Marcello Spanu (Cagliari, Contemporaneo) - La darsena di Cagliari nel 1958
Il baule dei ricordi. La Sardegna
di Gianni Di Quattro
Molti anni fa lavoravo alla Divisione Elettronica della Olivetti (prima della sua vendita alla General Electric nel 1964) e mi occupavo di marketing, nel senso che organizzavo eventi, visitavo clienti, contattavo personalità accademiche che collaboravano con il discorso scientifico che si tentava di fare, seguivo altre piccole cose. Ma la mia ambizione era passare decisamente alla vendita e fare carriera e cioè diventare direttore di filiale (mi pareva la cosa che potevo fare e a cui potevo aspirare).
Il mio capo era Elserino Piol (il direttore commerciale), un genio del settore, una intelligenza con una capacità di comprendere e integrare cose ad una velocità impressionante, uno che leggeva tutto a velocità inimmaginabile, un protagonista da cui ho imparato molto, un uomo difficile con cui lavorare per il fatto che quando tu trovavi la soluzione al problema che ti aveva sottoposto lui aveva già fatto alcuni passi avanti e la rincorsa dunque era continua e affannosa, è diventato dopo tanti anni di lavoro comune e di conoscenza un carissimo amico.
Ad un certo punto per accontentarmi, ma senza collocarmi nella struttura perché forse non si fidava (ha sempre avuto belle parole nei miei confronti ma sempre a posteriori) si inventò la soluzione di una Filiale Volante, una filiale senza filiale, io avrei avuto il titolo dunque ma non la filiale e mi disse che dovevo andare in vari posti del paese non coperte o poco coperte dalle filiali vere e normali per verificare possibilità di mercato e avviare operazioni commerciali, se possibile ed anzi auspicabile (nel senso che se lo aspettava).
Persino l’amministratore delegato della Olivetti dell’epoca, Roberto Olivetti, che riceveva copia di tutti gli ordini di servizio delle varie divisioni per conoscenza, telefonò a Piol per chiedere cosa si era inventato e per quale motivo. Io comunque accettai sia perché non avevo alternative e sia perché pensavo che comunque poteva essere una tappa verso i miei obiettivi. Soprattutto accettai perché Piol mi comunicò che la mia prima missione era in Sardegna dove avrei dovuto fermarmi un po’ di mesi e sarei stato ospite della filiale tradizionale della Olivetti a Cagliari.
Andai dunque in Sardegna, fra l’altro Cagliari si poteva facilmente raggiungere da Palermo con un traghetto la cui traversata durava meno di una notte. La Sardegna è bella e questa è una affermazione banale, ma a quell’epoca aggiungeva alla bellezza il fascino di una splendida terra che si stava piano piano svegliando da un grande sonno. Era l’epoca in cui stava per nascere la Costa Smeralda a cura dell’Aga Khan, in cui il Cagliari di Scopigno e Gigi Riva giocava un ruolo importante nel campionato italiano di calcio e vinceva persino lo scudetto, in cui ad Alghero da Cecchini inventavano l’aragosta alla catalana, in cui non si poteva mettere piede a Nuoro senza che tutti, ma proprio tutti, lo sapessero, quando su Poetto, il lido di Cagliari, stava sempre più organizzandosi con gli altoparlanti che diffondevano a squarciagola il sapore di sale di Gino Paoli.
Ho vissuto a Cagliari dove i colleghi della Olivetti della locale filiale mi hanno accolto con un affetto ed una grande amicizia, condividevo la stanza con il decano dei venditori, Tofanari, la cui figlia aveva sposato il proprietario del Caffè Torino allora il centro della movida (si fa per dire), ma ho subito fatto gruppo con Gabriello Scanu, Vito Piras, Federico Curgiolu e tanti altri. Al pomeriggio coinvolgevamo lo stesso direttore, Enzo D’Auria un gentiluomo e una bella persona, nel rito dell’aperitivo serale avendo introdotto con il mio amico Nicola la scelta romantica del Pernod che ordinavamo al Bar Laconi proprio sotto la Filiale.
Già perché a Cagliari fra l’altro è iniziata la mia amicizia con Nicola Colangelo che era là per fare il militare ma, siccome svolgeva le sue funzioni patrie al Distretto Militare dove era addetto alle paghe in quanto sapeva maneggiare la calcolatrice Olivetti Divisumma 24, aveva mezza giornata libera e frequentava la Filiale Olivetti dove dava una occhiata ad un gruppo di venditori.
Con Nicola ed un altro amico che era di La Maddalena, Umberto Ornano, avevamo preso alloggio in una pensione dove una famiglia ci trattava come parenti e dove stavamo benissimo, su verso Bonaria. L’amicizia con Nicola è poi andata avanti tutta la vita da quando abbiamo lasciato la Sardegna per prendere casa assieme a Milano e poi per mai perderci di vista sino alla sua scomparsa.
Nicola è stato per me il fratello che non ho avuto, forse di più in considerazione della complicità che tra noi c’era e che era conseguenza di una amicizia a prova di guerra, basata su una grande stima reciproca e sulla reciproca generosità. Intanto a Cagliari, passavamo le giornate lavorando (lui al mattino al Distretto), passando le ore centrali della giornata (allora non c’era l’orario unico) a mare allo stabilimento Le Saline dove quasi sempre pranzavamo, la sera organizzando incontri con amici per godere del piacere di discutere insieme e della dolcezza del clima di quella splendida città (magari da Avendrace a mangiare il formaggio alla brace con cannonau).
La Sardegna che ho avuto l’opportunità di girare in lungo e in largo era proprio bella, c’era poca gente, i turisti erano pochi, la gente accogliente, il cibo buonissimo, le manifestazioni e le occasioni di incontro tante, spettacolari e affascinanti. Con gli amici organizzavamo cene sullo stagno, gite per raccogliere (e mangiare) ciliegie, serate per parlare della Sardegna (i sardi amano parlare della loro terra di cui sono fierissimi), con Nicola parlavamo molto e consolidavamo la nostra amicizia, ci raccontavamo il nostro passato, scoprivamo conoscenze in comune anche se lui era un bocconiano di Milano e io un periferico di Palermo, costruivamo idee per il nostro prossimo futuro, ci scambiavamo le idee sulla politica, la cultura, la professione, le donne e le speranze.
Ho conosciuto tanta gente, tanta bella gente ed è stato un periodo felice, questo è soprattutto quello che mi rimane nella memoria insieme alla conoscenza del mio amico Nicola con il quale ci siamo poi accompagnati nella vita. La Sardegna di oggi è più organizzata, più ricca, c’è più gente, è bellissima, ma il fascino di quella di una volta, di quella che ho conosciuto tanti anni fa comunque fa parte della mia vita e non è sostituibile.
Ogni tanto lo tiro fuori dal baule e me lo faccio girare nella testa.