato dal lavoro di generazioni di maestri pieni di talento e rimasti sconosciuti. Narra la tradizione che Rublev consacrasse tutto il suo tempo libero a contemplare, con appassionata attenzione, le opere dei suoi predecessori e dei suoi confratelli. A loro volta, nel corso dei secoli, i capolavori di Rublev hanno ispirato i pittori russi; nel XVI secolo, l’opera di un maestro dell’importanza di Dionisij ha subito la loro influenza.
Liberata, dopo la grande Rivoluzione Socialista di Ottobre, dalla sua utilizzazione esclusivamente liturgica, riunita in musei, rimessa in luce da un perseverante lavoro di restauro, fatta oggetto di studi profondi da parte di specialisti, la pittura delle Icone dell’Antica Russia è apparsa come una sorgente viva ed inesauribile. Questa pittura ha cessato di essere considerata come un’arte medievale ed oscura.
La mia generazione ha avuto la fortuna di scoprire per la prima volta l’Icona russa, sotto gli strati di vernice e le iscrizioni posteriori che la oscuravano e di far conoscere al mondo un’arte brillante che ci colpisce e ci incanta per la squisita armonia dei suoi colori, per il ritmo è la sicurezza delle sue linee, per il carattere profondamente ispirato delle sue immagini.
Uscendo dallo stretto campo della religione, cessando di essere strumento di dominio delle coscienze, le Icone sono divenute, per la prima volta, oggetto di una libera ammirazione estetica e risplendono di una bellezza sconosciuta finora.
Osservando con soddisfazione l’interesse crescente per l’Icona russa, noi ci auguriamo che la pubblicazione dei capolavori di questa Arte nelle Collezioni Unesco dell’Arte Mondiale, contribuirà alla consacrazione della pittura dell’Antica Russia, come parte integrante del tesoro costituito dall’eredità dell’umanità intera.” (Igor Grabar)